Non profit

In Lazio il piano anti arsenico rischia di fare un buco nell’acqua

L'emergenza più alta nella provincia di Viterbo

di Redazione

Si allungano i tempi per completare gli interventi di potabilizzazione di carattere straordinario e urgente approvati il 14 marzo 2011 dalla Regione Lazio per ridurre la concentrazione di arsenico entro i limiti fissati dalla Commissione europea. Il Consiglio dei ministri, su richiesta del commissario delegato e presidente del Lazio, Renata Polverini (nella foto), ha prorogato al 31 dicembre 2012 lo stato di emergenza dichiarato il 17 dicembre 2010. Al momento, secondo la relazione sullo stato di avanzamento dei lavori, il rientro nei parametri consentiti sarebbe imminente per i Comuni delle province di Latina e Roma (30 in totale con il coinvolgimento di circa 470mila abitanti). Più complicata invece la situazione dei 53 Comuni della provincia di Viterbo (286mila persone coinvolte) dove si registra un’alta concentrazione di arsenico, a carattere naturale, in gran parte delle fonti di approvvigionamento. In quest’area, la presenza di reti idriche frammentate rende difficile l’integrazione degli acquedotti. I tempi lunghi per la realizzazione dei dearsenificatori preoccupano il Forum dei movimenti per l’acqua. «Il ritardo viene da lontano. Siamo già alla terza proroga concessa dall’Unione europea», sottolinea il referente provinciale di Viterbo, Francesco Lombardi. «Il punto è che gli interventi in cantiere consentiranno di risolvere il problema solo nei comuni che sforano il tetto dei 20 microgrammi per litro. Che cosa succederà nei paesi che sono nell’intervallo fra 10 e 20, considerato che dal 2013 non sarà consentito superare i 10?». Il Forum lamenta, inoltre, la scarsità di informazioni sulla qualità (disponibili solo sul sito dell’Asl) e l’assenza di un registro provinciale dei tumori.

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