Mondo

Iraq: Ds divisi al voto

L'assemblea dei senatori Ds è terminata intorno alla mezzanotte dopo un lungo e duro confronto

di Redazione

L’assemblea dei senatori Ds e’ terminata intorno alla mezzanotte dopo un lungo confronto che ha visto il segretario del partito Piero Fassino impegnato a motivare la decisione della lista unitaria di non partecipare al voto sulle missioni italiane all’estero quando si esaminera’ il decreto nel pomeriggio nell’aula di Palazzo Madama. La proposta e’ passata con 36 si’ e 10 no e nessun voto di astensione. I 46 senatori presenti fino alla fine rispettano le percentuali tra i favorevoli a Fassino e gli esponenti del Correntone e della sinistra Ds che hanno gia’ annunciato di voler votare no sia al Senato che alla Camera (i senatori sono 63 e gli esponenti della minoranza sono 15). Il segretario dei Ds, ribadendo quanto gia’ detto in direzione, ha ricordato la posizione del socialista spagnolo Gonzales che aveva definito ”irresponsabile” il ritiro dei soldati impegnati in Iraq. E’ stato irresponsabile fare la guerra, avrebbe detto Fassino, ma altrettanto irresponsabile sarebbe andare via in questo momento cosi’ come e’ irresponsabile rimanere li’ senza che cambi nulla. Fassino ha anche commentato l’annuncio del ministro Frattini di un si’ del governo all’odg dell’Ulivo sul ruolo dell’Onu e i caratteri che deve avere la missione italiana, depositato in Senato. Se lo accolgono – sarebbe stato il ragionamento fatto da Fassino – gli chiederemo di essere conseguenti con le richieste contenute nel documento e li spingeremo ad andare avanti nella direzione li’ indicata. Fassino avrebbe insistito sulla necessita’ di incalzare il governo perche’ cambi il contesto in cui opera la missione italiana per darle quel carattere di peace-keeping che ora le manca. Nel dibattito sono intervenuti diversi senatori e gli esponenti della sinistra Ds e del Correntone: Massimo Villone, Paolo Brutti e altri tra cui Antonello Falomi che si era dimesso dal partito nei giorni scorsi per aderire alla lista Occhetto-Di Pietro. I sostenitori del ritiro del contingente avrebbero spiegato che la loro non e’ una scelta ”semplicemente etica, ma politica per isolare l’amministrazione americana che e’ il vero ostacolo all’arrivo dell’Onu”. I dissidenti avrebbero insistito sulla necessita’ di una cesura con il ritiro delle truppe per poter ottenere quella svolta radicale che chiede Fassino. In particolare e’ stata criticata la posizione della lista unitaria, al suo esordio, perche’ definita ”contraddittoria” in quanto da una parte si dice no alla missione pero’ poi ”non si e’ conseguenti nel chiederne il ritiro”. Fassino nella replica avrebbe criticato i senatori contrari al non votare in aula (posizione definita da qualcuno ‘astensione moscia’) perche’ non valutano, a suo avviso, le conseguenze che un ritiro immediato delle truppe avrebbe in Iraq, soprattutto per la popolazione.

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