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Cooperazione & Relazioni internazionali

Abu Dhabi: Louvre e Guggenheim costruiti sulla pelle degli immigrati

Violenze gravissime ed espulsione dal Paese, per gli operai immigrati che protestano contro le condizioni drammatiche di lavoro, nel cantiere multimiliardario in cui sorgeranno, ad Abu Dhabi, il Guggenheim, il Louvre e la New York University. Lo rivela un rapporto di Human Rights Watch

di Ottavia Spaggiari

Sembra che sarà costruito su violenza e abusi sistematici dei lavoratori, il nuovo centro culturale attualmente in costruzione ad Abu Dhabi e che, proprio qui, dovrebbe ospitare diverse prestigiose istituzioni, tra cui le nuove sedi del Louvre e del Guggenheim, oltre anche al Zayed National Museum e alla succursale mediorientale della New York University (NYU).

A cinque anni dalle prime denunce sullo sfruttamento dei lavoratori di Saadiyat Island, l’isola su cui sono costruiti i cantieri del nuovo hub culturale della città, un rapporto di Human Rights Watch, pubblicato martedì, rivela le condizioni disumane a cui, ancora oggi sono spesso costretti i lavoratori immigrati. Ancora oggi troppo spesso, gli operai che provano a protestare contro le condizioni di lavoro estreme e insicure dei cantieri, rischiano di essere arrestati e deportati.

Il rapporto esce contestualmente ad un’indagine delle Nazioni Unite sulle condizioni dei lavoratori migranti negli Emigranti Arabi. Secondo lo Human Rights Watch, gli Emirati Arabi sono complici dello sfruttamento dei lavoratori. 15 dei lavoratori immigrati che avevano preso parte a degli scioperi, tra il 2013 e il 2014, per protestare contro le condizioni di lavoro a cui erano costretti, hanno dichiarato di essere stati deportati, dopo che i loro datori di lavoro si erano messi d’accordo con le autorità. Secondo la testimonianza di un operaio, riportata nel rapporto, circa 500 lavoratori sono stati espulsi e deportati nei propri Paesi d’origine dopo aver partecipato a uno sciopero. A gran parte degli immigrati che lavorano nei cantieri viene ritirato il passaporto.

Sotto la lente di Human Rights Watch anche le situazioni in cui gli operai sono costretti a vivere, spesso stipati in spazi angusti, in condizioni da accampamento. L’organizzazione chiede al governo di adottare misure severe che impediscano la confisca del passaporto e la deportazione dei lavoratori che partecipano ad uno sciopero.

Nicholas McGeehan, ricercatore di Human Rights Watch nel Golfo, ha sottolineato il fatto che nessuna delle istituzioni occidentali coinvolte nella costruzione del centro culturale siano intervenute sulle condizioni dei lavoratori che “vivono sotto minacce, sapendo che se si rifiutano di lavorare, potrebbero essere picchiati dalla polizia. Perché il governo francese e la New York University non fanno nulla per condannare questa cosa?”

Il governo degli Emirati Arabi non ha risposto. Lo scorso anno due ricercatori di Human Rights Watch, sono stati espulsi dal Paese, e gli è stato vietato il rientro. La Tourism Development and Investment Company di Abu Dhabi che supervisiona la costruzione del Guggenheim, del Louvre e del Zayed National Museum, di cui il British Museum è consulente ha dichiarato solamente che i risultati del rapporto non “riflettono realmente la realtà dei fatti”.

Il Guggenheim ha dichiarato che una delegazione ha recentemente visitato i cantieri e ha “osservato direttamente gli elevati standard di sicurezza e l’attenzione ad un costante miglioramento”.

In realtà l’ispezione più recente sulle condizioni dei lavoratori, commissionata dalla Tourism Development and Investment Company (TDIC) alla società PCW, ha rivelato che l’azienda non aveva ancora adottato misure davvero efficaci per tutelare i lavoratori. In particolare, la TDIC impone il pagamento di penali, in caso non vengano rispettati i diritti dei lavoratori, solo a 3 delle 6 imprese edili a cui sono state appaltate le costruzioni.


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