Sulla questione Imu/Ici e non profit in questi giorni ho letto molto e capito poco. Una cosa però mi sembra chiara: l’invito a rivedere la norma arriva dall’Europa, pena una procedura di infrazione, e quindi in definitiva c’erano pochi margini di manovra. È così? Samuele Notari
L’attenzione europea, come lei ricorda, è reale, però è altrettanto vero che solo qualche tempo fa proprio il parlamento europeo aveva sottolineato come le imprese dell’economia sociale non debbano essere soggette all’applicazione delle stesse regole di concorrenza delle altre imprese e che esse necessitino di un quadro giuridico certo, basato sul riconoscimento dei loro specifici valori. Insomma, a livello continentale il dibattito su come trovare un equilibrio fra la lotta alla concorrenza sleale e la preservazione dell’utilità sociale è del tutto aperto. Venendo al dibattito italiano di questi giorni e analizzando il ruolo e il peso degli enti non profit sul “mercato” e, considerando la loro posizione di vantaggio in termini di agevolazioni, soprattutto fiscali, rispetto ai tradizionali attori profit, ci si interroga spesso sull’opportunità di tali benefici e, di conseguenza, sulla compatibilità con i principi della libera concorrenza. Questo è lo snodo cruciale che caratterizzerà lo sviluppo della disciplina non solo in Italia ma, come detto, anche e soprattutto in Europa.
Con riferimento all’imposta municipale unica è ormai chiara l’intenzione di intervenire sulle norme che attualmente prevedono un’esenzione per immobili all’interno dei quali l’attività non commerciale non sia esclusiva, introducendo meccanismi che tengano conto della natura delle attività effettivamente svolte. Il problema riguarda un gran numero di organizzazioni, sebbene i riflettori si siano accesi sui beni immobili di proprietà degli enti ecclesiastici. Tuttavia le evoluzioni normative attualmente in essere rischiano, forse, di generare un’interpretazione eccessivamente restrittiva considerato che, pur essendo vero che vi è una “zona grigia” di enti che utilizza in maniera strumentale le agevolazioni che il sistema italiano concede, è altrettanto vero che le attività di interesse generale poste in essere dalle organizzazioni senza scopo di lucro debbano essere supportate, anche sul versante fiscale.