Mondo
Iraq, Unhcr: sempre più persone in fuga dalle violenze
Ogni mese circa 40mila iracheni in arrivo nella sola Siria
di Redazione
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) esprime preoccupazione per il continuo aumento della popolazione in fuga dall’Iraq, sia all’interno sia all’esterno del paese, a causa della violenza e del deteriorarsi delle condizioni di sicurezza. In particolare, l’Agenzia stima che ogni mese circa 40mila iracheni continuano ad arrivare nella sola Siria.
Secondo le stime dell’Agenzia – che si fondano su dati provenienti da diverse fonti – dalla caduta del precedente regime nel 2003, 754mila iracheni sono diventati sfollati interni, circa 365mila dei quali a partire dal febbraio scorso in seguito alle violenze innescate dai bombardamenti di Samara. Circa 800mila avevano abbandonato le proprie aree d’origine prima del 2003, pertanto complessivamente oltre 1,5 milioni di persone sono attualmente sfollate all’interno dell’Iraq. Altre 20mila persone sono “temporaneamente” sfollate, in attesa della fine delle operazioni militari in corso nelle loro regioni. Gli iracheni che invece si trovano in altri paesi della regione – soprattutto in Giordania e Siria – sono 1,6 milioni, alcuni dei quali da dieci anni o più, e ogni mese circa 40mila iracheni continuano ad arrivare nella sola Siria.
Altre decine di migliaia di persone si stanno trasferendo in Turchia, Libano, Egitto, negli stati del Golfo e in Europa. Su circa 40 nazionalità di provenienza di richiedenti asilo nei paesi europei nella prima metà del 2006, gli iracheni sono al primo posto con più di 8.100 domande presentate. Le statistiche fornite da 36 paesi industrializzati per i primi sei mesi del 2006 indicano un aumento del 50 per cento nelle domande d’asilo di iracheni rispetto allo stesso periodo del 2005.
Se lo scorso anno, più di 50mila iracheni hanno fatto ritorno nel proprio paese dai paesi vicini, quest’anno i rimpatri sarebbero stati solo circa mille, mentre sono molti di più coloro che partono.
Inoltre l’UNHCR ribadisce la propria preoccupazione riguardo alle numerose minacce subite da migliaia di rifugiati palestinesi in Iraq – a Baghdad e lungo i confini con Siria e Giordania. Nel 2003, l’Agenzia aveva registrato 23mila palestinesi in Iraq, su un totale stimato di 34mila. Circa 20mila di loro si troverebbero ancora nel paese. Per molti palestinesi si tratta dell’unica soluzione possibile. L’UNHCR esprime grave preoccupazione per le condizioni dei rifugiati palestinesi che si trovano in Iraq e per la difficoltà nel fornire loro adeguata protezione. È responsabilità del governo iracheno e delle forze di coalizione garantire protezione, in particolar modo a quei rifugiati in Iraq che non hanno possibilità di ottenerla in altri paesi.
Molti palestinesi cercano di raggiungere i paesi confinanti, in primo luogo Siria e Giordania, ma entrambi questi paesi hanno chiuso i loro confini ai palestinesi. L’UNHCR richiede con forza agli stati confinanti di mantenere aperti i loro confini nei confronti dei rifugiati palestinesi provenienti dall’Iraq e di dimostrare ancora una volta la consueta generosità e l’impegno umanitario che potrebbe rappresentare la salvezza per molti palestinesi che si trovano in pericolo. L’Agenzia si appella agli altri paesi arabi, all’interno ed all’esterno della regione, invitandoli ad accogliere alcuni dei palestinesi che si sentono costretti a fuggire dall’Iraq.
L’UNHCR considera inoltre urgentemente necessari il sostegno e l’attenzione della comunità internazionale per trovare almeno una soluzione temporanea alla situazione dei rifugiati palestinesi provenienti dall’Iraq. Alla luce di quanto sta accadendo, infatti, il ritorno in Iraq non costituisce una soluzione possibile per i rifugiati palestinesi, almeno fino al momento in cui le condizioni di sicurezza non si saranno ristabilite.
Quanto invece alla situazione dei cristiani iracheni, l’UNHCR non ha registrato un aumento degli arrivi e delle registrazioni di cristiani iracheni nei paesi confinanti con l’Iraq. In Siria, la proporzione di cristiani iracheni registratisi presso l’UNHCR nel corso degli ultimi sei mesi è diminuita. Ad ogni modo, la situazione dei cristiani iracheni non dà segni di miglioramento. Sebbene la maggior parte delle difficoltà e delle molestie che essi subiscono sia sintomatica della situazione di generale insicurezza e violenza in Iraq, i membri della minoranza cristiana sono stati in passato obiettivi specifici di violenze
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