La cooperazione è rosa: record di donne al comando nelle cooperative
di Redazione
4NovembreNov2015131804 novembre 2015
Sono la maggioranza tra gli occupati, oltre il 40% tra i soci e guidano 1 coop su 4: i dati diffusi durante la due giorni “Intrecciare il cambiamento – Impegni Azioni Scenari” organizzata dalla Commissione dirigenti cooperatrici di Confcooperative a 10 anni dalla sua costituzione.
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Sono la maggioranza tra gli occupati, oltre il 40% tra i soci e guidano 1 coop su 4: i dati diffusi durante la due giorni “Intrecciare il cambiamento – Impegni Azioni Scenari” organizzata dalla Commissione dirigenti cooperatrici di Confcooperative a 10 anni dalla sua costituzione.
Cooperazione, la più amata dalle imprenditrici italiane. La cooperativa è tra le forme societarie quella che registra il maggior numero di donne nelle posizioni apicali: il 23% contro il 16% delle società di capitali e delle società di persone. La percentuale sale al 26% se si considerano, oltre alle posizioni apicali (amministratore unico e presidente), i ruoli ricoperti negli organi di gestione e controllo delle cooperative. È quanto emerge da “Intrecciare il cambiamento – Impegni Azioni Scenari”, la due giorni, in svolgimento a Roma, organizzata dalla Commissione dirigenti cooperatrici di Confcooperativea 10 anni dalla sua costituzione. Dati che evidenziano come le cooperative siano naturale strumento imprenditoriale per favorire le pari opportunità. Maurizio Gardini, presidente Confcooperative ha dichiarato: «Cooperative società aperte, inclusive, non discriminano e per questo fanno la differenza».
Quello della presenza femminile è un trend in continua crescita, favorito dalla congiuntura negativa, negli anni della crisi le cooperative a guida rosa, infatti, sono cresciute del 5%. Tra le imprese aderenti a Confcooperative la partecipazione delle donne è ancora maggiore arrivando al 24% per le posizioni apicali, ed è in linea con il resto del mondo cooperativo 26%, per la presenza negli organi di controllo e gestione delle imprese.
Il Sud meglio del Nord. Con il 25% delle cooperative le regioni del Mezzogiorno sono quelle in cui le donne sono più presenti ai vertici delle cooperative; a un’incollatura quelle del Centro con il 24,6%, mentre restano staccate di 6 punti percentuali le regioni del Nord dove le donne al comando non vanno oltre il 19% delle cooperative. Ad avere donne alla guida sono soprattutto le cooperative sociali, 4 su 10; mentre sono 1 su 5 tra le cooperative culturali e turistiche e 1 su 4 tra le sanitarie. Anche se in termini assoluti rappresentano una quota marginale da segnalare la crescita a due cifre, ( + 200% in 10 anni), delle cooperative della pesca con un leader femminile.
Oltre che ai vertici il numero di donne è in crescita anche tra i soci e gli occupati. Dal 2005 al 2014 i soci in rosa sono passati dal 37 al 41%, ancora più significativa la presenza tra gli occupati dove, nello stesso periodo, le donne sono passate dal 57 al 61%. Tra i soci questa volta a prevalere sono le regioni del Nord dove a fine 2014 se ne contavano 44 ogni 100 (nel 2005 erano 39). L’incremento maggiore si è registrato nel Centro dove le donne sono passate dal 35 al 44% della base sociale. Lieve regressione al Sud che invece vede ridurre la quota rosa di un punto percentuale dal 30 al 29%.
Tra i settori quelli con una maggioranza rosa tra i soci ci sono il sociale con oltre il 65%, +5% dal 2005; il consumo con il 55% (+9% dal 2005) e la sanità con il 46%.
Con una quota che sfiora il 62% le donne rappresentano di gran lunga la maggioranza degli occupati tra gli occupati delle cooperative del Nord, dal 2005 al 2014 la crescita è stata del 3%. Di poco inferiore è stato invece l'incremento nelle cooperative del Centro: erano il 58% nel 2005 a fine 2014 sono salite al 60%. Consistente balzo in avanti invece tra gli occupati nel Mezzogiorno, dove la quota rosa è passata dal 45 al 55%. Al pari della base sociale anche tra gli occupati la cooperazione sociale è il settore dove si registra la quota più elevata di donne: poco meno di due terzi (72,5%) dell’intera forza lavoro. Seguono la cooperazione sanitaria e quella di produzione lavoro con il 52%.