«Lo sciopero solo dei migranti presuppone che questo fenomeno riguardi solo loro. Non è così»: Liliana Ocmin è assai scettica sull’iniziativa dell’1 marzo. Secondo la sindacalista Cisl, «la battaglia contro il lavoro nero va fatta per tutti. Il rischio “schiavitù” coinvolge tutti. Oggi tocca agli immigrati e domani? Comunque è una questione che deve essere affrontata responsabilizzando gli enti locali e il governo centrale». Chi invece difende la manifestazione è lo scrittore senegalese Pap Khouma: «Gli immigrati devono reagire In modo pacifico, ma reagire». E continua: «Si deve dire basta a questi fatti gravi di razzismo attraverso un’iniziativa valutata assieme ai sindacati e agli altri attori del territorio. Rosarno non è solo in Calabria: il caporalato esiste anche a Milano. Una situazione di fronte alla quale il governo fa il gioco delle tre carte». D’altronde, gli fa eco Vincenzo Linarello, presidente del consorzio Goel, «occorre ribadire il contributo essenziale dei migranti e riaffermare il diritto di cittadinanza eroso in questi anni. È solo “abitando” il territorio che si combatte contro le infiltrazioni mafiose». Sulla necessità di confrontarsi sul fenomeno migratorio insiste, infine, Mario Ciampi, direttore della Fondazione Fare Futuro: «Ho il dubbio che con questa iniziativa si mettano sullo stesso piano immigrati regolari e irregolari. È però necessario che l’Italia metta a punto un modello di integrazione. E che la classe dirigente si dimostri all’altezza del compito». (M. R.)
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