A scuola, di solito, entro novembre-dicembre si assiste al rituale delle occupazioni per motivi che poi nel corso dell?anno scolastico non vengono quasi mai ripresi. Quest?anno potrebbe essere diverso. I motivi scaturiti da Genova potrebbero fornire una piattaforma più consistente agli studenti per la loro voglia di partecipazione. Occorrerebbe quindi che all?inizio dell?anno gli insegnanti, sicuramente investiti da domande e richieste di discussione attorno al ?pianeta globalizzazione?, che tra l?altro ha più di un aggancio con molte materie di studio – storia, filosofia, italiano, economia, diritto, geografia umana – facessero riferimento alle parole d?ordine della rivoluzione francese. Una libertà pedagogica, in primis. Libera da steccati concettuali di fondo, che cerchi di indagare a tutto campo le problematiche in oggetto di studio. Uguaglianza tra i diritti degli uomini, di chi impara indipendentemente dalle condizioni di partenza. Aventi quindi uguali diritti di cittadinanza e di partecipazione alla vita del Paese in cui essi vivono. Fraternità tra i diversi uomini, che differenti poi non sono se non come tratti somatici e costruzione culturale, che sempre si può cambiare. Troppo poco per imbastire differenziazioni rigide ed insormontabili. Un mondo perciò in collegamento assoluto ed in scambievole passaggio di esperienze, culture e modi di concepire la vita.
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