Sostenibilità sociale e ambientale

Se volete donare il sangue, non fatelo tutti oggi

Vincenzo Saturni, presidente di Avis nazionale spiega perché è meglio programmare le donazioni su un lungo periodo. In casi come quello del sisma che ha colpito il centro Italia c'è il rischio che le donazioni "scadano" al momento in cui servirebbero di più. In ogni caso il Centro nazionale sangue garantisce l'afflusso di plasma e derivati nelle zone colpite.

di Antonietta Nembri

Dai social rimbalzano gli appelli a donare sangue. Ma quale è il corretto comportamento a tenere in emergenze come quella che si è verificata oggi? La corsa a donare subito è davvero utile?
Lo abbiamo chiesto a Vincenzo Saturni, presidente nazionale di Avis che come prima cosa ricorda il recente piano nazionale sangue per le maxi emergenze. «È stato approvato a luglio e prevede che in occasione di grandi emergenze, come quella di queste ore, ci sia un coordinamento che ha al suo vertice il Centro Nazionale Sangue che valuta le necessità trasfusionali e attiva una rete che partendo dal Cns allerta le strutture regionali di coordinamento e di qui le associazioni e i centri trasfusionali che contattano i donatori con chiamate programmate. In questo modo si garantisce l’afflusso di sangue in modo continuativo» spiega Saturni.

Da non trascurare, inoltre, che il Lazio – la principale regione colpita dal sisma di questa notte -, vive storicamente una problematica sul fronte trasfusionale dovuto al fatto che soprattutto su Roma vi è un grande afflusso di malati provenienti da tutta Italia «ci sono grandi centri ospedalieri d’eccellenza e per questo c’è un grosso fabbisogno». Tuttavia, il presidente di Avis, ricorda che nell’immediato – in occasioni come queste – sono fatte convergere nelle zone colpite le unità di sangue già disponibili nel sistema.

«Quando accadono eventi come queste la spinta emotiva a donare subito è fortissima, ma non bisogna dimenticare che la necessità di sangue ed emoderivati continua anche nei giorni e nei mesi successivi e che ogni giorno in Italia vengono fatte 8.600 trasfusioni. Per cui l’invito che mi sento di fare – continua Saturni – è innanzitutto di non andare sul luogo a donare, in loco nessuno è in grado di raccogliere sangue, l’unico risultato è quello di intasare le vie di comunicazione». La realtà non è come nei film d’antan, la donazione che per esempio viene fatta oggi non sarà disponibile che tra 24/30 ore.

Per Vincenzo Saturni chi desidera donare è meglio si rivolga «alle sedi Avis e alle altre associazioni che sono vicino a casa». Inoltre, ricorda che «tramite la bacheca virtuale del Centro nazionale sangue viene valutato se ci sono necessità aggiuntive, nell’immediato si mettono a disposizione le unità già disponibili, le scorte dovranno poi essere ricostruite».
Alcune settimane fa, per esempio, dopo la tragedia del deragliamento in Puglia la risposta della popolazione è stata impressionante «C’era la coda per donare, ma a un certo punto si è dovuto dire basta»., spiega il presidente nazionale Avis. «Se io, per esempio, dono oggi, per tre mesi non possono più farlo, per questo è meglio donare in modo programmato in accordo con le associazioni e i centri trasfusionali che conoscono le necessità». Un particolare da non trascurare è che i globuli rossi, per esempio "durano" 42 giorni.

Vincenzo Saturni conclude con una speranza che «la scintilla di solidarietà che si è accesa in molti oggi facendo loro pensare che la possibilità di donare il sangue sia anche per loro resti così che divengano donatori»

In apertura Arquata del Tronto foto di Str/Afp/Getty Images


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