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Sanità & Ricerca

Contucci (Airc): «Brava Emma, guarirai»

«Io non sono la mia malattia, continuerò la mia vita», ha detto la Bonino rivelando di avere un tumore. Per il direttore generale di Airc «questo è l'atteggiamento giusto, chi affronta il cancro con coraggio e affidandosi alle terapie ha le migliori probabilità di uscirne vincitore». Anche perché la ricerca ha reso questo male sempre più curabile

di Gabriella Meroni

«Dobbiamo tutti sforzarci di essere persone e di voler vivere liberi fino alla fine, insomma io non sono il mio tumore e voi neppure siete la vostra malattia, dobbiamo solamente pensare che siamo persone che affrontano una sfida che è capitata». Così Emma Bonino qualche giorno fa, dando al mondo l’annuncio di essere stata colpita da un tumore al polmone e di doversi curare per almeno sei mesi. Un’affermazione coraggiosa, la sua, che è stata molto apprezzata da migliaia di malati (che le hanno anche scritto attraverso internet e i social network), ma anche dai responsabili delle associazioni che si occupano di ricerca contro il cancro, prima tra tutte Airc. «Quello di Emma Bonino è l’atteggiamento migliore, quello che in molti casi aiuta i malati di cancro a guarire», dice il direttore generale Niccolò Contucci. «Infatti, anche se non è dimostrato scientificamente, tutti i clinici osservano che chi affronta il cancro con coraggio e determinazione, affidandosi con fiducia alle cure dei medici, ha migliori possibilità di farcela». E mentre sottolinea che proprio grazie ai progressi della ricerca oggi le percentuali di remissione dal cancro per le donne sono arrivate al 63% (anche se per alcune forme sono più alte e per altre, come per esempio il tumore al polmone, più basse), Contucci incorona Emma Bonino “testimonial ideale” ed esempio da seguire per tutti i malati italiani. «Da una donna coraggiosa come lei non mi aspettavo niente di diverso», conclude, «ma la ringrazio per le sue parole e per averci dimostrato qual è il giusto modo di affontare il cancro, che deve essere considerato non più una condanna ma per quello che è: un’evenienza, certo non piacevole, che può capitare nella vita. E dalla quale è possibile uscire, magari più forti di prima». 


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