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Cooperazione & Relazioni internazionali

Griffini: «Una cabina di regia per aiutare i bambini»

Ai.Bi. lancia un appello per accogliere i minori sopravvissuti al dramma di Lampedusa. Ciò che manca, sottolinea il Presidente dell'Associazione, è l'impegno del Governo a organizzare lo smistamento degli ospiti del Centro di Prima Accoglienza

di Francesco Mattana

Amici dei Bambini è in prima linea sul dramma di Lampedusa, per affrontare l’emergenza migranti.  In pochi giorni ha creato il progetto “Bambini in alto mare”, che punta sulle famiglie e sulla loro capacità di accoglienza, di offrire spazi e affetto. 
 
Il progetto parte da una Comunità di Pronta Accoglienza per minori stranieri non accompagnati, capace di intervenire entro 24 ore dalla segnalazione, poi però l’iniziativa si svilupperà con un sistema di accoglienza articolato: comunità mamma bambino, centri per i minori, ma soprattutto una rete di famiglie volontarie – supportate dalle 15 sedi Ai.Bi. sul territorio italiano – pronte a offrire la loro ospitalità, a prestare servizio e assistenza e ad accogliere in affido. Un operatore specializzato seguirà ogni nucleo familiare formato da mamma e figlio, così come ciascun bambino che verrà accolto. 
 
All’indomani dell’appello pubblicato sul sito di Ai.Bi.  molte famiglie hanno già risposto, vogliono sapere cosa possono fare e come farlo.  Ciò che purtroppo manca, sottolinea il Presidente di Ai.Bi. Marco Griffini, è «una cabina di regia che dia risposte più chiare alle Associazioni come la nostra impegnate sul campo». Ma chi deve farsi carico di coordinare le varie forze? «L’iniziativa deve partire dal ministero dell’Integrazione e delle Politiche Sociali. Il problema non sono i soldi, da questo punto di vista  possiamo arrangiarci da soli senza scomodare il Governo. La questione, molto più grave, è che non sono ancora arrivate indicazioni su come smistare gli ospiti del Centro di Prima Accoglienza». 
 
Le Associazioni, insomma, non rimangono con le mani in mano e lo hanno già dimostrato in molti altre situazioni di emergenza. La differenza, sottolinea Griffini, «è che in passato abbiamo lavorato in contesti più organizzati, ci era data la possibilità di fronteggiare immediatamente i problemi». Perché, ribadisce, «non è certo la generosità della gente comune quella che manca. È bastato lanciare il primo annuncio del progetto e la risposta è stata subito enorme, da tutta Italia».
 
“Bambini in alto mare” è anche un progetto più ampio, che avrà due altre linee guida fondamentali: la prevenzione (lavorando nei luoghi di partenza dei migranti, per monitorare i minori in stato di abbandono, sostenere le famiglie ed evitare la loro disgregazione) e il rimpatrio assistito (ove il minore lo scelga Ai.Bi. si adopererà per favorire il ricongiungimento familiare).
 
L’appello di Ai.Bi. è rivolto a:
-famiglie disposte ad accogliere in affido un bambino straniero non accompagnato; 
-persone disposte ad offrire temporaneamente la disponibilità di una casa libera, una stanza, qualche posto letto per accogliere una mamma sola con il suo figlioletto; 
-chiunque sia disponibile a impegnarsi come dialogatore volontario, promotore del progetto “Bambini in alto mare” nelle piazze e attraverso il porta a porta per convincere tutti i cittadini italiani a fare qualcosa
-chi può offrire un sostegno economico, con una donazione o attivando un Sostegno senza distanza.
 
 
 
 


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