Non profit

Insieme contro la fuga dalla scuola

Il caso di Fondazione per il Sud ed Enel cuore onlus

di Redazione

«Siamo il frutto di una partnership, forse la più strana». Si riferisce all’accordo che, nel 2006, ha portato alla creazione della Fondazione per il Sud, Giorgio Righetti, che della fondazione è il direttore. «Un patto stretto fra soggetti che normalmente sono erogatori, le fondazioni di origine bancaria, e altri che di solito sono beneficiari delle erogazioni, il volontariato, che si sono trovati sullo stesso piano e hanno collaborato insieme. Come potremmo non avere l’idea di partnership nel nostro Dna?». In questo caso però non si tratta solo di geni ereditari. La fondazione, oggi presieduta da Carlo Borgomeo, ha fra i suoi scopi la creazione di infrastrutture sociali nel Mezzogiorno (l’altro è la progettazione) che persegue emanando inviti a partecipare a bandi nei quali la partnership è per così dire vivamente consigliata. «Spingiamo gli enti pubblici, il privato sociale e il volontariato a lavorare insieme, per creare capitale sociale», ammette Righetti. Dall’adottare un metodo per gli altri ad applicarlo per sé, il passo è brevissimo. Proprio in questi giorni, il lancio di un bando contro la dispersione scolastica realizzato dalla fondazione assieme a Enel Cuore onlus. Il fatto che non sia la prima volta (in passato c’è stato un accordo su cinque progetti socio-sanitari) è se vogliamo ancor più significativo. Il direttore la spiega così: «In generale, lavorare insieme non è semplice. Occorre trovare un terreno su cui far convergere i diversi interessi, va fatto uno sforzo di negoziazione in più, ma nel complesso si perde meno di quel che si guadagna». E non è solo questione di risorse fatalmente più rilevanti: «Il guadagno sta in un effetto moltiplicatore che la partnership inevitabilmente innesca, consentendo di mettere in comune competenze specifiche in segmenti diversi. Nel nostro caso nelle fasi di valutazione e monitoraggio».
A chi gli chiede se la strategia dell’intervenire insieme stia diventando un trend nel mondo fondazionale, Righetti risponde con prudenza. «Non so se sia una tendenza, ma certo c’è una riflessione in atto e alcune sperimentazioni in corso. C’è bisogno del confronto, c’è molta voglia di apertura culturale e non soltanto nel non profit». Sarà anche la consapevolezza che c’è tanto, tantissimo da fare e che i soldi non sono mai sufficienti? Probabilmente sì: più ci si mette in rete, più si può fare massa critica. Ma forse non è tutto qui. C’è la sempre più diffusa percezione che occorre impiegare al meglio le risorse, cercando di far sì che gli stanziamenti producano il massimo dell’efficacia. Cioè siano reali investimenti. Una preoccupazione che potremmo definire come la cautela del buon amministratore del bene comune. «Una prudenza necessaria ovunque, ma di rigore al Sud», commenta Righetti, «erogare male crea molti danni. Non solo si sprecano le risorse, ma si avallano clientele, favoritismi, un modo poco serio di lavorare e soprattutto non si valorizzano le energie nel modo giusto». Opzioni di questi tempi, con il Sud troppo spesso messo sotto accusa (anziché in agenda), non opportune. «Sarebbe ora che il Meridione cominciasse a mettersi all’ordine del giorno da solo. Ci siamo accorti che in queste aree emergono energie e passioni superiori che altrove: se ben guidate e accompagnate, sanno raggiungere risultati notevoli».

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