Adozioni Internazionali

Vicenda congolese e stallo italiano

di Redazione

Sono appena rientrate dal Congo le 24 famiglie italiane recatesi là, insieme a tante altre di vari Paesi, per incontrare il bambino che avevano conosciuto solo in foto e che sarebbe diventato loro figlio. Il viaggio della speranza si è concluso con un esito nullo. L’autorità centrale congolese per le adozioni internazionali infatti ha bloccato le procedure in corso verso tutti i Paesi di accoglienza, temendo un traffico illecito di bambini da parte di qualche famiglia una volta rientrata nel proprio Paese. Il 4 dicembre il ministro Cécile Kyenge aveva assicurato un pronto intervento per una rapida soluzione del caso. La dichiarazione rasserenò gli animi degli interessati anche perché il ministro ricopre l’incarico di presidente della Commissione per le adozioni internazionali del nostro Paese. Tuttavia le famiglie sono tornate senza figlio adottivo. La vicenda del Congo è purtroppo emblematica di una situazione di stallo che ha caratterizzato nell’ultimo periodo l’operato della Commissione italiana per le adozioni internazionali. Era noto, infatti, che a dicembre si sarebbe dovuto sostituire la vice presidente, determinante figura operativa e interlocutrice per eccellenza delle organizzazioni autorizzate ad accompagnare le future famiglie adottive. Tuttavia il governo non ha ancora provveduto a sostituire Daniela Bacchetta, magistrato competente e appassionato. Eppure era ed è urgente proseguire il lavoro sulle diverse tematiche (dalla nuova legge per le adozioni alla totale deducibilità delle spese sostenute dalle famiglie adottanti) e ricercare un’efficace soluzione concertata per la vicenda congolese. E dire che sul piano internazionale l’Italia ha un ruolo di tutto rilievo, sia perché è il secondo Paese al mondo per numero di adozioni concluse (dopo gli Usa), sia perché il “sistema Italia” delle adozioni è considerato un modello per tante nazioni. Quando ci sono intoppi, a farne le spese sono prima di tutto i bambini presenti (talvolta parcheggiati) negli istituti di accoglienza che attendono una mamma e un papà che diano loro un futuro ricco anche del calore di una famiglia. Ritardare gli interventi è davvero grave.


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