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India: 1000 dimostranti anti-Bush
"Devil Bush Go Back" (Diavolo Bush torna indietro) con questo e altri slogan anti-americani oltre mille dimostranti hanno gridato il loro dissenso oggi a Bombay
di Redazione
Accade alla vigilia della visita in India del presidente Usa, George W. Bush, chiedendo di non farlo entrare nel paese. Tra gli striscioni dei manifestanti anche delle caricature del presidente Usa trasformato in un ibrido tra Superman e Satana, un supereroe nel classico costume blu-rosso, ma con le corna del diavolo e un missile tra le mani. Anche se il paese, che conta un miliardo di abitanti, in prevalenza hindu, è ancora una delle nazioni a maggioranza musulmana.
“Bush è il terrorista numero uno e rappresenta un insulto per gli indiani musulmani e viene in India come ospite del governo – ha commentato Mohammed Saeed Noori, dell’organizzazione musulmana Raza Academy, con sede a Bombay, aggiungendo – Bush ha prima distrutto l’Afghanistan e poi l’Iraq. Bisogna impedirgli di entrare in India”. Decine di manifestazioni anti-Bush sono state inoltre programmate da esponenti di partiti comunisti indiani e da leader islamici.
Alcune moschee nella città meridionale indiana di Hyderabad, dove Bush è atteso venerdì, hanno già srotolato gli striscioni contrari alla visita del presidente Usa e programmano di cantare versetti tratti dal Corano nella speranza di far cambiare idea al leader occidentale. Gruppi musulmani hanno inoltre indetto uno sciopero di un giorno per protestare contro la visita di Bush a Hyderabad, centro chiave dell’industria informatica del paese, dove il 40% di lavoratori sono musulmani, in una città di 7 milioni di abitanti.
Anche i comunisti, alleati esterni del governo guidato dal primo ministro indiano Manmohan Singh, hanno organizzato una protesta giovedì al Parlamento, a pochi chilometri dalla sede dell’incontro previsto tra Bush e il primo ministro indiano a Nuova Delhi: “Più di 50mila persone prenderanno parte alla marcia, abbiamo il permesso della polizia per esprimere le nostre idee”, ha spiegato il segretario del partito comunista dell’India, Pushpender Grewal.
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