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Iraq: il Pentagono ha perso la tracce di 190mila mitra e pistole

Si teme che l'arsenale scomparso sia finito nelle mani degli insorti che si troverebbero cosi' a combattere contro militari americani con armi pagate dai contribuenti statunitensi

di Redazione

La denuncia arriva da un rapporto del Government Accountability Office (Gao), l’organo del Congresso preposto al controllo delle spese del governo, che riporta che il dipartimento della Difesa non e’ in grado di localizzare il 30 per cento delle armi consegnate all’esercito di Baghdad dal 2004 all’inizio di quest’anno. Cifre, sottolinea oggi il “Washington Post”, che danno un quadro ancora piu’ allarmante di una situazione che era stata evidenziata gia’ negli anni scorsi, quando erano pero’ ‘appena’ 14mila le armi scomparse. Gli Stati Uniti hanno speso 19.2 miliardi di dollari per cercare di organizzare un esercito statunitense a partire dal 2003, si legge nel rapporto. E 2,8 miliardi sono stati destinati per l’acquisto di armi ed equipaggiamento. Ma la distribuizione agli iracheni e’ stata condotta in modo caotico ed affrettato senza seguire le procedure stabilite, denuncia ancora il rapporto secondo il quale i maggiori problemi si sono registrati tra il 2004 ed il 2005, quando a guidare l’addestramento vi era il generale David Petreus, ora comandante di tutte le forze in Iraq.

Il Gao lamenta il fatto che non si sia tenuto un archivio centrale delle armi consegnate per un anno e mezzo dall’inizio dell’addestramento, fino al dicembre 2005 quando e’ stato avviato un sistema macchinoso e complesso che richiede che vengano allineati tre monitor di computer per leggere una riga con i numeri di matricola. Un sistema che ha provocato “numerosi errori dovuti a sbagli nella trascrizione manuale dei dati”. L’Ufficio di controllo ha scoperto la scomparsa di 110mila mitra e 80mila pistole confrontando le liste del comando multinazionale di sicurezza con i documenti conservati da Petreus con il numero delle armi ordinate.Il Pentagono non ha contestato la scoperta del Gao, limitandosi a dichiarare di aver avviato una propria inchiesta interna ed assicurando che sia cercando di migliorare la capacita’ di controllo sulle armi consegnati. “Non hanno la piu’ pallida idea di dove si trovino” afferma Rachel Stohl, analista del Center for Defense Information la quale ritiene “probabile che gli Stati Uniti stiano involontariamente fornendo armi ai cattivi”.
Per l’analista il Pentagono sconta un atteggiamento negligente sul controllo delle armi mostrato sin dall’inizio del conflitto quando, subito dopo l’invasione, ossessionati ancora dalla ricerca delle presunte armi di distruzione di massa, i militari Usa non si sono preoccupati di controllare gli arsenali di armi convenzionali per evitare saccheggi.
(da adnkronos)

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