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“Hanno visto la nostra barca che affondava, ma non ci hanno soccorso”

Nel tratto di mare tra Turchia e Grecia si moltiplicano le partenze di piccole imbarcazioni stipate di persone in fuga dalla Siria. Ecco una testimonianza preoccupante raccolta dall'attivista per i diritti umani Nawal Soufi

di Redazione

Nel Mare Nostrum i profughi continuano a naufragare e alla tragedia delle tante morti al largo si aggiunge ora l'inquitante pratica dell'omissione di soccorso. "Due imbarcazioni sono partite dalla Turchia il 21 febbraio 2015, nella prima c'erano nove adulti e un bambino, nella seconda una decina di persone. Queste due imbarcazioni sono partite da Ismir verso la Grecia a distanza di poche ore l’una dall’altra, la prima alle due di notte, la seconda solo due ore dopo". E' l'attivista italo-marocchina Nawal Soufi a raccontare la vicenda, dopo avere ricevuto direttamente dalle barche il segnale di Sos tramite un telefono satellitare. In conseguenza del passaparola tra i siriani, Soufi è riconosciuta da quasi due anni il punto di riferimento più affidabile (lo era anche ai tempi d Mare Nostrum) per migliaia di persone che hanno lasciato la Siria a causa della guerra.

"Affonda la prima imbarcazione, le persone finiscono in acqua e la maggior parte di loro non ha il salvagente. Chi di loro ha un salvagente cerca di soccorrere la persona che gli sta accanto, in quel momento vedono la presenza di un’altra imbarcazione che potrebbe essere la loro salvezza, allora cercano disperatamente di segnalare la loro presenza in acqua anche con la luce dei cellulari, ma vedono che la grande nave con un lampeggiante blu che avrebbe potuto soccorrerli, nonostante si accorga di loro, passa accanto omettendo il soccorso", prosegue la narrazione Soufi, cose come le è stata raccontata dalle persone che erano a bordo. "Questa grande imbarcazione potrebbe essere stata una nave del sistema di sorveglia europea dei propri confini Frontex, oppure una barca della Guardia costiera turca o greca?", si chiede. "Uno dei ragazzi riesce a lanciare l'allarme circa alle tre di notte e solo alle 9 del mattino arriverà il primo salvataggio. L’epilogo è drammatico, durante il naufragio muore un ragazzo di nome Mousa, fratello dell’unico bambino a bordo. Un altro cadavere è già arrivato nelle coste proprio in queste ore, e vi è anche un disperso. La seconda imbarcazione, a poche miglia dalle coste greche si spezza, questa non è ancora del tutto affondata quando vede passare una nave militare, alcuni rifugiati a bordo giurano di aver visto bandiera greca sulla nave ma anche in questo caso la nave che poteva soccorrerli se ne va. Nel frattempo la situazione peggiora, tutti finiscono in acqua e solo per caso un peschereccio turco dopo un poco li salverà".


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