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Mosul: metà degli sfollati sono bambini

Iniziata la battaglia per riconquistare la città nel nord dell’Iraq, dal 2014 sotto il controllo dell’Isis. Secondo Unicef si prepara una nuova emergenza umanitaria dove a pagare il prezzo più alto saranno i bambini

di Redazione

Un’altra emergenza umanitaria, dove a pagare il prezzo più alto saranno sempre loro, i bambini. Lo ha affermato Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, nella prima giornata della battaglia per la riconquista di Mosul, la città nel nord dell’Iraq dal 2014 sotto il controllo dell’Isis. Nei giorni scorsi l’esercito iracheno aveva lanciato dall’alto volantini, nei quali si dava notizia alla popolazione, dell’imminente operazione militare che avrebbe visto impegnati l’esercito iracheno, i peshmerga (l’esercito del Kurdistan iracheno), alcune milizie sciite, le forze antiterrorismo irachene, sostenute dagli Stati Uniti e 1500 combattenti iracheni addestrati dalla Turchia. La riconquista della città, che rappresenta un punto strategico per entrambe le parti – è la seconda più grande irachena finita sotto il controllo dello Stato islamico – sta avendo conseguenze pesantissime per la popolazione locale già fortemente provata dalla mancanza di elettricità, acqua e servizi basilari. Sono circa 1,2 milioni le persone che vivono ancora oggi nella città e nelle zone circostanti, le Nazioni Unite si aspettano centinaia di migliaia di profughi.

«Da maggio ci sono oltre 213mila sfollati nell’area, ma nelle zone riconquistate ci sono gravi pericoli per le persone a causa di mine disposte ovunque da Isis e ordigni inesplosi, oltre alla presenza di cecchini e di disumani controlli di sicurezza da parte dei gruppi armati», ha dichiarato Iacomini, «in tutto l’Iraq oltre 3.344.100 persone risultano sfollate e sono oltre un milione quelle in fuga da Mosul, la metà di queste sono bambini sotto i 18 anni che necessitano di protezione immediata». Secondo Iacomini, « stiamo assistendo ad una enorme e nuova emergenza umanitaria in Iraq e nella zona di Mosul in particolare che non va sottovalutata e per la quale Unicef è pronto ad intervenire». Oltre alla situazione emergenziale, a destare la preoccupazione delle organizzazioni umanitarie è anche il destino della città dopo l’eventuale sconfitta dello Stato Islamico. Mosul è infatti a maggioranza sunnita, rimane quindi da capire come la popolazione locale reagirà ad una riorganizzazione da parte del governo sciita iracheno, che dovrà inoltre gestire il delicato equilibrio derivante dalle eventuali rivendicazioni che potrebbero essere avanzate dalla Turchia dopo l’impegno nella liberazione dallo Stato Islamico.

La battaglia di Mosul è iniziata il giorno dopo una pesante sconfitta inflitta all’Isis: la riconquista da parte dei ribelli siriani di Dabiq, un villaggio nel nord della Siria, di grande importanza simbolica per lo Stato Islamico poiché, secondo una credenza sunnita, sarebbe questo il luogo della battaglia finale tra fedeli sunniti e cristiani, prima della fine del mondo.

Foto: AHMAD AL-RUBAYE/AFP/Getty Images


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