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Francesco ai gitani «Sradichiamo pregiudizi secolari»

Oggi in 7mila all'udienza in Vaticano in ricordo dello storico incontro tra Paolo VI e il popolo nomade. Il Pontefice ha anche invitato i presenti a non dare «ai mezzi di comunicazione e all’opinione pubblica occasione di parlare male di voi» e li ha esortati a costruire periferie più umane «è anche compito vostro»

di Antonietta Nembri

È stato il culmine del pellegrinaggio del popolo dei gitani promosso dal Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti, insieme a Comunità di Sant‘Egidio, diocesi di Roma e Fondazione Migrantes, l’udienza di questa mattina in Sala Nervi con Papa Francesco. Ci sono stati canti e testimonianze, prima che il pontefice prendesse la parola. A raccontare la sua storia, anche Maria, una giovane rom serba che ha vissuto gran parte della sua vita in un insediamento abusivo alla periferia di Roma e che ha vissuto la necessità di diventare grande “prima del previsto”, ma ha soprattutto testimoniato di come grazie a un progetto della diocesi di Roma abbia potuto seguire un programma di formazione e inserimento lavorativo, con la conseguente uscita dal campo. «Il vero nomadismo è quello del cuore nella sua ricerca di Dio» ha concluso annunciando l’imminente battesimo suo e dei suoi tre figli e chiedendo a papa Francesco di celebrarlo.

Rom, Sinti, Kalè, Manouchrs, Travellers, Romanichals, Gens de voyage, e Sea Gipsy, provenienti da oltre 30 Paesi del mondo, si sono radunati a Roma nel cinquantesimo dell’incontro di Paolo VI, durante il Concilio, con un gruppo di gitani al campo di Pomezia. Oltre 5000 persone che sono diventate 7000 oggi per l’udienza con Papa Francesco in aula Nervi.

Nel ricordare la storica visita di Paolo VI papa Francesco ha sottolineato che con le sue parole cinquant’anni fa «spronò la Chiesa all’impegno pastorale con il vostro popolo, incoraggiando allo stesso tempo anche voi ad avere fiducia in essa. Da quel giorno fino ad oggi, siamo stati testimoni di grandi cambiamenti sia nel campo dell‘evangelizzazione sia in quello della promozione umana, sociale e culturale della vostra comunità». Tra i presenti anche il vescovo gitano Devprasad Ganava e rivolgendosi a lui e ai consacrati ha aggiunto: «Voi siete il tramite tra due culture».

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Non potevano mancare le periferie. «Conosco le difficoltà del vostro popolo», ha affermato Francesco. «Visitando alcune parrocchie romane, nelle periferie della città, ho avuto modo di sentire i vostri problemi, le vostre inquietudini, e ho constatato che interpellano non soltanto la Chiesa, ma anche le autorità locali». Il Papa ha ricordato le precarie condizioni di vita di molti, la trascuratezza e la «mancanza di lavoro e dei necessari mezzi di sussistenza che contrastano con il diritto di ogni persona ad una vita dignitosa, a un lavoro dignitoso, all’istruzione e all’assistenza sanitaria. L’ordine morale e quello sociale impongono che ogni essere umano possa godere dei diritti fondamentali e debba rispondere ai propri doveri. Su questa base è possibile costruire una convivenza pacifica, in cui le diverse culture e tradizioni custodiscono i rispettivi valori in atteggiamento non di chiusura e contrapposizione, ma di dialogo e integrazione».

«Non vogliamo più assistere a tragedie familiari in cui i bambini muoiono di freddo o tra le fiamme, o diventano oggetti in mano a persone depravate, giovani e donne sono coinvolti nel traffico di droga o di esseri umani. Vorrei che anche per il vostro popolo si desse inizio a una nuova storia. Che si volti pagina! È arrivato il tempo di sradicare pregiudizi secolari, preconcetti e reciproche diffidenze che spesso sono alla base della discriminazione, del razzismo e della xenofobia. Nessuno si deve sentire isolato e nessuno è autorizzato a calpestare la dignità e i diritti degli altri», è stato l’appello di Papa Francesco che ha aggiunto «È lo spirito della misericordia che ci chiama a batterci perché siano garantiti tutti questi valori. Permettiamo quindi che il Vangelo della misericordia scuota le nostre coscienze e apriamo i nostri cuori e le nostre mani ai più bisognosi e ai più emarginati». L’invito rivolto ai presenti all’udienza è quindi di impegnarsi a «costruire periferie più umane, è anche compito vostro», ma occorre evitare tutto ciò che non è degno di questo nome: «falsità, truffe, imbrogli, liti. Avete l’esempio del beato Zeffirino Giménez Malla, figlio del vostro popolo, modello di vita e religiosità».

Ha anche esortato i presenti a non dare «ai mezzi di comunicazione e all’opinione pubblica occasione di parlare male di voi, siete voi stessi i protagonisti del vostro presente e futuro». E lo strumento sono i giovani e i bambini «il futuro del vostro popolo, ma anche della società in cui vivono». Per questo occorre assicurare alle nuove generazioni un’adeguata scolarizzazione «è un diritto, chiedetelo. La spinta all’istruzione deve partire dalla famiglia». C’è poi il compito delle istituzioni civili che ha ricordato papa Francesco devono «garantire adeguati percorsi formativi per i giovani gitani».

Tra chi ha partecipato all'udienza anche Alexian Santino Spinelli che questa mattina insieme al suo Alexian Group ha eseguito il Murdevele "Padre Nostro" in lingua romanì. È la terza volta che suona per un Papa, ma «oggi è stato meraviglioso, è la prima volta che un Papa – anzi direi che un capo di Stato – parla di diritti del popolo rom. Mai nessuno si era esposto così tanto prima», racconta ancora emozionato. «Papa Francesco ha parlato di diritti, ha detto che siamo noi a dover costruire il nostro futuro, partendo dalla valorizzazione della nostra cultura e dalla scolarizzazione dei nostri bambini».
Questo però è un compito preciso che vi ha assegnato, come pure quello di “costruire periferie più umane” e non dare occasione ai media di parlare male di voi. Il maestro glissa e torna a dire «Sì ma la vera novità è che ha parlato di diritti e ha tracciato in maniera perfetta la sfida: l’integrazione passa necessariamente dalla valorizzazione culturale! In tanti invece partono solo dai diritti umani, ma non basta, un’advocacy che parta solo dai diritti umani dà assimilazione, non integrazione e interazione. Il Papa invece ha voluto tanta arte e tanta cultura, noi ne abbiamo in abbondanza».

In apertura e nella gallery foto by Andreas Solaro/Afp/GettyImages


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