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Nannicini: «nel 2018 raggiungeremo il 100% delle famiglie povere con bambini»

Intervista al sottosegretario Nannicini sullo stanziamento aggiuntivo al fondo per la povertà previsto per il 2018: «Mai pensato al 2017, il 1 gennaio non ci sarà il REI, non c’è necessità di risorse aggiuntive, l'anno chiave è il 2018. L’obiettivo politico è continuare: è una promessa che prevede una progressione, ma non è solo una promessa politica: abbiamo fatto il secondo passo, il terzo passo a questo punto è ancora più credibile»

di Sara De Carli

Più fondi per il contrasto alla povertà: la legge di Bilancio prevede uno stanziamento aggiuntivo di 500 milioni di euro a partire dal 2018 per il Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Con quanto già stanziato l’anno scorso, significa che per la prima volta l’Italia mette stanziamenti certi e importanti sulla lotta alla povertà: 1 miliardo di euro in più nel 2017 e 1,5 miliardi in più dal 2018. In più ci sono 500 milioni all’anno già esistenti per ASDI E Social Card e il Fondo contro la povertà educativa.

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Tommaso Nannicini con il team economico di Palazzo Chigi ha riassunto in alcune slides i cardini dell’intervento tracciato da Governo: «Merito, bisogno e futuro sono le parole che hanno ispirato la manovra economica del Governo», spiega. Se oggi abbiamo tre strumenti per il contrasto alla povertà (SIA, ASDI e Social card), in futuro (con l’esercizio della legge delega) avremo uno strumento unico, il REI-Reddito di inclusione, un finanziamento complessivo aggiuntivo di 1,6 miliardi all’anno dal 2018, non solo un trasferimento monetario ma anche servizi sociali e di attivazione al lavoro (in allegato le slides dedicate al contrasto alla povertà assoluta).

I 500 milioni di stanziamento aggiuntivo sono una bella notizia, oscurata però dal fatto che l’aspettativa diffusa era che quei soldi arrivassero già dal 2017. Sottosegretario, che cosa ha determinato questo rinvio al 2018?
Non parlerei di rinvio, il Presidente del Consiglio ha sempre annunciato uno stanziamento aggiuntivo legato ai risparmi connessi al referendum costituzionale. L’aumento era per il 2018, non abbiamo mai pensato al 2017, la promessa del Presidente è sempre stata quella, il 2018.

Ci sono anche motivi tecnici: la legge delega non sarà chiusa entro il 2016, immagino che si chiuderà in primavera, di sicuro il 1 gennaio 2017 non ci sarà il REI. Di conseguenza per il 2017 non c’è necessità di risorse aggiuntive: per il SIA ci sono risorse non utilizzate nel 2016, per l’avvio del Rei, diciamo nella seconda metà dell’anno, siamo coperti. Certo serviranno ulteriori risorse successivamente, più dei 500 milioni aggiuntivi stanziati oggi: siamo consapevoli che si dovrà continuare ad aumentare le risorse per la lotta alla povertà, anche per il 2019. L’impegno politico del Governo va proprio in questa direzione.

La criticità che in questi giorni è stata evidenziata però non è che i soldi per il 2017 siano pochi né che ci si muova secondo la logica di un allargamento progressivo della platea dei beneficiari (nelle slides il sottosegretario risponde esplicitamente a questi due punti, ndr): il timore è che partendo nel 2018 anziché nel 2017 con l'incremento graduale del Fondo si parte già con il freno a mano tirato, si "viaggia" troppo lentamente. Lo schema progressivo proposto dall'Alleanza ad esempio prevede di arrivare entro il 2020 a coprire l'intera platea delle persone in povertà assoluta: in quanto tempo il Governo immagina di arrivare a tutte le persone in povertà assoluta?
Posso dirle intanto che con 2 miliardi di euro già nel 2018 arriveremo al 100% delle famiglie in povertà assoluta con minori a carico. Per allargare la platea, secondo il carattere universalistico della misura, serviranno altre risorse: però non possiamo pensare di passare dal niente a coprire il 100% delle persone povere. Il problema più grave sono il milione di bambini poveri e la trasmissione intergenerazionale della povertà: ci piace la politica seria, che promette quello che può mantenere, e per ora la promessa mantenibile è questa, arrivare a tutte le famiglie povere con bambini. L'obiettivo politico è continuare, rafforzando il carattere universalistico della misura, e questo è un percorso che va sostanziato. È una promessa che prevede una progressione, ma non è solo una promessa politica: abbiamo fatto il secondo passo, il terzo passo a questo punto è ancora più credibile.

In questi mesi si va a definire il Piano di contrasto alla povertà con l'approvazione del ddl delega: da un punto di vista politico non sarebbe stato un segnale forte quello di prevedere subito un ulteriore stanziamento sul tema?
No, a me sembra una scelta coerente, ripeto, e la mia non è una difesa d’ufficio. Nel 2017 quelle risorse sarebbero utilizzate male, la delega non sarà attuata per gennaio. È il 2018 il momento in cui compiere il secondo passo. Aggiungo che esiste anche il Fondo per la povertà educativa, sperimentale: si può pensare che al momento del terzo passo quel meccanismo potrebbe essere stabile e che quel fondo trovi un finanziamento permanente nella governance sussidiaria. Poi ci sono i fondi europei. Insomma, si va avanti con molti strumenti: la sfida è trovare nuove risorse fuori dalla delega. Ci sono molte frecce nell’arco, non tutte utilizzate, si va avanti.

Foto Giuseppe Cacace, Getty Images


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