Welfare
Iraq: catturato Alì il chimico
Secondo i gruppi per la difesa dei diritti umani, è lui il responsabile dell'attacco contro Halabja, nel marzo del 1988, quando 5.000 uomini furono sterminati con il gas
di Redazione
Ali’ Hassan al-Majid, detto “Ali’ il chimico”, e’ stato catturato dalle truppe statunitensi. Ne ha dato notizia la Cnn. Ali’ il chimico e’ il numero cinque nella lista dei ricercti dell’ex regime e si credeva che fosse rimasto ucciso nel bombardamento della sua casa nell’Iraq meridionale. Ali’ il chimico, re di picche nel mazzo di carte diffuso dalle truppe americane, e’ cugino di Saddam Hussein ed e’ considerato la ‘mente’ degli attacchi con i gas compiuti nel 1988 contro la popolazione kurda nel nord del Paese. Il 7 aprile scorso, in piena guerra contro l’Iraq, le bombe americane rasero al suolo l’abitazione di al-Majid a Bassora. Tra le macerie furono trovati i corpi di alcuni esponenti del partito Baath e delle guerdie del corpo di Ali’ il chimico, ma non il suo cadavere. Nonostante questo, il generale Peter Wall, capo di stato maggiore del contingente britannico, assicuro’ che al-Majid era morto nel raid. Il ministro della Difesa, Geoffrey Hoon, aveva poi invitato alla cautela in attesa dell’identificazione dei resti, mai avvenuta.
La cattura di al-Majid, avvenuta alcuni giorni fa, e’ stata confermata dal Comando centrale statunitense di Tampa, in Florida. Dopo la fine della guerra, un’infermiera aveva raccontato di aver visto Ali’ il chimico scherzare con il personale di un ospedale alcuni giorni dopo il bombardamento della sua casa, prima che facesse perdere le proprie tracce. Al-Maid era consigliere di Saddam Hussein, capo del comando regionale del Baath, membro del Consiglio del comando della rivoluzione e capo del’Ufficio centrale dei lavoratori. Secondo i gruppi per la difesa dei diritti umani, a lui e’ imputabile il terribile attacco contro il villaggio di Halabja, nel marzo del 1988, quando 5.000 uomini, donne e bambini curdi furono sterminati con il gas. Ma e’ ritenuto responsabile della morte e della scomparsa di almeno 100mila persone e della deportazione di centinaia di migliaia di famiglie.
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