I dati del primo Rapporto sul Servizio Volontario Europeo (in allegato la versione integrale), che analizza i dati del triennio 2008-2010, segnalano che si è mantenuto costante attorno alle 600 unità per anno il flusso globale di volontari europei inviati all’estero o accolti in Italia, che complessivamente sono stati circa 2 mila. Mentre però i volontari italiani inviati all’estero sono cresciuti fra il 2008 e il 2010 del 18%, i giovani stranieri ospitati in Italia sono diminuiti del 16%.
Un altro carattere strutturale riguarda il genere dei volontari. Sia nel sending che nell’hosting, la maggior parte dei giovani che hanno partecipato ai programmi di scambio sono donne, in particolare le ragazze ospitate in Italia superano il 70% del totale, mentre la proporzione scende leggermente al 61% per quanto riguarda le volontarie italiane inviate all’estero
Nel sending il 61% dei volontari proviene dal Nord, cui segue il Mezzogiorno con il 27% e il Centro Italia con il 12%. Le regioni più significative sono Piemonte, Emilia Romagna, Lombardia, Veneto nel Nord, cui si affianca una regione meridionale come la Puglia. Molto simile è la destinazione regionale dei volontari stranieri, che per quasi la metà si concentrano nelle quattro regioni del Nord: Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Se si approfondisce l’analisi territoriale a livello provinciale, relativa ai progetti approvati, per quanto riguarda gli invii, la maggiore concentrazione di attività riguarda le province metropolitane: da Torino a Milano con l’estensione verso Varese e Genova, e poi Bologna con l’estensione verso Cesena-Forlì, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Palermo. Le uniche aree provinciali non legate a grandi città sono le due province di Trento e Bolzano, dove la tradizione di volontariato è storicamente molto forte e il triangolo Verona, Vicenza, Padova..
Per quanto riguarda i Paesi di destinazione quelli più attrattivi coincidono in qualche modo con nazioni ritenute vicine alla realtà italiana. Al primo posto, c’è infatti la Spagna, a cui segue la Germania e la Francia.
La ricostruzione della banca dati dell’
Agenzia Nazionale per i Giovani ha anche consentito di analizzare le caratteristiche delle
associazioni accreditate negli ultimi tre anni 2008-9-10. Si tratta di 239 organismi, senza fini di lucro, collocati in prevalente proprio nelle quattro regioni del Nord dove, come si è visto in precedenza, è più forte l’attività di scambio e relazione. Per quanto riguarda il Mezzogiorno per tutto il triennio considerato vi è una maggiore concentrazione in alcune realtà regionali delle associazioni più attive e che pertanto registrano una elevata media di volontari coinvolti come per la Sardegna con una media di 19 volontari per associazione, o la Puglia con la media di 14 volontari per associazione.
I nostri volontari sono mediamente delle fasce di età superiori, tanto che oltre l’82% si colloca nella classe fra 23 e 26 anni, mentre un ulteriore 9% è addirittura presente nella classe di età superiore e cioè fra 27 e 30 anni. Per gli stranieri invece vale un certo anticipo, in termini di età, nel fare un’esperienza di SVE. Infatti il 43% dei volontari ospitati in Italia hanno un’età inferiore ai 22 anni. Anche dal punto di vista del profilo formativo fra gli italiani ritroviamo una quota molto significativa di laureati, pari al 61%, mentre fra gli stranieri, che come abbiamo visto hanno un’età relativamente inferiore, prevalgono i diplomati.
Quanto alla condizione professionale prevale, sia per gli italiani che per gli stranieri, la condizione di inoccupato: per gli italiani è fortemente maggioritaria la presenza di giovani in cerca di prima occupazione e quindi che non hanno mai lavorato mentre per i volontari accolti, una quota del 41%, pur essendo costituita da disoccupati, ha avuto precedenti esperienze lavorative.
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