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La continuità degli affetti è legge: dedichiamola ai bambini che i tribunali hanno maltrattato

Così le associazioni che hanno più sostenuto l'approvazione della legge commentano il traguardo raggiunto

di Sara De Carli

«La legge sul diritto del minore alla continuità degli affetti per i bambini in affidamento familiare è finalmente passata!»: così Carla Forcolin, presidente di La gabbianella e altri animali, dalla home page del sito dell’associazione saluta l’approvazione della proposta di legge 2957 che va a modificare l’attuale legislazione in materia di affido e adozioni.

Cosa cambia? Forcolin lo riassume così: «Quando un bambina, già in affidamento, sarà dichiarato adottabile perché il giudice valuterà che la sua famiglia d’origine non gli sta dando le cure morali e materiali di cui ha bisogno, la prima famiglia ad essere valutata per accoglierlo in adozione sarà – se disponibile – quella dove il minore già vive. Ovvio? In teoria sì, in pratica ci sono voluti otto anni dalla prima petizione lanciata dall’associazione “La gabbianella e altri animali” e 16 anni dal primo libro in cui il tema è stato trattato perché ci si arrivasse».

Ma cosa significa garantire al “minore” la continuità degli affetti? «Nella mia vita ho visto un’infinità di bambini trattati come oggetto di proprietà dei grandi, contesi, maltrattati, dilaniati nell’anima. Ho visto adulti – che oggi difendono la legge n. 2957 – ignorare il dolore enorme di bambini staccati dalla famiglia affidataria e da tutti i loro affetti pur di tenere gli istituti dell’adozione e dell’affidamento separati, per paura che gli affidatari “si impadronissero” di bambini che non dovevano considerare figli». E racconta ancora: «Ai genitori affidatari fino a ieri molti assistenti sociali dicevano che non dovevano affezionarsi ai bambini, che non dovevano pensarli come figli. I buoni genitori affidatari lavorano per riconsegnare i bambini loro affidati alla famiglia d’origine, lavorano per ricucire le relazioni tra bimbi e genitori biologici, ma poi, fino a oggi, dovevano uscire di scena. È una rivoluzione il fatto che, anche dopo il ritorno dei bambini nella famiglia d’origine, i rapporti tra piccoli e genitori affidatari debbano essere mantenuti. È la fine della lacerazione del bambino. Naturalmente sulla carta, poi nella realtà la cosa dipenderà dalla qualità delle persone coinvolte nei rapporti con i minori: se non riescono a mettersi d’accordo tra loro sull’affidamento condiviso madri e padri biologici, forse non riusciranno ad accordarsi nemmeno genitori biologici e genitori affidatari. Ma non è inutile dire che dovrebbero farlo e che gli affetti dei bambini non si devono interrompere, perché, così facendo, entra nella testa della gente un po’ alla volta un concetto difficilissimo e civilissimo: quello per cui i bambini sono persone con gli stessi diritti dei grandi. Chi oggi obbligherebbe una coppia di fatto a dividersi, se si ama? Però si obbligano ( forse già si dovrebbe dire “si obbligavano”… com’è bello questo tempo passato! ) i bambini a dividersi da chi amano teneramente e perfino a dimenticare le persone amate, se le stesse non sono quelle volute dai tribunali».

Per Carla Forcolin la legge 2957 quindi sancisce un principio, ma non è perfetta: «Paradossalmente questo principio non lo fa valere per tutti. Qualcuno sarà “più uguale degli altri”, cioè i bambini presi in affidamento da coppie non sposate o da singole persone non potranno rientrare nel principio a pieno titolo. Per loro, a differenza degli altri, non sarà possibile per legge rimanere dove vivono, se dichiarati adottabili. È un’evidente ingiustizia e disparità, proprio come dice l’onorevole Michela Marzano. Eppure anche per loro si aprono delle strade: l’affermazione del principio indurrà di certo molti giudici a considerare questi bimbi adottabili con l’art. 44, senza fermarsi, come imporrebbe la legge, in modo pretestuoso, alla lettera a) dell’articolo stesso. E si può anche pensare che, dopo aver conseguito la tutela della stragrande maggioranza dei bambini, si riprenda la lotta per i pochi che rimangono di fatto senza diritto alla continuità degli affetti».

Grande apprezzamento per l’approvazione della proposta di legge arriva anche dall’Anfaa: «Viene finalmente affermato a chiare lettere il diritto alla continuità degli affetti del minore affidato, ancora oggi talvolta arbitrariamente negato dalle Istituzioni preposte», afferma la presidente Donata Nova Micucci. «Ricordiamo oggi tutti i minori che, a causa di una erronea interpretazione dell’attuale normativa, non hanno più potuto mantenere rapporti con gli affidatari che li avevano amorevolmente accolti e cresciuti per anni: dedichiamo questa legge a Laura, Samantha, Elena e ai tanti altri bambini che hanno sofferto per queste ingiustificabili decisioni della giustizia minorile».

Nova Micucci sottolinea come questa legge non si limita ad affermare la possibilità che un minore affidato, se dichiarato adottabile, possa essere adottato dagli affidatari, ma assicura – sempre nell’interesse del bambino – «la continuità delle positive relazioni socio-affettive consolidatesi con gli affidatari anche quando egli fa ritorno nella famiglia di origine o sia dato in affidamento ad un’altra famiglia o sia adottato da altra famiglia». Importante poi il riconoscimento del ruolo degli affidatari, «che i giudici minorili debbono ora necessariamente convocare, pena la nullità del provvedimento, prima di decidere sul futuro dei minori da loro accolti: è con loro che i bambini vivono».

Per Anfaa è «scorretto e fuorviante» dire che si crea una disparità fra i bambini affidati a coppie e a single, poiché l’art. 44 lett. d) della legge 184/83 già consente l’adozione “in casi particolari” da parte dell’affidatario single: «la legge approvata ieri non abroga questa disposizione, che pertanto rimane in vigore».

Foto Getty Images


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