Cultura
Immigrazione: traffico di neonati e schiavi in Calabria
Operazione di polizia a Catanzaro dai risvolti inquietanti
di Redazione
Tratta di esseri umani, riduzione in schiavitu’, sequestro di persona, avviamento alla prostituzione ed al lavoro nero, violenza sessuale e, finanche, tratta di neonati: sono reati gravissimi quelli contestati, a vario titolo, alle 25 persone sottoposte stamani a fermo di indiziato di delitto dalla squadra mobile di Catanzaro e dal Servizio centrale operativo della polizia su ordine della Dda di Catanzaro (altri due sono stati arrestati in flagranza), che aveva emesso, complessivamente 57 provvedimenti. Per gli investigatori gli indagati avevano dato vita ad un’ organizzazione che negli ultimi due anni era riuscita a fare entrare illegalmente in Italia, dalla Bulgaria, una media di 70 clandestini alla settimana ottenendo in cambio 500 euro a testa. Ma al di la’ dell’ immigrazione clandestina, ad inquietare e’ il trattamento che sarebbe stato riservato ai migranti una volta giunti in Italia: gli uomini avviati al lavoro nero, in taluni casi in condizione di vera e propria schiavitu’, e le donne alla prostituzione o a lavori domestici. Per non parlare della ”vendita” di una neonato, scoperta e sventata nel crotonese ad opera di una coppia bulgara, ed il sospetto, fatto sorgere dal contenuto di alcune conversazioni intercettate, che dietro vi fosse anche un traffico di organi. Dalle indagini che hanno dato il la’ all’ operazione, denominata ”Balkan gate”, e’ emerso che all’ interno dell’ associazione, i componenti agivano, con suddivisione di ruoli, in Italia ed all’ estero, attraverso un’ articolata rete di collegamenti in Bulgaria. In particolare nel Paese dell’ Est venivano organizzate le partenze delle persone stipate all’ interno di autocarri o di furgoni di alcune agenzie di viaggio. I clandestini, dopo avere pagato il prezzo del viaggio ed avere consegnato i propri documenti agli aguzzini, giungevano in Italia da Serbia, Croazia, Slovenia, Austria. In alcuni casi, l’ organizzazione avrebbe anche corrotto doganieri di altri Paesi per agevolare l’ ingresso nel nostro Paese. Talvolta l’ organizzazione si faceva anche pagare tassi usurari sulle somme dovute dagli immigrati. Giunti in Italia, i clandestini venivano presi in consegna da altri componenti l’ organizzazione che provvedevano a sistemarli in baracche in condizioni igieniche precarie in attesa di avviare gli uomini al lavoro nero e le donne alla prostituzione o a lavori come badanti. Gli investigatori hanno anche accertato il caso di una donna, laureata in medicina, costretta a lavorare senza stipendio da un veterinario del catanzarese. Ad una sua connazionale di 36 anni e’ andata peggio: e’ stata ”acquistata” da un calabrese al fine di sfruttarla sessualmente. Cosi’ come ad un uomo, impiegato in lavori di pastorizia in un regime di schiavitu’. L’ associazione aveva la propria base operativa in Calabria, tra le province di Catanzaro e Crotone, anche se i clandestini finivano poi anche in altre regioni. Parte degli indagati non sono stati fermati perche’ si trovano in Bulgaria. Per loro sono state attivate le ricerche anche in campo internazionale. I magistrati titolari dell’ inchiesta, Luigi de Magistris e Giovanna Mastroianni, hanno pure disposto il sequestro di numerosi mezzi, furgoni ed autovetture. ”Sembra di essere tornati alla tratta degli schiavi” ha detto, incontrando i giornalisti, il procuratore di Catanzaro, Mariano Lombardi, che ha poi sottolineato ”l’ estrema gravita’ del fenomeno. Risultati come quelli di oggi – ha aggiunto – sono possibili quando lo Stato ha strutture di polizia all’ altezza”. Al riguardo il procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia, Emilio Ledonne, si e’ complimentato con la Dda catanzarese e con la polizia per il successo conseguito. ”Colpisce – ha sostenuto – l’ aspetto di estrema pericolosita’ di questa forma di criminalita’. Frenare fenomeni del genere significa frenare quello che vi puo’ stare dietro e penso al terrorismo ed ai rapporti con le cosche locali”. E’ stato anche riferito che sono in corso indagini per accertare se sia stato messo in atto anche un traffico di armi. Il procuratore aggiunto di Catanzaro, Mario Spagnuolo, coordinatore della Dda, dopo aver sottolineato come la Calabria sia il crocevia dell’ immigrazione clandestina, ha rilevato che occorre scongiurare la congiunzione con la criminalita’ locale. De Magistris, oltre a fornire particolari sull’ operazione, ha rilevato come essa ”non intende criminalizzare l’ immigrazione, ma perseguire fatti specifici. All’ inizio – ha aggiunto – dovevamo decidere se intervenire caso per caso o se aspettare di vedere se dietro ai singoli viaggi vi era una regia. E da li’ siamo arrivati alla contestazione dell’ associazione per delinquere. L’ organizzazione non solo faceva entrare illegalmente cittadini bulgari, ma aveva una capacita’ criminale ben piu’ ampia. Tanto che abbiamo contestato 250 capi di imputazione”. Il questore di Catanzaro, Romolo Panico, infine, ha sottolineato ”la sinergia strettissima che si e’ instaurata tra la polizia ed i magistrati, anche sotto il profilo della tempestivita’ dell’ intervento, che ha portato a risultati eclatanti”. All’ incontro con i giornalisti ha partecipato anche il capo della squadra mobile di Catanzaro, Francesco Ratta’.