Mondo
Iraq: se ne discute alla Camera
Gli interventi di Berlusconi, Fassino, DAlema, Bertinotti, Buttiglione, Rutelli, Frattini, e i dissidenti della Margherita
di Redazione

Berlusconi: la road map per l?Iraq
Le Nazioni Unite, non solo come luogo politico di espressione e composizione della volonta’ internazionale, ma come fonte di un diritto universalmente riconosciuto e’ la nuova stella polare dell’intervento della coalizione dei ‘volenterosi’ in Iraq. E’ su questo solco che si e’ dipanato il ragionamento esposto nel suo intervento alla Camera da Silvio Berlusconi, per difendere la duplice scelta italiana di intervenire in Iraq e di rimanerci , non nell’ambito di una guerra ma per una missione umanitaria e di pace. L’Italia, con una politica estera di principi e non opportunistica, non intende dimettersi dalle proprie responsabilita’. Le truppe saranno li’ almeno fino a che un governo liberamente eletto non sara’ in grado di imporsi sulle bande armate, sostiene il premier, che vogliono reinstaurare una dittatura forse ancora piu’ feroce di quella di Saddam Hussein, in cui gli interessi del fondamentalismo e del fanatismo si intrecciano a quelli delle centrali del terrorismo. L’affermazione del diritto all’autogoverno e la difesa dei principi umanitari sono i due capisaldi espressi nella Carta costitutiva dell’Onu richiamati da Berlusconi che giustificano l’operato dell’alleanza in Iraq di cui l’Italia fa parte. Una coalizione che ha agito per rendere praticabili quei principi. Ed ecco quindi il calendario fissato con Bush e Blair e’ frutto di una precisa strategia discussa, afferma Berlusconi, dallo stesso ministro degli Esteri Frattini, con i partner del G8 e con i paesi arabi. Una ‘road map’ in cui l’Onu assume la responsabilita’ di nominare un governo interinale, comporre una forza multinazionale allargata, rispetto alla presenza attuale, anche ai paesi arabi, di portare il paese a libere elezioni, di convocare una conferenza internazionale di pace. Ritirarsi oggi vorrebbe dire, sostiene il premier, lasciare 24 milioni di iracheni in balia di una feroce guerra civile e da qui parte l’attacco frontale del presidente del Consiglio alle opposizioni. Denuncia possibili pericolose sponde al terrorismo nel nostro paese, in una sorta di contagio dopo la Spagna, indotta a cedere a colpi di attentati. Il premier richiama con forza che gli Stati Uniti non sono un paese di torturatori e che l’Italia non e’alleata di un paese di torturatori e soprattutto chiede ragione alle opposizioni di un atteggiamento che, a suo giudizio, suona come un ultimatum all’Onu e al piano Brahimi, proprio ora che grazie anche agli sforzi del governo italiano le Nazioni Unite diventano protagoniste della pacificazione in Iraq. Ritirarsi oggi, incalza Berlusconi, sarebbe un oltraggio ai nostri caduti militari e civili e farebbe sprofondare nel caos un paese cruciale nello scacchiere del Medio Oriente. L’Italia deve restare sino in fondo dalla parte di chi difende i principi della Carta dell’Onu. Una sorta di richiamo a scelte che hanno costituito sin qui il cavallo di battaglia dell’opposizione di centrosinistra e che potrebbe ridimensionare l’impatto drammatico della vicenda irachena sull’opinione pubblica.
Silvio Berlusconi, nel suo intervento alla Camera, ha elencato le tappe che devono portare alla democratizzazione dell’ Iraq. 1) Entro due settimane, probabilmente questo mese, designazione del nuovo governo iracheno ”credibile e autorevole” da parte del consigliere dell’ Onu Brahimi. 2) Entro le prime tre settimane di giugno una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che ”dia legittimita’ internazionale al nuovo governo”. 3) Dal primo luglio trasferimento dei poteri al nuovo governo interinale. 4) Entro luglio entrata in funzione di una Commissione elettorale dell’ Onu ”per dare assistenza al processo di formazione delle liste elettorali in vista delle votazioni da tenersi entro la fine di gennaio 2005”. 5) Entro settembre costituzione di una assemblea rappresentativa di tutte le componenti della societa’ irachena. L’ assemblea ”sara’ composta da oltre mille cittadini iracheni e nel suo segno eleggera’ una piu’ piccola assemblea di cento persone, che dovranno essere organo di consulenza per il governo interinale”. 6) Entro la fine dell’ anno convocazione di una Conferenza Internazionale che ”sostenga il processo di stabilizzazione democratica dell’ Iraq, coinvolgendo costruttivamente anche i paesi della regione”. ”Su questi punti – ha sottolineato Berlusconi – ho impegnato il ruolo dell’ Italia”.
D?Alema: Berlusconi retorico e inutile
Un discorso ”retorico, privo di verita’. La scoperta tardiva dell’Onu”. Questo il commento del presidente dei Ds, Massimo D’Alema, all’intervento di Silvio Berlusconi in Aula alla Camera, sulla situazione in Iraq. D’Alema ha ricordato che i nostri soldati sono andati in Iraq ”prima della risoluzione Onu 1511, quindi non e’ vero che la nostra politica e’ al servizio dell’Onu”. Successivamente, ha spiegato D’Alema ”il governo ha sostenuto la risoluzione”. Insomma, secondo l’ex presidente del Consiglio, quella di Berlusconi e’ stata ”una ricostruzione, fatta in modo tardivo ed elettoralistico” della posizione italiana. Permane ”incertezza” sul futuro. Sulla ‘svolta’ ”non si ha alcuna certezza”. Affinche’ la svolta sia ”effettiva”, ha sottolineato D’Alema, ”e’ necessario porre la transizione sotto l’egida dell’Onu, ma questo non appare neanche negli auspici di Berlusconi. Si parla soltanto di un ‘coinvolgimento’ dell’Onu. Io non vedo alcuna svolta, vedo soltanto una ricostruzione falsa di quello che e’ accaduto, molta propaganda, una inutile aggressivita’ verso l’opposizione”. Sulle torture ai soldati iracheni, il presidente dei Ds ha giudicato il discorso di Berlusconi ”non esauriente, omissivo, con condanne tutt’altro che severe”. ”Emerge in tutti i rapporti – ha concluso D’Alema – che non si tratta di alcuni episodi ma di un metodo sistematico”.
Fassino: la svolta che non c?è
Berlusconi non può dare “lezioni” sull’Onu al centrosinistra, visto che solo oggi “scopre di colpo la centralità delle Nazioni Unite”. Il segretario Ds Piero Fassino interviene alla Camera durante il dibattito sull’Iraq e critica il presidente del Consiglio che ha accusato l’opposizione di dare un “ultimatum all’Onu”. Fassino aggiunge: “Lei non può accusare noi di assenza di responsabilità quando, nelle ore in cui i soldati italiani rischiavano la vita a Nasiriyah, lei festeggiava allegramente la vittoria della sua squadra di calcio”. Drastico anche il giudizio di Fassino sul viaggio del premier a Washington: “La svolta non c’è”, dice il segretario Ds. E soprattutto, “lei non l’ha chiesta. Lei non è andato a Washington per aprire una strada all’0nu, ma alla ricerca, ancora una volta, di una legittimazione di Bush. Tanto è vero che lei non ha ritenuto di dover chiedee le dimissioni di Rumsfeld e si è limitato ad una condanna di circostanza delle torture”. Il segretario dei Ds accusa Berlusconi di non aver chiesto ”le dimissioni di Rumsfeld”, ma di essersi limitato ”a una condanna di circostanza delle torture”. ”E ancora una volta – sottolinea Fassino – lei si e’ mosso da solo, non ricercando minimamente un’ intesa con gli altri partner europei, a partire dai cinque paesi membri del Consiglio di sicurezza”. ”Sono queste le ragioni – aggiunge il segretario dei Ds – per cui noi chiediamo il rientro dei soldati. Contrariamente ad altri, noi lo chiediamo oggi, dopo aver assunto per mesi un atteggiamento responsabile e sollecitando in ogni modo quella svolta che era necessaria e non abbiamo visto maturare”. A questo punto Fassino sostiene che ”la situazione e’ venuta via via precipitando e noi oggi ci troviamo impelagati in una guerra che il Parlamento italiano non ha mai deciso, perche’ il suo Governo a questo Parlamento ha chiesto l’ autorizzazione a inviare i soldati in Iraq per finalita’ umanitarie”. Secondo il leader della Quercia ”noi oggi siamo impegnati in operazioni belliche che ci fanno percepire dai cittadini iracheni come degli occupanti e dei nemici, esponendo a rischi drammatici sia i nostri soldati, sia i civili che operano in Iraq, come e’ testimoniato dall’ assassinio di Fabrizio Quattrocchi e dal rapimento di tre altri cittadini italiani della cui sorte siamo fortemente preoccupati”. Il portavoce della Lista Prodi assicura che nel chiedere il rientro del contingente italiano ”non c’ e’ alcuna strumentalita”’ e osserva che ”non si e’ mai avuta paura di assumere la responsabilita’ di sostenere l’ invio di soldati italiani, laddove era necessario, per sedare conflitti o mantenere fragili accordi di pace”. ”Noi abbiamo sempre ritenuto fondamentale un requisito – ricorda – che l’ impegno avvenisse in un quadro multilaterale, sulla base di decisioni assunte dall’ Onu o da istituzioni sovranazionali equivalenti, sulla base di principi di legalita’ e per finalita’ di pace”. ”Questi requisiti – dice Fassino – non c’ erano in Iraq e continuano a non esserci. Se e quando le Nazioni Unite assumeranno l’ effettiva responsabilita’ politica e militare – conclude – noi condivideremo un attivo impegno dell’ Italia”. Nel suo intervento Fassino non risparmia il sarcasmo nei confronti del presidente del Consiglio e il suo riferimento ad una svolta. ”Oggi lei pretende di richiamare noi – osserva Fassino – ad una lealta’ all’ Onu che lei fino ad ora non ha mai ritenuto di avere. E’ una lezione che francamente non accettiamo. Adesso scopre la centralita’ dell’ Onu. Se fosse vero, le direi meglio tardi che mai. Ma la realta’ – sostiene il segretario dei Ds – non e’ cosi’. Lei torna da Washington sbandierando una notizia peraltro nota da mesi: che il rappresentante speciale per l’ Iraq Brahimi sta lavorando alla formazione di un nuovo governo iracheno. Non c’ era bisogno di andare a Washington per saperlo… sarebbe bastato leggere i giornali”.
Rutelli: Non fuga ma nuovo inizio
Non una fuga ma un nuovo inizio è quello che chiede il centrosinistra per l’Iraq. Lo ha detto Francesco Rutelli in Aula alla Camera durante il dibattito parlamentare sull’Iraq che si concluderà con il voto sulle mozioni nelle quale tutte le opposizioni chiedono il ritiro del contingente italiano. Rutelli rivolgendosi al presidente del Consiglio lo ha sfidato “a cambiare strada” poichè a suo avviso con l’intervento di oggi alla luce dell’incontro di ieri con il presidente americano Bush “non lo ha fatto”. Rutelli chiarisce che “svolta nella lingua italiana significa cambiamento di direzione e lei propone di proseguire, non di svoltare” nonostante “il mandato ricevuto dal Parlamento è per una missione umanitaria e di ricostruzione”. “La domanda che viene dal nostro popolo – ha detto il leader della Margherita – non è di fuga dall’Iraq ma di un nuovo inizio, lei invece ha confermato che andrà dritto sulla vostra strada sbagliata e allora noi diciamo ci andrà senza di noi”. Rutelli chiede al governo se ancora considera la nostra una missione di pace: “Potete assumere oggi l’impegno per una simile missione e cosa farete se non fosse possibile sotto il fuoco di attacchi di guerriglia assistere le popolazioni? Chiederete al Parlamento di autorizzare una vera e propria missione di guerra oppure pensate di proseguire con l’ipocrisia della missione di pace anche quando non si combatte e con dolore si contano le vittime”. Rutelli rivendica al centrosinistra di essere sempre stato “con l’Onu e saremo a fianco dell’Onu nel momento di una svolta. Noi – ha proseguito – nel momento della conferma del più grave dei suoi errori distinguiamo le nostre dalle sue responsabilità. Fedeli ai valori più alti della democrazia occidentale. Fedeli al vincolo su cui è basata la Repubblica italiana”. Ai soldati Rutelli conferma “la vicinanza che si deve per amore di patria” ma al premier critica di aver “preferito rassicuare l’alleato americano invece di costruire una strada nuova. Lei ha tolto all’Italia l’autorevoleza per influire, la capacità di dissentire, lo spirito di iniziativa per cambiare il corso delle cose. Lei – ha concluso Rutelli rivolgendosi al premier – ci ha inchiodati agli errori dell’Amministrazione conservatrice di Bush”.
Bertinotti: E l?art. 11 della Costituzione?
“L’incontro Berlusconi-Bush non cambia nulla” Roma, 20 mag. (Apcom) – “Noi oggi difendiamo la Costituzione repubblicana: Presidente della Repubblica, che fine ha fatto l’articolo 11 della Costituzione?”. Il segretario di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti interviene in Aula durante il dibattito sull’Iraq e, citando le parole di Pietro Ingrao, si rivolge al Capo dello Stato. Bertinotti accusa il Governo di aver parlato di “misione di pace” in Parlamento mentre “l’Italia in guerra”, suscitando “l’incredulità della gente che si chiede come mai uno di noi (il lagunare Matteo Vanzan, ndr) possa morire oggi in guerra”. “Noi – aggiunge – pensiamo che il suo Governo sia colpevole perché fa la guerra; ma anche perché durante la guerra privilegia la guerra politica interna nel suo Paese”. Quindi: “Voi ci imputate un silenzio su un soldato americano sgozzato. Non sapete che non facciamo nessuna differenza tra quella sgozzatura e il volto orribile delle torture, perché imputiamo questa e quella alla guerra e al terrorismo che ci sono nemici”. Peraltro, aggiunge Bertinotti, “perché lei non ha usato il termine tortura? La tortura sfigura il volto di quello che è chiamato Occidente. Non sono atti di maniaci, sono la conseguenza di un sistema di guerra”. Cosa ancor più grave “Bush loda rumsfeld, il capo della catena di montaggio. Dovreste ribellarvi a tutto ciò, ma non lo potete fare”. C’è solo un modo per uscire dalla crisi irachena, “rimuovere le cause del massacro. Ritirando le truppe e inviando altre forze non coinvolte nella guerra sotto la guida dell’Onu. Questa è la svolta”. Conclude Bertinotti: “L’incontro di Berlusconi con Bush non tocca nulla dell’essenziale, come conferma lo stesso Dipartimento di Stato che prevede che dopo il 30 giugno ci sarà un aumento della violenza e prevede l’aumento delle truppe Usa; così come aggiunge che la riorganizzazione del comando militare non cambierebbe niente rispetto all’esistente”.
Buttiglione: Bertinotti nuovo capo del centro sinistra
Dopo la visita di Berlusconi a Bush ”abbiamo una svolta: la decisione di passare al piu’ presto prima del 30 di giugno i poteri a un governo iracheno legittimato dalle Nazioni Unite per andare poi alle elezioni”. Lo ha affermato Rocco Buttiglione ministro delle Politiche Ue, incontrando i giornalisti. ”I terroristi non vogliono le elezioni -ha sottolineato- chi vuole un Iraq libero, anche per mandare a casa gli americani, se crede, vuole farlo attraverso libere elezioni”. Per l’opposizione che chiede il ritiro delle truppe italiane dall’Iraq, Buttiglione ha detto di avere due notizie: una buona e una cattiva. ”Quella buona e’ che avevano ragione. Noi gliel’abbiamo data e abbiamo portato a casa la svolta che loro chiedevano. La cattiva notizia -conclude Buttiglione- e’ che nel frattempo loro hanno cambiato idea e si sono intruppati dietro le bandiere rosse di Bertinotti”.
Frattini: andar via è contro piano Onu
”Andare via ora significa stabilire oggi che il piano dell’inviato dell’Onu Brahimi e’ gia’ fallito. Noi non ci possiamo assumere questa responsabilita”’. Lo ha sottolineato il ministro degli Esteri Franco Frattini nel suo intervento questa sera alla Camera.
I dissidenti della Margherita
”La situazione in Iraq e’, in maniera evidente, gravemente deteriorata sia dal punto di vista civile che militare, e, a questo deterioramento, ha ulteriormente contribuito il comportamento efferato verso i prigionieri iracheni”. Inizia cosi’ il documento firmato da sette ‘dissidenti’ della Margherita che hanno annunciato che voteranno ”contro questa maggioranza e il governo ma non per la la mozione di ritiro”. ”Proprio l’aggravarsi della situazione – continua il documento – impone pero’ con urgenza un appropriato e forte intervento per stabilizzare l’area: a questa stabilizzazione l’Europa ha un interesse vitale. La stabilizzazione non puo’ non avere come protagonista l’Onu con un effettivo ruolo preponderante. Questo obiettivo potra’ essere piu’ agevolmente perseguito, ed e’ importante per noi, con una unica voce dell’Unione Europea in Consiglio di Sicurezza. Occorre proseguire negli sforzi tesi a sostenere una effettiva e autentica realizzazione del piano predisposto da Lakdar Brahimi inviato del segretario generale dell’Onu, Kofi Annan”. Nel testo si parla del fatto che ”rispetto al coinvolgimento dell’Ue, il Governo e’ stato del tutto assente e privo di iniziativa” e quindi, per gli esponenti Dl non ha ”inciso sul comportamento dell’Onu”. I deputati della Margherita ricordano che ”occorre essere pronti ad assumere responsabilita’ nell’area medio-orientale” e per questo dicono che ”un ritiro del nostro contingente, a prescindere dalle determinazioni che l’Onu si appresta ad assumere, non solo indebolisce ora la nostra situazione all’interno dell’Unione Europea ma rende piu’ difficile il conseguimento di questi obiettivi”. ”In questa situazione – conclude il documento – dichiariamo di votare contro la mozione della maggioranza di governo e di non partecipare al voto sulle altre mozioni”.
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