Medio Oriente

Intensificare le operazioni militari a Gaza City avrà un impatto umanitario terribile

«Il piano israeliano di intensificare le operazioni militari a Gaza City avrà un impatto umanitario terribile su persone già esauste, malnutrite, in lutto, sfollate e private dei beni di prima necessità per la sopravvivenza», scrive il team umanitario nazionale dei Territori palestinesi occupato, che riunisce i responsabili delle entità delle Nazioni Unite e di oltre 200 ong, sia internazionali che locali. «Costringere centinaia di migliaia di persone a spostarsi verso sud è la ricetta per un ulteriore disastro e potrebbe equivalere a un trasferimento forzato»

di Redazione

Il piano israeliano di intensificare le operazioni militari a Gaza City avrà un impatto umanitario terribile su persone già esauste, malnutrite, in lutto, sfollate e private dei beni di prima necessità per la sopravvivenza.

È questa la denuncia che arriva dal team umanitario nazionale dei Territori palestinesi occupati, che riunisce i responsabili delle entità delle Nazioni Unite e di oltre 200 ong, sia internazionali che locali, che lavorano su questioni umanitarie in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza nel rispetto dei principi umanitari concordati a livello internazionale.

«Costringere centinaia di migliaia di persone a spostarsi verso sud è la ricetta per un ulteriore disastro e potrebbe equivalere a un trasferimento forzato», si legge nella nota. «Ribadiamo il nostro impegno a servire le persone ovunque si trovino e rimaniamo presenti a Gaza City per fornire supporto salvavita. Ricordiamo alle parti in conflitto i loro obblighi, previsti dal diritto internazionale, di proteggere i civili, compresi gli operatori umanitari e coloro che non possono o scelgono di non spostarsi, e di salvaguardare le strutture umanitarie e altre infrastrutture civili».

«L’annuncio israeliano che tende e altre attrezzature per ripari saranno nuovamente ammesse a Gaza è un’evoluzione positiva», continua la nota, «così come altri sforzi in corso. È tuttavia profondamente preoccupante che ciò avvenga in concomitanza con un’offensiva imminente. Dall’inizio di marzo, nessun materiale per ripari – tra cui tende, teloni e materassi – è stato autorizzato all’ingresso e si sono verificati oltre 780mila nuovi sfollamenti. I rifugi esistenti si sono deteriorati o sono stati abbandonati a causa dei ripetuti ordini di sfollamento, rendendo la necessità di nuovi alloggi più che urgente».

Circa l’86% della Striscia di Gaza è già sottoposto a ordini di sfollamento o si trova in zone militarizzate da Israele. Le aree rimanenti, tra cui parte della città di Gaza e parti della costa meridionale, sono sovraffollate e mal equipaggiate per sostenere la sopravvivenza umana su larga scala. Gli ospedali del sud operano a una capacità notevolmente superiore a quella prevista e accogliere pazienti provenienti dal nord avrebbe conseguenze potenzialmente letali. 

«Ribadiamo il nostro appello urgente per un cessate il fuoco permanente e il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, che nel frattempo devono essere trattati con umanità. Abbiamo bisogno di un accesso umanitario senza ostacoli in tutta Gaza, con la piena facilitazione di operazioni di aiuto basate su principi, comprese distribuzioni basate sulla comunità e rifornimenti che entrano su larga scala attraverso tutti i possibili valichi e vie di terra. I partner umanitari – agenzie delle Nazioni Unite e ong – devono essere autorizzati a operare senza ostacoli».

AP Photo/Jehad Alshrafi/LaPresse

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