Cresce la preoccupazione da parte degli imprenditori che operano nel settore ‘green’ e nella produzione di energia da fonti rinnovabili, riguardo la possibilità di dover pagare la Robin tax, ovvero l’imposta Ires sul reddito d’impresa.
“Anche noi uniamo la nostra voce a chi protesta per l’estensione della Robin Tax alle rinnovabili, la verità è che non riusciamo a fare impresa in queste condizioni” afferma Averaldo Farri, consigliere delegato di Power-One, la società aretina impegnata nel settore degli inverter fotovoltaici. “Non è possibile pianificare investimenti, assunzioni, politiche industriali e commerciali in queste condizioni di incertezza” denuncia Farri.
L’imprenditore ricorda quindi che “in 18 mesi, le condizioni di legge sulle energie rinnovabili sono state cambiate sei volte: a marzo 2010 avevamo il II° conto energia, a maggio 2011 è stato varato il decreto salva Alcoa che ha esteso le condizioni del II° conte energia al giugno 2011, ad agosto 2010 è stato varato il III° conto energia che avrebbe dovuto entrare in vigore a luglio 2011, a marzo 2011 è intervenuto il decreto ammazza rinnovabili, a maggio 2011 è stato varato il IV° conto energia che entrava in vigore a luglio 2011, con però un’estensione del III° conto energia fino a fine agosto 2011 per color i quali avevano cominciato gli impianti in gennaio e febbraio 2011, ad agosto 2011 si introduce la Robin Tax su un sistema incentivante che a maggio era già stato tagliato del 30%”.
“Insomma -dice ancora il consigliere di Power One- tanta confusione e poco certezze”. “È veramente complicato lavorare in queste condizioni, specialmente nella consapevolezza -conclude Farri- che solo l’Iva sul fotovoltaico ha fruttato allo Stato almeno 1 miliardo di euro nell’anno 2010, che il sistema ha creato 35 mila nuovi posti di lavoro in due anni, che siamo la sola industria che cresce e che dà prospettive di lungo termine al settore energetico italiano. Come impresa siamo sconcertati ed è l’unico commento che possiamo fare in questa situazione”.
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