Famiglia

Istat: in Italia meno figli di quelli desiderati

Gli italiani desiderano in media 2,1 figli anche se oggi il livello di fecondità è 1,3 figli per donna

di Redazione

In Italia, si fanno meno figli di quanti se ne desiderino. Il numero medio desiderato, infatti, è pari a 2,1, molto più alto degli attuali livelli di fecondità (1,3 figli per donna) e non varia molto tra le diverse zone del Paese.
È quanto emerge dal volume ?Strutture familiari e opinioni su famiglia e figli?, che presenta alcuni risultati dell’indagine ?Famiglia e soggetti sociali? svolta dall’Istat nel novembre 2003 su un campione di oltre 19mila famiglie per un totale di circa 49mila individui. Una persona su quattro ha dichiarato di avere intenzione di avere un figlio nei tre anni successivi all’intervista. A escludere tale possibilità sono un po’ più le donne che gli uomini (48% contro il 42%).

Naturalmente, sottolinea l’Istat, le intenzioni di fecondità sono legate all’età. Se al di sotto dei 25 anni sono poche le donne (18,6%), e ancor meno gli uomini (6%), che si sentono pronti ad avere un figlio, nelle classi d’età successive tale quota aumenta rapidamente fino a toccare un massimo per le donne tra 25 e 29 anni (53,1%) e per gli uomini tra 30-34 anni (51,7%).
Più uomini che donne con più di 35 anni, poi, dichiarano di volere avere figli nel breve periodo. Sono soprattutto gli uomini (76,4%) e le donne (69,6%) in coppia senza figli a considerare la possibilità di avere un figlio entro tre anni dall’intervista. Seguono le persone sole (36,9%) e coloro che vivono ancora nella casa dei genitori (21,2%).

Infine, tra quanti sono già genitori, solo il 16,5% desidera altri figli. Avere figli in futuro, come progetto di più lungo periodo, interessa il 42,4% degli uomini e il 29,7% delle donne che non prevedono di dare alla luce un bambino a breve e riguarda soprattutto i più giovani (quasi il 90% sotto i 25 anni e oltre il 75% tra 25-29 anni).
A livello territoriale, l’intenzione di avere un figlio a breve interessa di più i residenti nel Centro (27%) e nelle aree metropolitane (28,4%) e di meno quelli nel Nord-Ovest (24,3%) e nei piccoli comuni fino a 2.000 abitanti (20,9%).
Del 71,2% di persone che non intendono avere figli nel breve periodo, le intenzioni di fecondità per il futuro, oltre a essere più diffuse tra le persone del Mezzogiorno e meno tra quelle del Nord-Ovest (circa il 37% contro il 34,3%), sono anche espresse dai primi con una maggiore convinzione. Dichiara, infatti, di voler certamente un figlio in futuro oltre il 15% delle persone nel Mezzogiorno contro il 10,9% nel Nord-Ovest.

L’arrivo di un figlio, per un’elevata percentuale di persone in coppia, comporta un peggioramento sia della situazione economica (51,1%), sia della possibilità di fare cio’ che si vuole (46%), nonché -soprattutto per le donne- delle proprie opportunità di lavoro (34,5%).
D’altro canto, però, oltre il 60% delle persone in coppia ritiene che l’arrivo di un bimbo accrescerebbe la gioia e la soddisfazione ricevute dalla vita, il 35,5% pensa che ciò determinerebbe anche un avvicinamento con il partner. La maggior parte degli intervistati, invece, non si aspetta conseguenze importanti sull’opinione che le persone circostanti hanno di loro (75,9%), sulla vita sessuale (70,5%), sulla vicinanza con i genitori (68,1%) e sulle certezze nella vita (60,3%).

Ma la decisione di avere un figlio è in parte legata a fattori economici ritenuti molto o abbastanza importanti dal 45,2% delle persone in coppia. Seguono anche l’aiuto del partner (38,3%) e il lavoro (36,3%). Per la maggior parte delle coppie (oltre il 60%), invece, le condizioni abitative, l’aiuto nelle attività di cura dei figli da parte di altri familiari non conviventi, il lavoro del partner, la salute sono poco o per niente importanti.
Inoltre, la rete delle relazioni parentali e amicali, che rappresenta molto spesso anche un potenziale bacino di sostegno alla famiglia nel caso di bisogno di aiuto, è generalmente non contraria alla scelta da parte della coppia di avere un figlio. Tuttavia, solo una parte delle persone in coppia intervistate sottolinea l’accordo degli amici (33,4%) e dei genitori (38,6% la madre e 32,6% il padre), non evidenziando dunque una forte pressione sociale e familiare nei confronti della genitorialità.

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