Mondo

Iraq: Benettollo, non serve un listone per la pace

La lsta della pace la aveva lanciata Diliberto, ma non fa molta strada

di Redazione

?Affidiamo a padre Zanotella e a Gino Strada un mandato per
costruire una lista della pace formata da tutti dove ciascun partito fa un
passo indietro perché c’e’ un popolo intero che si identifica sulle nostre
parole d’ ordine”. Così Oliviero Diliberto intervendo al Forum dei pacifisti e
lancia una sfida ”ambiziosa”, per mettersi ”in gioco: il tempo c’ e’ se
ci fosse la volontà politica. C’e’ la possibilità di farlo, facciamo
gestire questa proposta da movimenti e associazioni. Se non riusciremo a fare questa operazione, ancora una volta i nostri partiti saranno percepiti dal popolo della pace come difensori di una piccola nicchia. Ma su questo tema possiamo invece costruire una soggettività nuova per la sinistra”. Il leader del Pdci ha anche attaccato la Lista Prodi definendo ”un errore drammatico e serio che la maggioranza dei partiti di centrosinistra non voti no, ma faccia come al Senato. I partiti della lista unitaria scelgono di non
votare – accusa Diliberto – perche’ non vogliono mostrare le loro divisione,
quelle tra Ds e Dl, quelle dentro i Ds e dentro la Margherita. Sono divisi
profondamente sulla pace e sulla guerra, sulle pensioni, sulla riforma
Moratti, sulla fecondazione assistita e le scuole cattoliche. Divisioni
profonde e poi fanno un’ operazione politica con il simbolo dell’ Ulivo che
e’ di tutti, pur avendo qualche appeal determinato dal richiamo all’ unita’
che viene dal popolo di centrosinistra”.
La proposta della lista per la pace però non è decollata alla assemblea dei parlamentari e dei movimenti contro la guerra in Iraq. Si attenuano poi i toni contro chi non voterà no al decreto di rifinanziamento alla missione italiana ma vuole ugualmente partecipare alla manifestazione del 20 marzo. Leader politici, parlamentari ed esponenti delle associazioni per il ritiro dei militari italiani dall’Iraq confermano il loro secco ‘no’ alla guerra, giudicano un “grave errore” la posizione della lista unitaria che non ha partecipato al voto e annunciano che lavoreranno per far cambiare idea a Ds, Sdi e Margherita. Un lavoro, questo, che non sembra avere grosse chanches di riuscita se già nel pomeriggio l’ufficio di presidenza dei Dl ha deciso di proporre al gruppo della Camera di mantenere lo stesso comportamento di voto del Senato. Una decisione questa che viene confermata anche da esponenti di spicco dei Ds, come D’Alema che ha annuciato che non voterà contro e che domani sarà esaminata in una riunione della maggioranza diessina convocata in serata alla Camera. Il fronte della pace si è riunito nel pomeriggio al cinema Capranica. Con Tom Benettollo dell’Arci, Titti Di Salvo della segreteria Cgil e Dall’Oglio di Pax Christi si sono ritrovati Fausto Bertinotti, Oliviero Diliberto, Alfonso Pecoraro Scanio, Antonio Di Pietro, Achille Occhetto, Cesare Salvi e Fabio Mussi, oltre a numerosi altri parlamentari. La proposta piu’ forte è stata quella di Diliberto: ma non fa troppa strada. E’ la stessa voce dei movimenti che la stoppa: “dobbiamo trovare un modo per collaborare sempre, ma serve un programma e una piattaforma, non servono soluzioni politicistiche, non serve un listone della pace” gela Tom Benettollo. La via percorribile sembra ancora solo quella proposta da Pecoraro e Occhetto: un patto per il programma, sottoscritto dalle forze di centrosinistra contro la guerra, che ponga al primo punto la pace. “Penso – spiega Pecoraro – a Strada, Zanotelli e Ciotti come garanti di un patto programmatico per la pace da sottoscrivere e da proporre a tutto il centrosinistra”. Occhetto e’ d’accordo: “mettiamo nelle mani di questi saggi una piattaforma comune, un patto per la pace”. Bertinotti frena sulla lista e parla di “laboratorio permanente che abbia una discriminante programmatica forte cioe’ il ripudio della guerra”. Resta, comune, il forte dissenso sul voto della lista unitaria, definito via via “intorrerabile e pilatesco, oltre che sbagliata e indecente” da Pecoraro Scanio, “un guaio grosso” per Fabio Mussi, “un errore serio e drammatico” per Diliberto, mentre per Bertinotti “se non ci fosse la parola d’ordine del ritiro dei militari sarebbe la morte della sinistra”. Si sfumano invece, nei leader politici e dei movimenti, le diffide a Fassino sulla partecipazione alla manifestazione, anche se dalla platea i mugugni non si soffocano. Per Pecoraro “e’ ben gradito chi vuole sfilare dietro il manifesto che chiede il ritiro dei soldati dall’Iraq”. “Dico a tutti ‘venite alla manifestazione, il problema della coerenza riguarda voi'” afferma Bertinotti. Mentre Titti Di Salvo definisce “un errore l’interdizione alla manifestazione”. “Chi vuole dare schiaffi tenga le mani in tasca, litighero’ con Fassino fino alla fine per convincerlo a cambiare idea, ma sfilero’ con lui” assicura Mussi. “Possono partecipare tutti” dice l’esponente di Pax Christi, mentre Occhetto ironizza: “non si possono alzare le mani su nessuno, ma lo striscione dira’ ‘ritiriamo i militari dall’Iraq’ e sara’ un problema di Fassino essere sotto quel cartello, sarebbe inquietante se non fosse contro la guerra e sfilasse”.

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