Mondo
Iraq: strategie umanitarie a confronto. Il puzzle dei non governativi
A Bagdad cè bisogno di tutto, ma il cammino per arrivarci mette in pericolo i volontari. Alcuni sono disposti a correre il rischio, altri no.
di Redazione
Le strade per portare gli aiuti alla popolazione irachena sono diverse, e le ong italiane non faticano a dimostrarlo sia in Medio Oriente che in Italia.
I trampolini delle associazioni umanitarie per entrare nel Paese dei datteri sono due: Amman e Kuwait city. Monica Luxa si trova da un mese nella capitale giordana per il Cesvi: “Le forze angloamericane hanno dichiarato sicure solo le città di Um Qasr e Az-zubayr, raggiungibili solo di giorno dagli operatori di stanza a Kuwait city. La notte, invece, è consigliato tornare indietro. Non vogliamo mettere a repentaglio vite umane”.
Una scelta che ha indotto l?associazione bergamasca, come Avsi e Coopi (entrambe hanno in cantiere una missione esplorativa) a prendere tempo. “In questo periodo”, continua Luxa, “stiamo partecipando a tutti i briefing del martedì delle Nazioni Unite per cercare di avere un quadro aggiornato delle condizioni che potremo trovare al di là della frontiera. Purtroppo ci giungono notizie di saccheggi anche a mano armata”. Una precauzione che il convoglio di Emergency, partito da Amman e guidato da Gino Strada (già distribuiti 3 tonnellate di materiali sanitari nell?ospedale di Karbalà, 90 chilometri da Bagdad), ha deciso di non prendere così come il cartello di 30 associazioni facenti riferimento al Tavolo di solidarietà con le popolazioni dell?Iraq. Luca Barletti, Stefano Kovac e Marco Bertotto sono i tre cooperanti di Terre des Hommes e Ics che dopo quattro giorni di trafila burocratica in Giordania, “quando siamo andati a parlare con l?ufficio americano dell?ambasciata, l?Humanitarian assistance coordinator centre, ci siamo addirittura trovati di fronte dei personaggi che non mi sento di escludere fossero della Cia”, ricorda Luca, sono riusciti a mettersi in marcia con un carico di materiale del valore di 17.500 euro.
Un bottino che potrebbe far gola alle bande armate che imperversano lungo le strade irachene, malgrado i check-point americani “che ci hanno costretto a impiegare 11 ore da Karbalà a Bagdad”, precisa Maso Notarianni, portavoce di Emergency. Luca Barletti e i suoi compagni hanno viaggiato sotto il cappello del Tavolo, anche se in realtà il costo della missione è stato finanziato solo da Terre des hommes, Ics e Un Ponte per (rispettivamente con 50mila, 15mila e 15mila euro). “Speriamo che le altre associazioni che hanno sottoscritto l?accordo”, interviene Marina Rini dalla sede milanese di Tdh, “trovino gli strumenti per contribuire allo sforzo”. Come potrebbe fare presto Intersos che ha appena inviato in Iraq una squadra di due cooperanti guidata da Lucio Melandri. “Non ci sentiamo di criticare chi ancora non si sente di andare a Bagdad”, spiega Nino Sergi, presidente dell?ong, “abbiamo sensibilità diverse. Fine della polemica”. Polemica che però rimbalza subito in Italia. Ad accendere la miccia è il ministro degli Esteri, Franco Frattini che ha annunciato l?invio di aiuti umanitari “sotto scorta armata”. “Le ong abituate a gestire situazioni di conflitto sanno che le azioni umanitarie in divisa generano paura e reazioni incontrollabili”, commentano all?unisono i portavoce del Forum del Terzo settore, Edoardo Patriarca e Giampiero Rasimelli, supportati dall?intervento di Sergi che dice: “Aiuti scortati? No. Le forze armate si devono limitare a mantenere l?ordine pubblico”.
Infine, il capitolo finanziamenti. Il panorama delle ong ancora una volta è variegato: il portavoce del Tavolo, Fabio Alberti (Un ponte per) ha da tempo blindato la porta a contribuiti governativi, secondo Sergi (Intersos, aderente al Tavolo) “il problema non si pone visto che il governo non può versare denaro, ma deve passare attraverso le Nazioni Unite, che poi potrebbero finanziare le ong”; anche Emergency dice no alla Farnesina, ma intanto tira le orecchie al coordinamento del Tavolo perché “non ha senso fare raccolte fondi sul problema Iraq in modo generico, bisogna farlo sulle soluzioni del problema”; quindi dal Cesvi rendono noto che “non ci interessa da dove vengano i finanziamenti, l?importante è soccorrere, in modo indipendente, chi ha bisogno”. Tanta solidarietà, in ordine sparso.
Info:
Gesti non parole
Per sostenere l?azione umanitaria in Iraq,
ecco riferimenti postali e bancari:
Caritas: causale ?Emergenza in Iraq?, c/c postale n. 347013 e c/c bancario n. 5000X34, Abi 05696 – Cab 03202 Banca popolare di Sondrio, Ag. Roma 2
Un ponte per: c/c postale n. 507020 e c/c bancario n. 108080, Abi 05018 -Cab 03200 presso Banca Etica
Terre des hommes: causale ?Progetto Bagdad?, c/c postale n. 321208 e c/c bancario n. 10303 S, Abi 05040 – Cab 01608, Banca AntonVeneta Ag. 22 Milano
Croce Rossa Internazionale: donazioni online dal sito:
International Committee of the Red Cross
Save the children: causale ?Emergenza Iraq? c/c postale n. 43019207 e c/c bancario n. 60002707, Abi 03223 – Cab 03211, Banca Unicredit
Sermig-Arsenale della pace: causale ?Un ponte aereo per l?Iraq? c/c postale n. 29509106
Unicef: causale ?Per i bambini iracheni” c/c postale n. 745.000 e c/c bancario n. 505010, Abi 5018 – Cab 12100, Banca Etica
Cesvi: causale ?In Iraq per la gente” c/c postale n. 324244 e c/c bancario n. 40440, Abi 5428 – Cab 11101, Banca Popolare di Bergamo – Credito Varesino
Emergency: causale ?Farmaci Iraq?’ c/c postale n. 28426203 e c/c bancario n. 713558 Cab 01600 – Abi 5387, Banca Popolare dell’Emilia, agenzia di Milano
Avsi: causale ?Pace in Medioriente?’ c/c postale n. 522474 e c/c bancario n. 2000 Cab 1654 – Abi 5584, Banca Popolare di Milano
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