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Welfare di Tutti: cosa cambia per gli assistenti sociali

Intervista a Gabriella Gabrielli, assistente sociale del comune di Milano, che ci spiega come cambierà il welfare milanese e perché il progetto Welfare di Tutti, finanziato dal Bando sul welfare di comunità di Fondazione Cariplo potrebbe aiutarci a sentirci meno soli

di Redazione

Sono in molti a definire Welfare di Tutti, un progetto destinato a rivoluzionare il welfare milanese, portando i servizi più vicini a tutti i cittadini. Ma come cambierà il ruolo degli assistenti sociali sul territorio? Cosa si aspettano i lavoratori del settore dalla più importante innovazione sviluppata a livello locale, negli ultimi anni? Lo abbiamo chiesto a Gabriella Gabrielli, assistente sociale del servizio territoriale di zona 5.

Come cambierà il welfare milanese?

Credo che il cambiamento più evidente nei prossimi mesi si potrà rilevare soprattutto nei punti di accesso, i luoghi nei quali i cittadini potranno avvicinarsi ai servizi. In Corso S. Gottardo, ad esempio, verrà inaugurato un caffè letterario dove, per alcune ore a settimana, anche noi assistenti sociali saremo a disposizione dei cittadini. Tra le nostre attività principali ci sarà l’ascolto e la messa in rete di soggetti che condividono le stesse esigenze e che per questo potrebbero arrivare a condividere anche le stesse soluzioni. Welfare di Tutti permetterà infatti ai cittadini di potersi organizzare per condividere servizi come quello della babysitter o della badante, abbattendo così i costi e offrendo la possibilità di accedere a figure professionali qualificate.

Qual è l’aspetto più innovativo di questo progetto?

La condivisione è un aspetto chiave, perché rappresenta una rivoluzione copernicana della concezione dei servizi. Se prima si cercava una soluzione individuale, grazie a questo progetto, la condivisione della stessa soluzione con altre persone risulterà l’opzione più vantaggiosa. Inoltre questo modello facilita l’incontro e la creazione di legami solidali, dai quali potrebbero nascere anche risposte inaspettate. Per quanto riguarda la condivisione della babysitter, ad esempio, famiglie diverse, potrebbero scoprire di avere orari compatibili, nei quali ci si può tenere i bambini a vicenda, senza la necessità di un aiuto esterno. Lo sviluppo dei legami tra i cittadini è una risorsa preziosa, rende il tessuto sociale, più unito, più solidale, aiuta ad affrontare la quotidianità e anche l’emergenza, perché nei momenti più difficili avere qualcuno a cui rivolgersi è fondamentale. Welfare di Tutti ci aiuterà a sentirci meno soli.

Come assistenti sociali, prevedete che la tipologia dei vostri utenti cambierà?

In prospettiva penso che, proprio grazie alla condivisione, questo progetto potrebbe offrire un’opportunità di integrazione tra i nostri utenti soliti e il resto della cittadinanza, magari chi si trova in una situazione di fragilità famigliare, come i genitori soli, senza una rete di supporto famigliare e amicale, potrebbero condividere servizi con altre famiglie e creare così nuove relazioni e nuove reti. Penso che riusciremo a raggiungere una tipologia di utenti più vasta.

Il nuovo portale WEMI, permetterà ai cittadini di accedere ai servizi in modo molto indipendente, questo potrebbe rappresentare una rivoluzione per voi assistenti sociali?

Credo che il nostro ruolo rimarrà molto importante, soprattutto nella fase di ascolto. Dovremo raccogliere le richieste, aiutare i cittadini che avranno difficoltà a interagire con il portale e studiare possibili soluzioni alle esigenze comuni, adottando modelli nuovi, che possano coinvolgere anche i protagonisti del privato sociale. Potremmo ad esempio unire l’elemento dell’inserimento lavorativo all’assistenza agli anziani soli. A portare la spesa a casa, a chi ha difficoltà motorie, infatti, potrebbe essere un giovane che partecipa ad un percorso di inserimento lavorativo. Si apriranno opportunità interessanti, questo è sicuro.

Foto: Oliver Cacace/ Getty Images


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