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Accoglienza e arte al Binario 21

Gli alunni del Liceo Caravaggio nei mesi scorsi sono stati volontari al Binario 21 dove erano stati ospitati i rifugiati di passaggio a Milano. Quell’esperienza li ha segnati e ispirati. E ora in una mostra presentano i lavori che hanno creato. Sempre al Binario 21

di Giuseppe Frangi

Qui qualche mese fa erano stati ospitati i profughi in transito da Milano. È il Memoriale della Shoah, il famoso Binario 21, situato al di sotto dei binari ferroviari ordinari. Tra il 1943 e il 1945 questo fu il luogo in cui centinaia di deportati furono caricati su vagoni merci, che venivano sollevati tramite un elevatore e trasportati così al sovrastante piano dei binari. La destinazione erano i campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau e di Bergen Belsen.

Proprio in questo luogo Sant’Egidio e la Fondazione Memoriale della Shoah hanno voluto destinare questo luogo all’accoglienza di quelle migliaia di migranti che passavano da Milano come snodo verso le destinazioni nel Nord Europa. In tutto, sotto queste volte, a partire dal 22 giugno scorso sono state ospitate oltre 5mila persone.

Una situazione che ha attirato l’attenzione di un’insegnante del liceo artistico Caravaggio, già impegnata in progetti sul Binario 21. È stata lei a sollecitare i suoi allievi in questi mesi a prestarsi come volontari nell’accoglienza dei migranti. Ne è scaturito un percorso, con raccolte di cibo e assemblee per parlare della questione dei profughi.

È stata un’esperienza che ha lasciato un segno profondo nei ragazzi e negli insegnanti che si sono coinvolti. Così a scuola si è continuato a riflettere su come quel che si era vissuto incidesse anche nei percorsi creativi di ragazzi che hanno scelto al strada dell’arte. Ne sono nati dei progetti e dei lavori, che domenica 24, in avvicinamento alla Giornata della Memoria verranno esposti proprio in quel luogo dove è stata vissuta l’esperienza di solidarietà e di amicizia con i migranti. Sono una ventina i lavori realizzati dai ragazzi e selezionati per la mostra, che prende il titolo da un’affermazione di Erri De Luca: “Atleti della speranza”. Come spiega Monica Sgrò, l’insegnante che ha fatto da regista del progetto, «si è trattato di un percorso educativo e didattico allo stesso tempo. Il volontariato sfocia nella riflessione artistica, così si stringe il nesso tra le due esperienze. Questa mostra è come un abbraccio che continua: l’abbraccio iniziato con le ore dedicate all’accoglienza e che prosegue nel pensiero poetico che ha generato».

Tra le opere c’è quella costituita da due lingue di terra separate da uno spazio che simboleggia il mare. Su una ci sono segnate le impronte statiche, sull’altra ci sono dei piedi plasmati in creta. Oppure c’è una Madonna con il bambino, su fondo oro. E il fondo oro è ottenuto ritagliando sulla tela una coperta termica… «È questo il nostro modo di tener viva l’impronta dei profughi che hanno attraversato Milano», conclude Monica Sgrò.

La mostra verrà inaugurata domenica 24 alle 10.


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