Mondo
Iraq: cattolici e musulmani uniti “E’ guerra sporca”
Condanna senza appello per la ''guerra sporca americana in Iraq'' al meeting interreligioso organizzato a Milano dalla Comunita' di Sant'Egidio e dall'Arcidiocesi milanese
di Redazione
Condanna senza appello per la ”guerra sporca americana in Iraq”, convinzione che sia in atto ”una vera e propria occupazione” con metodi ”uguali a quelli di Saddam” e con una ”informazione allineata” che non dice il vero: questo il tono complessivamente uniforme di un confronto che oggi, al meeting interreligioso organizzato a Milano dalla Comunita’ di Sant’Egidio e dall’Arcidiocesi milanese, ha coinvolto esponenti religiosi cattolici e islamici. Al dibattito hanno partecipato il cardinale Ignace Moussa Daoud, prefetto della Congregazione per le chiese orientali, lo sceicco Jawad Al-Khalisi e suo fratello Mahdi Al-Khalisi, membri del congresso iracheno per la Rifondazione, il vescovo vicario di Baghdad, Shlemon Warduni, il portavoce del consiglio degli Ulema, Mohammed Bashran Sharif. Jawad Al-Khalisi, dopo aver condannato ”l’esplosione di violenza e terrorismo che ha conosciuto una escalation colpendo donne e bambini e tutti gli aspetti della vita civile”, ha parlato delle ”grandi forze che pretendono di combattere il terrorismo usando mezzi terroristici” e ha elencato ”pratiche usate dalle forze multinazionali”, come l’uccisione dei bambini nelle strade, l’arresto e la tortura di civili, il bombardamento dei quartieri, l’invasione notturna delle case terrorizzando gli abitanti, la sottovalutazione dei valori umani e dei malati, il tutto ”su vasta scala, per cui la conseguenza e’ che gli iracheni odiano la cosiddetta democrazia portata dagli americani”. Sharif, portavoce degli Ulema, ha aggiunto che ”il popolo iracheno e’ rimasto colpito dalle parole da crociata usate dagli americani” e ”da una guerra che rimane tuttora sporca, fatta contro la volonta’ della comunita’ internazionale”. Gli americani ”hanno ripetuto – ha detto – gli stessi errori di Saddam” e i ”metodi di tortura sono applicati in tutte le prigioni, non solo ad Abu Gharib”. Oggi avvengono ”vere e proprie stragi sotto la copertura della guerra crociata” ha affermato Sharif, che ha invitato ”le istituzioni religiose a essere molto presenti per descrivere gli errori tali e quali sono, senza essere allineate alla politica”, anzi ”scrivendo una lettera ai leader mondiali perche’ non usino la religione ad altri scopi”. E rispondendo a una domanda, Sharif ha anche aggiunto che ”la missione italiana, o qualsiasi altra missione, noi la consideriamo missione di occupazione, mentre abbiamo profondo rispetto per il popolo italiano amico, come per gli altri popoli”. ”Qualsiasi religione quando diventa fanatica diventa un pericolo per l’umanita”’ ha detto monsignor Warduni, che ha poi ricordato ”le tante vittime innocenti di cui nessuno parla, tutti gli iracheni che vengono rapiti con la richiesta di 35-50 mila dollari”. I problemi dell’Iraq ”non possono essere risolti dalla guerra sporca che ci ha portato tanti danni. Ci manca la sicurezza, viviamo nella paura, dobbiamo gridare forte che non vogliamo altro che i nostri diritti. Le armi sono in mano a tutti, la situazione e’ tremenda, non si vede via d’uscita, i terroristi vengono dall’esterno. Da piu’ di 50 anni siamo in guerra, siamo stufi, non c’e’ alcuna ragione alla guerra se non gli interessi legati al petrolio e forse a Israele. Prendetevi l’oro nero, ma lasciateci in pace”. ”Il problema attuale dell’Iraq e’ l’occupazione americana e la liberazione e’ la soluzione” ha affermato Mahdi Al-Khalisi. ”Gli americani non hanno mantenuto una sola promessa: hanno promesso liberta’ di opinione e poi l’hanno schiacciata. Dovete essere molto prudenti nell’accogliere le informazioni che avete sull’Iraq” ha aggiunto rivolgendosi al pubblico. ”Non tutto – ha detto ancora – viene causato dai terroristi: sono penetrati i servizi segreti che lavorano per accendere i conflitti nella comunita’ irachena”. Mahdi Al-Khalisi si e’ detto ”convinto che anche le chiese siano state bombardate da mani straniere con l’egida dell’occupazione. E cosi’ pure i volantini che cercano di distruggere l’unita’ nazionale” di un paese dove cristiani e musulmani hanno sempre convissuto in pace. In questo tono piuttosto omogeneo, il confronto non ha visto alcun accento diverso, se non in qualche domanda-intervento dalla platea, dove si e’ distinta la voce di Daniel Shammon, sacerdote cattolico iracheno residente in Svezia, che si e’ sempre occupato degli esuli e ha ricordato che ”abbiamo sofferto 35 anni di regime dittatoriale” senza che ”nessuna istituzione islamica o araba influenzasse anche solo superficialmente il regime per ottenere margini di liberta’. L’opposizione irachena, oppressa e strangolata, non ha trovato alcun posto nei paesi arabi e musulmani”. Shammon ha ricordato che ”all’inizio quella degli americani e’ stata una liberazione e poi e’ diventata occupazione”, quando cioe’ ”e’ incominciata l’organizzazione del regime precedente, con la motivazione patriottica e religiosa di distruggere il nuovo gusto della liberta’ del popolo iracheno. State qui criticando – ha detto Shammon – le forze di occupazione, e per farlo usate una liberta’ di espressione che non esisteva prima in Iraq. Nelle moschee – ha concluso – avvengono conferenze infuocate anche solo contro un bicchiere di vino, ma non vediamo veemenza contro il terrorismo e i rapimenti”.
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