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Famiglia & Minori

Minori: caro Iacona, tu quoque vittima dei luoghi comuni

Le critiche del Cnca alla puntata di "Presa diretta" dedicata ai minori fuori famiglia: «meritavano un servizio migliore». Proprio per dire basta agli stereotipi e alla disinformazione le associazioni lanciano il manifesto #5buoneragioni

di Antonietta Nembri

Rinunciare agli stereotipi e sostenere davvero la cultura dell’infanzia e dell’adolescenza. Ma anche ascoltare i bambini e i ragazzi, dare centralità ai loro diritti e garantire a ciascuno il diritto a un progetto per sé. Sembrano affermazioni ovvie. Ma non lo sono. Basta vedere come vengono costruite trasmissioni anche di inchiesta (l'ultima nel mirino è "Presa diretta" di Iacona) o le “sparate” dei politici, tra le più recenti quella di Salvini alla trasmissione “Che tempo che fa” per rendersi conto che quando si parla di minorenni allontanati dalla propria famiglia sembra di assistere a una puntata di “Chi la spara più grossa”.

Proprio per questa ragione un pool di organizzazioni (Agevolando, Cismai, Cnca, Cncm, Progetto Famiglia e Sos Villaggi dei Bambini) da luglio scorso ha dato vita a un manifesto “#5buoneragioni per accogliere i bambini che vanno protetti” che oggi, giovedì 29 gennaio fa tappa a Milano, Torino, Bologna, Napoli, Bari e Palermo per un tour di conoscenza e approfondimento dei temi partendo dai dati di realtà. Tour che si concluderà il 9 marzo a Firenze, all’Istituto degli Innocenti.
E che ci sia la necessità di far conoscere numeri e dati reali ce n’è assolutamente bisogno. Basti pensare che in base ai dati reali il costo di un minore in comunità varia  dai 125 ai 151 euro giorno, mentre le rette erogate da Comuni e Regioni spaziano dai 69,75 euro giorno di Roma ai 118 di Veneto ed Emilia Romagna. Insomma ben lontani dai 400 euro sparati da Salvini in Tv .

Per non parlare del fatto che i dati reali e le ragioni dell’allontanamento dei bambini dalle proprie famiglie non trovano spazio nelle trasmissioni e che invece sia più facile scivolare in luoghi comuni che vedono la contrapposizione per esempio di affido familiare e in comunità, dimenticando che i due strumenti sono complementari e devono essere scelti in base alle reali necessità e ai bisogni del minore. Un altro luogo comune è che ci sia il rischio che un bambino venga allontanato dalla propria famiglia per ragioni economiche (eventualità vietata dalla legge). Liviana Marelli, del Cnca denuncia amareggiata che «La trasmissione “Presa diretta”, nella puntata di domenica 25 gennaio, non ha aiutato i cittadini a comprendere la questione dei minorenni allontanati dalla propria famiglia. Anzi, ha prodotto nuovo allarme sociale, alimentando ancor più le paure di chi ha bisogno di aiuto, ma teme i servizi sociali».

Il pool di associazioni che ha dato vita a #5buoneragioni alle parole in libertà contrappongono i dati reali che rivelano che le ragioni principali di allontanamento sono: per il 37% inadeguatezza genitoriale (incapacità grave di rispondere ai bisogni evolutivi dei propri figli), segue per il 12% maltrattamento e incuria come anche abuso sessuale o violenza assistita; infine c’è anche un 9% di minori allontanati per problemi di dipendenza di uno o entrambi i genitori
e un 8% problemi di relazioni all’interno della famiglia.
Inoltre da non trascurare il fatto che in Italia i minorenni allontanati dalla famiglia di origine rappresentano il 3 per mille del totale contro il 9 per mille della Francia e l’8 per mille della Germania.

Inoltre gli allontanamenti sono diminuiti. Gli ultimi dati dicono che i bambini e i ragazzi da 0 a 17 anni fuori dalla famiglia di origine accolti in famiglie affidatarie e comunità residenziali sono 28.449 (dati al 31 dicembre 2012) in diminuzione rispetto alla rilevazione dell’anno precedente in cui erano 29.388. Risulta stabile il dato dei minori in comunità 14.255 (di questi il 30% sono stranieri di cui la metà “non accompagnati”).
In una nota seguita alla trasmissione di Iacona, il Cnca sottolinea che «Il numero di 40mila che si sente più volte nella trasmissione è destituito di ogni fondamento. Oltretutto, non è mai stato precisato il numero dei minorenni nelle comunità, con il rischio di far intendere allo spettatore che tutti coloro che sono “fuori famiglia” sono ospitati in tali strutture».
Andando a prendere i dati dell’ultimo rapporto del Centro nazionale Affidamenti famigliari e collocamenti in comunità (pubblicato nel numero 31 della collana del ministero del Lavoro e delle politiche sociali) si vede che dei 28.449 minori fuori famiglie, 14.194 sono in affido.

Quello che però ha più colpito negativamente chi si occupa di accoglienza dei minori è che «Presa diretta ha costruito un teorema: siccome c’è la crisi economica, le famiglie hanno serie difficoltà economiche e lo stato non le sostiene, allora gli allontanamenti dei figli sono motivati da ragioni economiche. Sarebbe bastato farsi una chiacchierata con un paio di operatori di organizzazioni autorevoli impegnate nella difesa dei diritti dei bambini per capire che questa tesi non sta in piedi – sottolineano al Cnca -. Per quanto non si possa escludere del tutto che in qualche sporadico caso questa decisione – sbagliando – venga presa, il sistema di presa in carico dei minorenni non opera normalmente in questo modo».

Liviana Marelli conclude osservando che «La beffa forse maggiore è che proprio il Cnca, come molti altri soggetti che promuovono comunità e reti per l’affido, denuncia da anni la totale assenza, nel dibattito politico nazionale e nelle priorità della politica, del tema delle famiglie e dei minorenni. Così come abbiamo proposto in ogni sede politica e tecnica la definizione di criteri stringenti per accreditare le comunità per minori (precisi standard qualitativi e numero massimo di ospiti fissato a 10), controlli rigorosi, periodici e a sorpresa, un forte rafforzamento dell’affido dove questo è penalizzato dalle istituzioni locali».


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