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Eroe è chi fa un passo oltre il proprio passo carraio

Ecco cosa ci suggerisce la neve di questi giorni. Gli eroi che ci servono sono quelli che fanno un passo oltre il proprio passo carraio, e che ogni mattina si alzano dal letto disposti a fare qualcosa per gli altri, anche se magari quel giorno non ne hanno voglia

di Luca Doninelli

Nel romanzo La strada di Cormac McCarthy, alla domanda su quale sia stata l’azione più coraggiosa compiuta nella sua vita, il protagonista dopo aver sputato un grumo di sangue risponde: alzarmi questa mattina.

L’abbondante nevicata della scorsa notte mi ha fatto tornare alla memoria questa frase. Scuole chiuse, paesi isolati, strade impraticabili, i comuni senza un soldo per pagare gli spalatori.

Dieci anni fa notizie come queste avrebbero suscitato in noi gente del nord commenti ironici: queste erano cose che succedevano solo nel sud, dove tutti aspettavano la manna dal cielo (così pensavamo) e nessuno voleva rimboccarsi le maniche.

Adesso è così un po’ dappertutto, a nord come a sud. Se i comuni non hanno i soldi per pagare gli spalatori, allora meglio chiudere le scuole, tanto è venerdì, così risparmiamo sul riscaldamento e anche sugli spalatori: e tutti saranno più contenti.   

Ecco perché ho citato la frase di McCarthy. Se i film che la tv mette in onda continuamente ci presentano eroi capaci di compiere azioni mirabolanti (con annesse uccisioni in doppia cifra), ci pare un po’ mancante quell’eroismo quotidiano che ci rende capaci di azioni semplici, come spalare senza nessun compenso la neve non solo dall’ingresso della mia casa e o del mio negozio, ma anche per esempio dalla casa del mio vicino.

A far così, si rischia la figura dello scemo del villaggio, perché ormai anche dalle nostre parti chi fa qualcosa gratis per qualcun altro diventa spesso oggetto di sospetti. Perché lo farà? I casi sono due: o è scemo oppure avrà il suo interesse.

Chi agisce gratuitamente ci insospettisce perché il suo interesse non è visibile, non è alla luce del sole. E ogni giorno che passa diventiamo sempre meno capaci di concepire un’azione che sia semplicemente disinteressata.

Eppure basterebbe un istante di riflessione per renderci conto che la gratuità, il disinteresse, sono un elemento fondamentale del benessere e, quindi, produttrici non solo di civiltà ma anche di economia.

Se spalo la neve solo davanti al mio negozio sarà più difficile raggiungerlo, visto che tutt’intorno la neve resta alta e il passaggio disagevole. Quindi, ne avrò un danno anch’io.

Se chiudo la scuola per un giorno risparmierò un giorno di corrente elettrica e farò contenti bambini e insegnanti, però resterà un giorno di lavoro in meno, un giorno in cui non avremo costruito niente, e ci ritroveremo lunedì con un problema in più, perché le cose lasciate indietro si ripresentano sempre.

L’eccessiva cura del nostro esclusivo interesse ci impoverisce a poco a poco. Se un poliziotto pensa solo a quanto ci guadagna a fare quel che fa, senza mai pensare al servizio che svolge (lo stesso dicasi per un medico, un parlamentare, e così via) non solo sarà un cattivo poliziotto, ma la spesa per la sicurezza risulterà alla fine più alta.

La questione, come si vede, è culturale. Un pensiero limitato al tornaconto risulta, alla fine, improduttivo perché la mancanza di un collante sociale (chiamo così la fiducia reciproca, la persuasione che il bene dell’altro contribuisce al mio bene, ecc.) produce costi sociali di fronte ai quali ogni spending review fa l’effetto di una porta in più aperta alla corruzione, alla mafia, al caos.

Ecco cosa ci suggerisce la neve di questi giorni. Gli eroi che ci servono sono quelli che fanno un passo oltre il proprio passo carraio, e che ogni mattina si alzano dal letto disposti a fare qualcosa per gli altri, anche se magari quel giorno non ne hanno voglia.

 

da Il Giornale di Brescia del 7 febbraio 2015


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