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Il senatore Lepri scrive, Bonacina risponde

Il senatore del Pd e relatore della legge delega scrive a Vita per rispondere all'editoriale con cui si apre il nuovo numero in edicola da domani (venerdì 31 luglio) in cui Bonacina scrive «una fiera delle vanità che mortifica una volta di più le legittime attese del mondo non profit»

di Redazione

Riccardo Bonacina, con un duro editoriale, apre il numero del magazine in edicola da domani sulla legge delega sul Terzo settore. «Sono passati 15 mesi da che Renzi annunciò la Riforma del Terzo settore, quasi un anno da che ha cominciato il suo cammino in Parlamento. Difficile che veda la luce nel 2015. Una sconfitta per tutti».

In chiusura di editoriale Bonacina scrive: «Può succedere che la presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro, rinvii per tre volte una scadenza, per un totale di 2 mesi e mezzo di perdita di tempo senza neppure avvertire il Governo, e che il relatore al Senato, Stefano Lepri sogni di passare alla storia riscrivendo lui una Riforma scritta coralmente».

Un passaggio che non è sfuggito al diretto interessato che ha deciso di scrivere a Vita. Ecco la sua lettera.

Caro direttore,
accetto la provocazione contenuta nel tuo editoriale e, per quanto mi riguarda, sono pronto a lavorare d’agosto pur di accelerare. Preciso peraltro che al Senato non siamo responsabili di particolari ritardi: le audizioni sono state fatte in una sola giornata. Abbiamo perso un mese e mezzo, con il conseguente slittamento dei termini per gli emendamenti, in quanto erano già calendarizzati in Commissione altri provvedimenti. Quanto a me, posso assicurare: non desidero passare alla storia. Preferisco che passi alla storia questo Governo e questo Parlamento, in quanto capaci di prefigurare in un’unica lungimirante legge quadro la fase due del terzo settore in Italia, dopo un trentennio di sviluppo vorticoso e di tante leggi settoriali.

Per questo, capisco l’attesa ma non l’impazienza: meglio fare una legge completa e ben fatta che bruciare le tappe, per poi dover mettere dopo le toppe. Anche perché la mia relazione, presentata in Commissione, era stata salutata da molti pubblici e autorevoli apprezzamenti, tra cui il tuo. Ne avevo tratto convinzione a procedere e per questo sono rimasto sorpreso nell’incontrare prudenza, se non ostilità, di fronte ad alcune mie prime ipotesi emendative, che solo traducono le argomentazioni avanzate.

Intendiamoci: il lavoro alla Camera è stato notevole, ma io penso (e con me altri colleghi del Senato, anche intervenuti nel dibattito generale in Commissione) che vi siano ancora margini per migliorarlo. Possiamo provare ad evitare di vivere tutto ciò come lesa maestà, bensì come normale dialettica, tra le due Camere e con il Governo, visto che oltretutto si tratta di una legge delega? Possiamo attenderci che i vari stakeholder, ma anche alcuni parlamentari, che si sono affannati a dichiarare la loro delusione per i ritardi mostrino ancora un po’ di volontà di approfondire, per evitare il sospetto errato che l’interesse (o l’opinione, per i colleghi) di cui sono detentori sia anche un po’ venale?

Ecco allora la proposta: Vita smetta di darci la sveglia: ha ragione e abbiamo capito. Ora apra un forum, focalizzato sui nodi ancora aperti, per fare in modo che a settembre si possa arrivare a scioglierli più facilmente, arrivando alle inevitabili mediazioni. E, soprattutto, aiutando l’approvazione di un testo che vada alla Camera per l’approvazione finale senza più essere modificato.

Ecco allora la proposta: Vita smetta di darci la sveglia: ha ragione e abbiamo capito. Ora apra un forum, focalizzato sui nodi ancora aperti

I titoli principali sono, credo, noti. Siamo sicuri che l’attuale testo ci consentirà di dire con certezza che il più esclusivo circolo sportivo della capitale non potrà più beneficiare del cinque per mille, come oggi avviene? Io dubito. I controlli previsti bastano e con che soldi li facciamo? Non diciamo nulla sul dumping contrattuale? Possiamo sperare che le nuove imprese sociali (magari la Bocconi o la Cattolica, e sarà una bella notizia se decideranno in tal senso) si accontentino di una remunerazione del capitale fino al cinque per cento, godendo anche degli incentivi, dei contributi, delle erogazioni e delle agevolazioni previste, senza voler pretendere di più? Vogliamo dirci che l’impatto sociale altro non è che la misurazione dell’efficacia e che questa – pur importante e pur rassicurando chi si prepara professionalmente a misurarla – non può essere l’obiettivo di un’impresa sociale? Ha senso avere un doppio elenco di campi di attività: le attività di interesse generale e i settori di utilità sociale (solo per le imprese sociali)? Possiamo introdurre una nuova definizione valida per tutti (gli enti di terzo settore) e mantenerne in vita altre due (gli enti non commerciali e le onlus) che non hanno un fondamento civilistico bensì fiscale e che tra loro non coincidono? Sempre a proposito di semplificazioni: dobbiamo continuare a passare dalle Prefetture, con procedure barocche, per la personalità giuridica e la valutazione della solidità patrimoniale iniziale delle associazioni o, piuttosto, non conviene dire esplicitamente che si passa dai notai? Sui registri si vuole suggerire una modalità semplificata? I Centri di servizio per il volontariato possono non avere (come consentito nel testo Camera) il principio della “porta aperta” e possono erogare contributi direttamente, in concorrenza con le fondazioni bancarie?

Come si può intuire, queste ed altre questioni minori non sono nodi banali. Io sento la responsabilità, come relatore al Senato, di doverli portare alla discussione generale. Anche a costo di passare, spero ingiustamente, per vanaglorioso o perditempo.

Stefano Lepri

Risponde Riccardo Bonacina

Ringrazio il senatore Lepri per la gentile lettera che certifica non solo la sua intelligenza e competenza ma anche la sua capacità di autoironia. Detto questo, devo sottolineare che il ruolo di Vita non è tanto e solo quello di dare “una sveglia”, anche e continueremo ad incalzare il Parlamento, ma di essere Forum continuo sulle questioni che la lettera segnala, luogo di confronto e di incontro capace di elaborare proposte utili al cambiamento. E da circa due anni lo facciamo, sulle nostre pagine, sul quotidiano online, con eventi di studio e di dibattito (6 in due anni). Per esempio, per restare ai punti, proprio Vita con il professor Zamagni ha sollevato il nodo dei Csv che la lettera indica e ha anche indicato delle soluzioni. Sulla remunerazione del capitale è stato grazie ai confronti che Vita ha promosso che si è arrivati, nel percorso alla Camera, ad ancorare il tetto massimo di retribuzione al modello della cooperazione mutualistica. Insomma di discussioni e di confronti ne abbiamo macinati sino a trovare posizioni il più possibile condivise. Continueremo a farlo anche se fosse solo, ormai, a beneficio dei senatori.


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