Welfare & Lavoro

ActionAid: Introdurre il reddito di inclusione sociale in Italia

Giovedì 18 febbraio l'ong lancia la decima edizione de rapporto sulle misure contro la povertà nel mondo. "L'Italia è in ritardo ma la svolta è possibile". Tra i vari focus, l'organizzazione illustrerà a fondo l'esperienza modello del Brasile

di Redazione

L’Italia ha l’opportunità di tornare protagonista nella lotta contro la povertà e la disuguaglianza, per promuovere uno sviluppo che sia veramente sostenibile e in linea con i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu. Per farlo, il nostro paese deve mantenere gli impegni in materia di cooperazione internazionale e introdurre il Reddito di Inclusione Sociale come misura strutturale, accompagnata da risorse certe e adeguate. L’Italia e la Grecia sono infatti gli unici paesi dell’Europa a 15 ad esserne ancora sprovvisti.

Sono queste le principali richieste avanzate al governo italiano da ActionAid nel rapporto L’Italia e la lotta alla povertà nel mondo – Un‘agenda a 360°, giunto alla sua decima edizione, che sarà presentato il prossimo 18 febbraio a Roma, Residenza Ripetta – Sala Bernini – via di Ripetta 231, in occasione dell’evento “ITALIA – BRASILE la partita decisiva. Dall’eredità dell’EXPO2015 al countdown verso #‎Rio2016”.

In continuità con la pubblicazione, che presenta un Focus sul Brasile, l’evento avrà come keynote speaker Celso Amorim, Ambasciatore della Repubblica federativa del Brasile, già ministro degli Esteri e della Difesa. La sua presenza sarà l’occasione per approfondire l’esperienza di successo del Brasile nella lotta alla povertà grazie ai programmi Bolsa Familia e Brasil Sem Miséria, e per capire come il paese sudamericano si sta preparando alle Olimpiadi mentre si diffonde l’emergenza del virus Zika.

Nella dibattito intervengono Tito Boeri, Presidente dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, che ha curato la prefazione della pubblicazione; un rappresentante del Ministro del lavoro e delle Politiche Sociali; Laura Frigenti, Direttore dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo; Enrico Giovannini, Professore ordinario di Statistica Economica; Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid Italia.

I saluti iniziali sono affidati a Giovanni Malagò e a S.E. Ricardo Neiva Tavares, Ambasciatore della Repubblica Federativa del Brasile in Italia, e vedrà la partecipazione straordinaria di Enrico Bertolino. Il dibattito sarà moderato da Sarah Varetto, Direttore di Sky TG 24.

L’annuario della cooperazione allo sviluppo, che sarà diffuso in tale occasione, descrive un paese che, nonostante i forti ritardi, può centrare due obiettivi fondamentali: rilanciare la cooperazione internazionale incrementando l’aiuto pubblico allo sviluppo (APS) e contrastare la povertà nei Paesi partner; assicurare una protezione sociale adeguata alle fasce di popolazione più povere e indigenti che vivono in Italia.

La lotta alla povertà nel mondo
Nel 2015 il premier Renzi ha annunciato di voler recuperare il terreno perduto per arrivare al quarto posto per aiuto pubblico allo sviluppo entro il 2017 tra i paesi del G7, quando l’Italia ospiterà il vertice internazionale. L’Italia veste ancora la maglia nera del G7 per l’aiuto pubblico allo sviluppo. Dopo un lungo periodo di stallo, negli ultimi mesi la riforma della cooperazione ha registrato progressi significativi, anche grazie alla nomina del direttore della nuova Agenzia per la cooperazione e del Viceministro per la Cooperazione, carica rimasta troppo a lungo vacante.

La lotta alla povertà in Italia
Il rapporto di ActionAid ricorda che per essere credibili sulla scena internazionale, occorre fare scelte coerenti anche a casa propria. L’Italia, insieme alla Grecia, è l’unico paese Ue a non disporre di uno schema di reddito minimo, un difetto strutturale del nostro sistema di protezione sociale a cui è indispensabile porre rimedio al più presto. Il confronto tra gli schemi di reddito minimo in 13 paesi dell’Unione Europea colloca l’Italia agli ultimi posti in materia di lotta contro la povertà.

Povertà e divario di genere
Per conoscere le cause della povertà non si può prescindere da un’analisi di genere del fenomeno: le donne restano più vulnerabili degli uomini ed è molto difficile misurare la loro povertà perché la valutazione avviene a livello familiare e non individuale. Sono per questo necessari indicatori capaci di prendere in considerazione tutte le variabili che influiscono sulla povertà femminile, incluse le misure per ridurre il carico del lavoro di cura che grava sulle donne e ridistribuirlo più equamente tra uomini, donne e tra famiglie e istituzioni.


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