Famiglia & Minori

Affido: se è lungo potrà trasformarsi in adozione

Licenziato dalla Commissione Giustizia del Senato un ddl che eviterà di strappare minori da famiglie affidatarie che li accolgono da tempo e con le quali si sono creati legami significativi. Ecco cosa prevede il testo, che le associazioni hanno già promosso

di Gabriella Meroni

La presa di coscienza di un dato di fatto: spesso l’affidamento – istituto per sua natura a tempo determinato – non è più «temporaneo» ma si prolunga, dando origine a rapporti solidi e profondi tra affidato e famiglia che lo accoglie. Questa l’osservazione che sta alla base del ddl 1209, presentato a dicembre 2013 e licenziato nei giorni scorsi dalla Commisione Giustizia del Senato, che dovrebbe approdare in aula domani e che mira proprio a sfumare la distinzione fin qui assoluta tra affidamento e adozione, e a consentire, laddove sia nell’interesse del minore, l’adozione da parte della famiglia affidataria per non spezzare il principio della «continuità affettiva».

E’ quanto tra l’altro si legge nella relazione che accompagna il ddl, in cui si sottolinea che quando l’affido supera i 24 mesi – e secondo un rapporto dell’Istituto degli Innocenti del 2011 questo accade in oltre il 60% dei casi – «capita non di rado che un bambino o una bambina, già provati da una prima separazione, siano sottoposti ad una seconda dolorosa frattura e “trasferiti” a una terza famiglia». Proprio per ovviare a queste dolorose situazioni, il ddl propone, in quattro brevi articoli, che il giudice che deve decidere sull’adottabilità di un minore affidato «tenga conto dei legami affettivi significativi e del rapporto stabile e duraturo consolidatosi tra il minore e la famiglia affidataria», sempre ovviamente che quest’ultima chieda di poterlo adottare e che sia in possesso dei requisiti che la legge già richiede agli aspiranti genitori adottivi (mentre un emendamento che mira a sovvertire questo punto sta suscitando in queste ore molte discussioni). Inoltre l’articolato prevede che, anche nel caso di allontanamento, si tuteli, «se rispondente all'interesse del minore, la continuità delle positive relazioni socio-affettive consolidatesi durante l'affidamento». Le associazioni aderenti al Tavolo Nazionale Affido hanno già espresso a vita.it il proprio apprezzamento per la norma.

Infine il testo valorizza il ruolo delle associazioni familiari che si occupano di affido, e prevede che possano «collaborare con i servizi sociali, svolgendo attività di sensibilizzazione e formazione dell'opinione pubblica, anche mediante corsi di preparazione delle famiglie e operatori e segnalando famiglie disponibili all’affido». Se approvato da Palazzo Madama, il ddl andrà in discussione alla Camera.

Su posizione contrarie, invece l'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII che scrive in un Comunicato: “Con questo emendamento si vuole arrivare ad utilizzare l’affidamento familiare come una “scorciatoia” , un “cavallo di Troia” per l’adozione che verrebbe di fatto estesa a soggetti privi dei requisiti previsti dall’attuale normativa in tema di adozione. Ciò che è oggetto di tutela è il valore della relazione instauratasi tra il bambino e la sua famiglia affidataria ed in tale prospettiva la novità proposta dal suddetto emendamento determinerebbe un’impropria commistione tra gli istituti dell’affido familiare e dell’adozione nati per rispondere a diverse esigenze di tutela del minore. Il passaggio dall'essere famiglia affidataria di un minorenne al divenirne famiglia adottiva, tema assai rilevante e complesso, deve essere circoscritto ai soli casi in cui gli affidatari siano in possesso dei requisiti previsti dall'articolo 6 della legge 184/83 (l'essere coniugati e il dimostrare la stabilità del rapporto di coppia, il possedere una certa differenza di età con il minorenne) il che evita improprie derive verso l'adozione di minorenni da parte di persone single o anziane”.
 


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