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Iraq: Intersos, ridare parola agli iracheni

Il segretario generale dell'ong "Continuaiamo le attività"

di Redazione

E’ necessario ridare la parola agli iracheni: e’ quanto serve per l’ong Intersos che lavora in Iraq al fine di riportare la tranquillita’ nel paese. Nonostante gli operatori di Intersos siano stati spostati in Giordania e Kuwait, l’organizzazione continua le attivita’ educative e sanitaria a favore dei bambini, di accoglienza dei profughi, di bonifica di mine, programmate nel centro e nel sud del paese con operatori iracheni che definisce di ”grandi capacita”’. Nino Sergi, segretario generale di Intersos, ritiene che per riportare la situazione sotto controllo in Iraq serva chiudere definitivamente la fase della guerra e dell’occupazione; non abbandonare il paese a se stesso; ridare la parola agli iracheni”. Per questo e’ necessario ”un atto politico che, con un passo indietro delle forze della coalizione, affidi all’Onu la guida della transizione e della ricostruzione, compreso il comando della forza multinazionale di peace keeping”. ”Chi – continua Sergi – ha fatto scelte unilaterali gravemente sbagliate, occupato l’Iraq senza legittimazione internazionale, commesso cosi’ tanti errori con conseguenze che potrebbero essere nefaste per tutti non puo’ pretendere il comando militare nella fase che deve rappresentare la svolta. Anche perche’ gli iracheni non lo permetterebbero piu’. L’Iraq non va pero’ abbandonato a se stesso. Il paese si trova in una situazione di disgregazione, di violenza, di disordine tali da suscitare inquietudine e paura nella popolazione irachena che si sente in balia di eventi non dominabili, nell’immediato, con le sole forze irachene”. Contro la conferma dello status quo, Sergi sostiene che l’Iraq deve diventare ”una preoccupazione dell’intera comunita’ internazionale, coordinata sotto l’egida dell’Onu, con una lungimirante strategia regionale, un ruolo attivo dei paesi arabi e musulmani e cercando l’ampio consenso delle rappresentanze delle varie tribu’ e comunita’ irachene”. In questo quadro, il ruolo dell’Europa diventa sempre piu’ auspicabile. Positivo, a suo avviso, la proposta di una conferenza internazionale di pace per l’Iraq, che veda l’attiva partecipazione dei paesi arabi e musulmani insieme ai Paesi del G8 e all’Unione Europea. Punto centrale della questione e’ pero’, per Sergi, quella di ridare la parola agli iracheni: ”Solo un’assemblea rappresentativa e ampia, composta da autorevoli rappresentanti di tutte le diverse realta’, puo’ oggi esprimere il volere del popolo iracheno e puo’ trovare le necessarie mediazioni per governare questo difficile e pericoloso periodo di transizione”. Se invece – ancora secondo Sergi – ”l’amministrazione Bush sceglie di continuare sulla propria strada optando per la via dell’isolamento e della sola propria forza, non resta, purtroppo, che prenderne atto e il Governo italiano, insieme agli altri paesi europei, avra’ l’obbligo di prendere nettamente le distanze da queste scelte che si sono dimostrate errate e pericolose e che possono condurre a situazioni di gravita’ non piu’ controllabili. E il ritiro del contingente militare dovra’ essere, coerentemente, la prima decisione”. Sergi ricorda, fra l’altro, che ”dai primi di aprile Intersos ha dovuto aggiungere alcuni interventi urgenti a sostegno della popolazione di Falluja, dove tra il 5 e il 12 sono stati consegnati medicinali e coperte, e di un migliaio di famiglie che, fuggite da quella citta’, hanno trovato rifugio a Baghdad intorno a cinque moschee dei quartieri occidentali. ”A queste famiglie – conclude – stiamo continuando a fornire cibo, coperte, materassi, stufe per la cucina e altri beni di prima necessita”’

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