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Cooperazione & Relazioni internazionali

Burundi: in carcere giornalista che indaga su uccisione suore italiane

Il direttore della radio indipendente RPA, Bob Rugurika, è accusato di “complicità di omicidio” delle tre suore italiane uccise nel settembre 2014 a Bujumbura

di Redazione

Per Bob Rugurika, l’omicidio di Lucia Pulici, Olga Raschietti e Bernardetta Boggian (in foto), uccise barbaramente nel loro convento a Bujumbura il 7 settembre 2014, era diventato un chiodo fisso. Mai si era lasciato convincere dalla versione ufficiale della polizia burundese, secondo la quale le tre suore furono uccise da un uomo con disturbi mentali che aveva agito da solo per motivi personali.

Rugurika è direttore della Radio Publique Africaine (RPA), un’emittente radiofonica da sempre considerata dal regime burundese uno strumento dell’opposizione, e in particolar modo del suo fondatore, Alexis Sinduhije, che nel 2009 ha creato un nuovo partito politico chiamato Movimento per la solidarietà e la democrazia, per poi presentarsi alle elezioni presidenziali del 2010.

L’inchiesta portata avanti negli ultimi mesi da Rugurika e mandata in onda a metà gennaio, include un’intervista realizzata a uomo che pretende di aver di aver partecipato all’omicidio delle suore italiane per conto dei servizi segreti burundesi. Un’accusa gravissima che è valsa al direttore di RPA una convocazione il 20 gennaio scorso negli uffici del procuratore generale che gli ha chiesto di rivelare la sua fonte.

Dopo sette ore di interrogatorio e di fronte al rifiuto di rivelare la sua fonte, Rugurika è stato incarcerato nella prigione centrale di Mpimba con l’accusa di “violazione del segreto di istruttoria” e soprattutto di “complicità di omicidio”. Questa settimana la procura di Bujumbura dovrebbe formulare le accuse. Se confermate, il giornalista burundese rischia fino a 20 anni di carcere.

Secondo la ricostruzione fatta dal settimanale panafricano Jeune Afrique, all’indomani del suo arresto, l’associazione burundese per la protezione dei diritti umani e delle persone detenute (Aprodh) rivela che Rugurika è stato trasferito al centro di detenzione di Muramvya, a circa 30 chilometri dalla capitale, e noto per accogliere detenuti lontano dagli sguardi indiscreti della società società civile e dei media burundesi. “I miei informatori alla prigione di Mpimba mi hanno telefonato per annunciarmi il trasferimento di Rugurika a Muramvya”, ha dichiarato Pierre Claver Mbonimpa, presidente dell’Aprodh e giornalista presso la radio indipendente Bonesha, già incarcerato nel 2014 per attentato contro la sicurezza dello Stato.

La notizia si sparge in tutta la capitale, convincendo parenti, giornalisti e una piccola delegazione delle Nazioni Unite a prendere la direzione di Muramvya con l’obiettivo di incontrare il direttore di RPA. Dopo ore di trattative, la moglie di Rugurika, contrariamente ai suoi avvocati, viene autorizzata ad incontrarlo. “Sta bene” rivelerà Nadia. Ma la paura è stata tanta. Durante il trasferimento al carcere di Muramvya, Rugurika avrebbe chiesto ai poliziotti “se lo avrebbero ucciso”. Dopo 24 ore trascorse in una cella di isolamento di due metri su tre e senza finestra, oggi le condizioni di incarcerazione del giornalista burundese sono state alleggerite, con la possibilità di avere una radio e ricevere visite al contagocce.

I giornalisti di Radio France Internationale (RFI) hanno incontrato un uomo “totalmente trasformato e molto combattivo”. “Non ho il diritto di perdere il morale, sono pronto a battermi fino in fondo”, ha dichiarato Rugurika, che spera ormai di essere rilasciato in libertà condizionata. Per il pubblico ministero burundese, il rilascio è condizionato all’identificazione della persona intervistata da Rugurika. “Questa persona deve essere a messa a disposizione della procura, e solo allora Bob potrà godere della libertà condizionata”, ha assicurato la portavoce della giustizia burundese, Agnès Bangiricenge.

La speranza di vedere il direttore di RPA rilasciato è minima. Secondo alcuni osservatori, è molto probabile che Rugurika rimanga in carcere almeno fino al 26 maggio, data delle prossime elezioni legislative, alle quali seguiranno le presidenziali previste nel mese di giugno.


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