Un’alta concentrazione
di imprese sociali.
Spesso di breve durata.
Grazie alla logica di rete, però, la tendenza
si può invertireIl Sud come nuova frontiera della cooperazione sociale. Per Legacoopsociali è proprio il Mezzogiorno la vera sfida da vincere. Prova ne sia l’alto numero di cooperative in Sicilia che fa della regione la prima per concentrazione di imprese sociali. «Qui, come in altre zone del Sud, la mancanza di sbocchi occupazionali nell’industria e quella di un sistema di welfare pubblico spingono i giovani a scegliere il modello cooperativo», spiega Angela Peruca, responsabile Regione Sicilia per Legacoop. Ma il vero punto debole della cooperazione nel Sud Italia, è che si trova a dover fare i conti con una altissima mortalità. «Il problema è dovuto soprattutto ai ritardi di pagamento della pubblica amministrazione che nel Mezzogiorno sono ormai diventati cronici», spiega la Peruca. «Ma spesso la vera criticità è nella mancanza di competenze e visione progettuale. Per questo la nostra attività è proprio quella di incentivare le reti e i consorzi». Soprattutto i consorzi hanno spesso aiutato le cooperative in difficoltà. Come nel caso della Luigi Sturzo, che opera nel catanese in ambito socio-sanitario. «Come spesso succede in Sicilia, poco tempo dopo la nostra nascita ci siamo ritrovati a rischiare la chiusura», racconta il presidente, Santo Mancuso. «Grazie all’aiuto del consorzio Sisifo e all’arrivo di professionisti, siamo riusciti ad evitare il fallimento. Oggi fatturiamo 5 milioni all’anno e abbiamo 200 dipendenti e proprio grazie al consorzio siamo riusciti a partecipare ad alcuni appalti, fondamentali per la nostra crescita economica».
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