A nche uno tra i più importanti gruppi farmaceutici italiani, Sigma-Tau (2.500 dipendenti e 665 milioni di fatturato), è in prima linea nella battaglia contro la malaria. L’impegno nel trattamento della malattia, che ogni anno colpisce dai 300 ai 500 milioni di persone uccidendone un milione, ha senz’altro un forte impatto socio-sanitario. La resistenza sviluppata ai farmaci classici, infatti, richiede con urgenza la disponibilità di nuove terapie: in collaborazione con Medicine for Malaria Venture, Sigma-Tau sta sviluppando Eurartesim?, un’associazione fissa a base di idroartemisinina, derivata da artemisinina e piperachina, che oltre alla comprovata efficacia offre una serie di vantaggi pratici per favorirne l’assunzione diffusa e consolidata, come il limitato numero di compresse, la possibilità di assumerle anche a stomaco vuoto, e un rapporto costo-terapia compatibile. Il farmaco ha completato con successo due grossi studi di Fase III che hanno coinvolto oltre 3mila pazienti e nel maggio di quest’anno ha ottenuto dalla Commissione Europea la designazione di “orphan drug”.
La scelta di Sigma-Tau di impegnarsi anche nell’ambito delle patologie rare è una scelta maturata nel corso degli anni. Le patologie rare, proprio perché rivolte a un ristretto bacino d’utenza, raramente attraggono l’interesse e gli investimenti delle aziende.
L’azienda romana si caratterizza da sempre per una forte identità sociale, che si traduce nella ricerca di nuovi farmaci in grado di integrare l’efficacia della cura all’elevata tollerabilità da parte del paziente. In termini di investimenti, la spesa in R&S è cresciuta da 69,42 milioni di euro nel 2006 a 73,5 nel 2007: dal 98, il gruppo ha presentato 240 domande di brevetto e sono attualmente in corso, tra pre-clinica e sviluppo clinico, 48 progetti.
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