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In Burundi i Villaggi Sos continuano la loro opera

Mentre il clima è sempre più di guerra e incertezza le Scuole Sos restano aperte per proseguire il lavoro a fianco di bambini e ragazzi privi di cure o a rischio perderle. «Hanno bisogno di stabilità. Non possono vivere nella paura costante» afferma Liliane Habonimana responsabile programmi dell'associazione nel Paese

di Redazione

Arriva da Sos Villaggi dei Bambini Italia un aggiornamento sulla situazione in Burundi che va sempre più deteriorandosi.
Dopo l’uccisione di 9 persone in un bar di Bujumbura, capitale del Burundi, le forze dell’ordine del Paese stanno conducendo un’operazione per disarmare i quartieri controllati dall’opposizione. Paul Kagame, presidente del vicino Rwanda, ha evocato qualche giorno fa il genocidio del 1994 e accusato le forze armate del Burundi di massacrare il loro stesso popolo.

«Quel bar era un luogo molto frequentato nella capitale», racconta Liliane Habonimana responsabile programmi di Sos Villaggi dei Bambini in Burundi. «Uomini armati hanno ucciso il proprietario del bar e suo figlio. È stata una vera e propria esecuzione!».

«Abbiamo adottato una nuova tecnica per facilitare il processo di disarmo dei civili. Cerchiamo in questo modo di entrare in possesso di tutte le armi detenute illegalmente dai civili nelle loro abitazioni» così si era espresso il generale Alain Guillaume Bunyoni, ministro della Sicurezza del Burundi e il presidente Nkurunziza aveva minacciato che chi avesse disobbedito all’ordine sarebbe stato «trattato come nemico della nazione».

Le agenzie umanitarie rilevano una fuga di massa in un Paese che registra già 200 vittime e 200mila sfollati interni. «Sos Villaggi dei Bambini in Burundi è toccata da questo clima di guerra e incertezza ma noi non ci fermiamo. Il nostro lavoro continua, nonostante tutto. I bambini e i ragazzi stanno continuando a frequentare le lezioni nelle scuole Sos di Hermann Gmeiner», continua Liliane. «La gente ha paura. Tutti coloro che vivono nelle aree in cui è nata la protesta contro il presidente sono stati costretti a lasciare le loro abitazioni. Anche alcuni nostri collaboratori stanno fuggendo. Alain Mpanzimana, l’infermiere del nostro Centro Medico ferito da una granata, è ancora in convalescenza presso il Centro Medico Sos, ma siamo ottimisti».

«I nostri bambini e ragazzi hanno già attraversato guerre e conflitti nella loro infanzia. Le armi sono state la violenza, l’abbandono, l’abuso, la solitudine. Ora hanno bisogno di stabilità. Non possono vivere nella paura costante. I bambini privi di cure familiari sono i più vulnerabili. Chiediamo pace!», conclude Liliane.