Welfare & Lavoro

Una Commissione adozioni internazionali senza le famiglie

Due dei tre commissari che rappresentano le associazioni familiari sono scaduti, il terzo forse è decaduto per effetto del DPCM Delrio, che a marzo ha riscritto i criteri per la nomina dei rappresentanti familiari

di Sara De Carli

La Commissione adozioni internazionali in questo momento è orfana della voce delle famiglie. Dei tre rappresentanti delle associazioni familiari all’interno della Cai, due sono giunti al termine della loro nomina triennale (Monya Ferritti del CARE e Francesco Mennillo del Coordinamento Famiglie Adottanti in Bielorussia) e il terzo (Simone Pillon del Forum delle Associazioni Familiari) “forse” è decaduto («ma nessuno finora mi ha comunicato nulla» dice lui). La Cai oggi quindi è una Cai senza famiglie: una situazione che speriamo duri poco (oggi sul sito della Cai, nella sezione “composizione” è comparso il messaggio “attenzione, sezione in aggiornamento”).

Andiamo con ordine. La presenza in Commissione adozioni internazionali di tre rappresentanti di associazioni familiari nazionali è prevista dal Regolamento con cui l’allora ministro Rosy Bindi ha riordinato la Cai nel 2007 (articolo 4 comma m del DPR 8 giugno 2007, n. 108). Qui si legge che fra i componenti della CAI ci devono essere «tre rappresentanti designati […] da associazioni familiari a carattere nazionale, almeno uno dei quali designato dal Forum delle associazioni familiari, con eccezione degli enti di cui all’articolo 39-ter della legge sull’adozione», ovvero degli enti autorizzati alle adozioni. A marzo 2015 Graziano Delrio, all’epoca ancora Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ha abrogato quel regolamento e firmato un DPCM contenente i nuovi “Criteri per la designazione dei rappresentanti delle Associazioni familiari a carattere nazionale, nominati componenti della Commissione per le adozioni internazionali”.

Via il Forum Famiglie

Il DPCM Delrio (qui il testo) elimina il favor per il Forum delle Associazioni Familiari, nel senso che non vi è più traccia del fatto che «almeno un» commissario deve essere indicato dal Forum. In realtà esclude de facto che il Forum possa d’ora in poi esprimere un commissario Cai, stabilendo che i commissari designati «non possono essere espressi da enti autorizzati» o «rappresentarne, comunque, gli interessi»: del Forum Famiglie infatti fanno parte due enti autorizzati, AiBi e AFN – Azione per Famiglie nuove. «Abbiamo presentato un ricorso gerarchico», dice l’avvocato Simone Pillon. A suo giudizio «anche nel 2007 questi due enti facevano parte del Forum, quindi il legislatore ha previsto la presenza del Forum in CAI a ragion veduta. Io non vedo conflitto di interessi, perché stiamo parlando di 2 aderenti su 70, 50 associazioni più 20 Forum regionali. Tra l’altro il legislatore ha previsto la presenza del Forum in Cai per portare il punto di vista della famiglia in quanto tale, nemmeno della famiglia adottiva, quindi un soggetto che davvero non ha alcun interesse in gioco se non il bene dei bambini».

Collaborare è male?

Il DPCM prosegue dicendo che i soggetti designati dalle associazioni familiari a carattere nazionale «non possono, essere nominati o permanere nell’incarico» a) se alle associazioni familiari a carattere nazionale che li esprimono partecipano o aderiscono enti autorizzati; b) se, nelle associazioni familiari a carattere nazionale che li esprimono, gli enti autorizzati ricoprono cariche sociali o di amministrazione, partecipano a organi di governo, organi direttivi, di controllo, di garanzia o scientifici, anche tramite propri rappresentanti o soggetti che operano o collaborano con loro; c) se con le associazioni familiari a carattere nazionale, che li esprimono, gli enti autorizzati hanno convenzioni o rapporti di collaborazione in essere o cessati da meno di due anni.

Anche Monya Ferritti, presidente del CARE – un coordinamento che riunisce 32 associazioni di famiglie adottive, per circa 5mila soci e 10mila famiglie raggiunte nelle sue attività – sul DPCM Delrio ha più di un dubbio. «Intanto mi chiedo se questa fosse una priorità per le adozioni, in questo momento. Comunque, i criteri del regolamento avevano delle carenze, lo abbiamo detto più volte, ma questo nuovo decreto non risolve la situazione. Chiediamo che i criteri per la designazione dei rappresentanti delle associazioni famigliari non vengano lasciati troppo generici e incerti, ma al contrario siano determinati con chiarezza e trasparenza. Chiediamo anche che venga meglio esplicitata la tipologia e la natura dei rapporti tra gli attori del sistema adozioni (Associazioni Familiari, Enti Autorizzati e Servizi Territoriali) che possano dare adito a dubbi di imparzialità in ragione di potenziali conflitti di interesse», spiega Ferritti.

Sulla questione, il CARE ha scritto una dettagliata lettera a Matteo Renzi (qui la versione completa), ma la sintesi è questa. Primo, che i commissari siano davvero rappresentanti di associazioni familiari a carattere nazionale e non semplicemente rappresentanti di famiglie o di gruppi aggregatesi sul web. Per questo chiedono di individuare parametri trasparenti di maggiore rappresentatività a livello nazionale, in maniera analoga a quanto fa il MIUR per definire le Associazioni familiari a carattere nazionale che possono accedere al Forum Nazionale delle Associazioni dei Genitori della Scuola, ovvero in non meno di quattro regioni, con una media di cinquecento associati per regione; b) costituzione da almeno due anni alla data della domanda di ammissione; c) numero di associati non inferiore a cinquemila genitori. Secondo, che siano espressione di associazioni di famiglie adottive, non semplicemente di famiglie. Terzo, che venga esplicitato quali sono le “collaborazioni” fra associazioni ed enti autorizzati che genererebbero conflitto di interessi: «Ovvio che non ci devono essere rapporti economici, ma sui territori la collaborazione è una cosa tipica del welfare, anzi vietarle toglierebbe forza alla rete».

Photo by Elisabetta Villa/Getty Images


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