Welfare

Immigrati, la Campania ci mette una buona legge

Riconosciuto un sistema di garanzie come per gli italiani

di Redazione

Dopo i fatti di Rosarno
la regione è stata meta di una “migrazione di ritorno”. Per questo era urgente darsi una normativa
al passo con la nuova situazione: qui vivono ormai 200mila stranieri. Ecco
i contenuti più innovativi del provvedimento approvato
Gli scontri in Calabria del dicembre scorso hanno nuovamente acceso i riflettori sulla “questione immigrazione” in Italia e su quanto siano state non solo inutili, ma persino dannose, leggi come la Bossi-Fini e il pacchetto sicurezza, pensate con l’intenzione di arginare un fenomeno che è da tempo endemico nel nostro Paese e che solo i più ostinati continuano a trattare come esclusivo problema di ordine pubblico. Dopo i fatti di Rosarno, accade che la sempre più pericolosa diffusione dell’intolleranza, di cui sono vittime migliaia di cittadini stranieri, stia provocando una sorta di “migrazione di ritorno” all’interno del nostro Paese: dalla Calabria moltissimi immigrati si stanno spostando, in particolare in Campania e in Puglia, che nel frattempo si sono anche preparate ad accoglierli. Almeno in teoria.
La Campania, dopo 16 anni di limbo istituzionale, ha deciso di approvare, il 19 gennaio scorso, la legge «per l’inclusione sociale, economica e culturale delle persone straniere», la cui discussione era ferma al 2006. Ma era dal 1994 che la Regione non si dotava di una legge quadro in materia, pur contando sul suo territorio circa 200mila migranti, di cui il 65% nel napoletano, più 2.500 rom, tutti o quasi insediati in luoghi di forte degrado socio-ambientale. Pur nel ritardo, un tempismo perfetto, dunque, dovuto soprattutto alle sollecitazioni di varie organizzazioni sociali, che hanno giustamente segnalato la necessità di accogliere dignitosamente quanti erano già stati cacciati da Pianura, Castelvolturno e Villa Literno perché anche lì la coabitazione con gli italiani non si fondava su principi e regole di tolleranza e di civiltà.
La normativa regionale campana, ad eccezione del diritto di voto, prevede che gli immigrati godano dello stesso sistema di garanzie e degli stessi servizi dei cittadini italiani, senza alcuna discriminazione: sanità, istruzione, assistenza, accesso al lavoro, tutela della salute, dell’infanzia e della maternità e la garanzia di condizioni dignitose di sopravvivenza sono i cardini su cui si basa. Particolare attenzione è data alle politiche abitative: anche se in Italia non esistono le banlieue come in Francia o nei Paesi protagonisti del colonialismo, tuttavia gli insediamenti residenziali, soprattutto nel Mezzogiorno, presentano spesso la connotazione dei ghetti.

Le novità della Puglia
Altrettanto bene ha fatto la Puglia, che ha approvato nel novembre scorso la nuova legge per l’immigrazione che interviene sugli aspetti sociali legati alla presenza di cittadini stranieri. Anche qui, tra le principali novità, ci sono gli interventi per assicurare le cure sanitarie urgenti agli immigrati, che prevedono la loro iscrizione all’assistenza medica di base, senza distinzione nemmeno per quelli “temporaneamente presenti”. La Puglia ha previsto anche il potenziamento delle azioni per contrastare i fenomeni di sfruttamento sessuale e lavorativo degli immigrati, il potenziamento dei servizi per il diritto allo studio dei bambini e la possibilità per gli immigrati regolari di accedere all’edilizia residenziale pubblica.
Insomma, l’Italia ancora una volta sembra spaccata in due e il contrasto non è solo tra Nord e Sud ma anche tra governo e Regioni: tra chi continua a prodursi in sforzi dannosi e xenofobi per i respingimenti e chi invece finalmente si concentra sulle politiche di integrazione, di promozione della legalità e dei pari diritti di cittadinanza. Perché i nostri non sono più territori né di passaggio né di frontiera, ma terre di lavoro e di convivenza.

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