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Docenti di sostegno senza specializzazione: subito una formazione dedicata

In Sicilia e Sardegna i docenti che hanno firmato un contratto di assunzione nella scuola e che hanno avuto la cattedra in regioni del Centro-Nord hanno una ultima “scialuppa di salvataggio”: possono chiedere l'assegnazione provvisoria sul sostegno, pur non avendo la specializzazione prevista dalla legge.

di Sara De Carli

«Allora: spostiamo gli studenti al Sud?», si chiedeva Gian Antonio Stella in pieno agosto, commentando «certi strilli sulla “deportazione” dei docenti meridionali al Nord». Per loro – docenti che hanno firmato un contratto di assunzione nella scuola e che hanno avuto la cattedra in regioni del Centro-Nord – c’è ora una ultima “scialuppa di salvataggio”. È la polemica degli ultimissimi giorni: i docenti titolari di Sicilia e Sardegna potranno essere impiegati per un anno su posti di sostegno, anche in mancanza di titolo di specializzazione. Ancora una violazione del diritto degli alunni con disabilità di avere insegnanti competenti? Ancora la visione del sostegno come scelta strumentale? Tuttoscuola l’ha definita una «deregulation», in contraddizione con la legge e con la direzione su cui si è mossa la scelta di prevedere un concorso specifico per gli insegnanti di sostegno, un’eccezione che differenzia in maniera ingiustificata la Sicilia dalle altre regioni (e infatti immediatamente anche la Sardegna ha preso la medesima strada) ma soprattutto «ancora una volta l’interesse del personale scolastico viene prima del diritto degli alunni».

Sui social si susseguono da giorni reazioni indignate e commenti che ridimensionano la polemica, affermando che “succede già ovunque” che alcuni posti di sostegno siano affidati a docenti senza la specializzazione prevista (cosa vera, ma non tramite assegnazione provvisoria, questo è un unicum); la differenza anzi sarebbe che in Sicilia i posti andranno a docenti non specializzati ma di ruolo, nelle altre regioni a supplenti non specializzati.

«L’importante è tenere fermo il principio, cioè il comma 6 articolo 14 della legge 104, che per tutelare il diritto degli studenti afferma che su posti di sostegno si possono nominare docenti privi di titoli solo dopo che si sia esaurito l’elenco di tutti i docenti specializzati, sia di ruolo che non di ruolo. A quel punto l’incarico va a un docente non specializzato perché altrimenti non ci sarebbe nessun docente», afferma Evelina Chiocca, del Coordinamento Italiano Insegnanti di Sostegno. «In questi giorni invece c’è stata un’ipotesi di accantonamento di posti per chi chiede l’assegnazione provvisoria, lì sì ci sarebbe un problema di principio, l’accantonamento non è una prassi che tutela l'alunno ma il docente… Però mi pare che si vada nella direzione prevista anche dalla 104, l’accantonamento è caduto, prima vanno in classe tutti gli specializzati».

Quello che la professoressa Chiocca chiede è però «un percorso obbligatorio di base, immediatamente, per dare una base almeno delle strategie didattiche per coinvolgere l’alunno con disabilità e la classe. L’assegnazione provvisoria dura un anno, ma da quel che è stato palesato si tratta di persone che probabilmente lo chiederanno anche l’anno dopo. Posto che non si può trasformare l’organico di fatto in organico di diritto, qui si tratta – ed è una novità – di personale in forza, già di ruolo, il vincolo da aggiungere è quello della formazione. La possibilità di frequentare corsi di specializzazione sarebbe cosa ottima, ma non con un titolo regalato… Come insegnante non mi sono piaciuti i toni di chi rivendica questo come diritto per il suo posto di lavoro: hanno firmato un contratto, sapevano quello che facevano, altri non hanno firmato, non è una deportazione. Dobbiamo superare la visione del sostegno come scelta: è parte del dna della scuola, che io lavori sul sostegno o su un posto comune, fa parte della professionalità del docente, la scuola italiana è questa. Siamo tutti medici, ognuno con una specifica professionalità aggiuntiva, ma tutti insieme, in sinergia. Abbiamo tutti gli stessi diritti e gli stessi doveri».

Anche Vincenzo Falabella, presidente FISH, insiste sulla dimensione del cambio di paradigma, senza soffiare sul fuoco delle polemiche: «Il primo aspetto è che in Sicilia e Sardegna molti insegnanti di sostegno hanno avuto l’assegnazione in altre regioni, nonostante ci sia la possibilità di rimanere sul territorio. Questo certamente è un difetto del sistema. Detto ciò, se poniamo la questione nella prospettiva di una singola categoria sbagliamo: dobbiamo discutere nell’ottica degli alunni, della classe, del sistema. Porre loro al centro del dibattito. Il tema fondamentale è che l’intero sistema va rivisto e sia il più inclusivo possibile, per questo insistiamo tanto che la nostra proposta venga recepita nella delega della legge 107. In Italia abbiamo oltre 200mila alunni con disabilità e altrettanti docenti, il problema non sono gli insegnanti di sostegno ma l’eccesso di delega. L’inclusione si fa tramite tutti gli insegnanti curricolari, con l’insegnante di sostegno che è assegnato alla classe, non al singolo alunno». Certamente anche per le assegnazioni provvisorie di Sicilia e Sardegna, continua Falabella, «occorre investire nella formazione in servizio, per gli insegnanti di sostegno come per tutti gli insegnanti, per evitare che l’inclusione diventi qualcosa di settoriale e non della scuola tutta».

Foto Evrard/Getty Images


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