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A Rovato il primo centro Cochrane al mondo dedicato alla riabilitazione

Cochrane è una sorta di "wikipedia della sanità", fatta da persone autorevoli, senza sponsorizzazioni commerciali, che in vent'anni è diventata il gold standard per l'affidabilità delle sue informazioni. Da domani il Centro Spalenza della Fondazione Don Gnocchi a Rovato sarà il primo centro al mondo della rete Cochrane dedicato alla riabilitazione

di Sara De Carli

Venerdì 16 dicembre al Centro “Spalenza – Fondazione Don Gnocchi” di Rovato, in provincia di Brescia, apre ufficialmente il Field Cochrane Rehabilitation. L’evento sarà trasmesso on line dalle ore 9 su www.rehabilitation.cochrane.org, accompagnato anche da messaggi su canali Facebook, Twitter e YouTube di @CochraneRehab. Rovato sarà la quinta struttura Cochrane in Italia e l'unica al mondo ad occuparsi di riabilitazione.

Ma cos’è Cochrane? Si tratta di una rete globale indipendente di ricercatori, professionisti, pazienti, care-givers e persone interessate alla salute. Questa rete di 37.000 contributori, provenienti da oltre 130 Paesi, produce informazioni sanitarie credibili ed accessibili, senza sponsorizzazioni commerciali né conflitti di interesse. Molti sono referenti internazionali nei loro settori: medicina, politica sanitaria, metodologia della ricerca, supporto a pazienti e familiari. Insomma, per semplificare è una sorta di wikipedia della salute, senza conflitti di interesse, fatta da persone che sanno quello che dicono. L’obiettivo è quello di far sì che le decisioni sanitarie possano essere prese nel migliore dei modi: nei suoi vent’anni di vita, la Cochrane ha dato luogo a revisioni sistematiche, basate su evidenze scientifiche, trasformando il modo in cui vengono prese le decisioni che riguardano la salute. La rete quindi rappresenta un gold standard internazionale, per l’alta qualità e l’affidabilità delle informazioni.

A guidare il Cochrane Rehabilitation è il professor Stefano Negrini, direttore di Medicina Fisica e Riabilitativa, Università degli Studi di Brescia e referente scientifico del Centro “Spalenza-Fondazione Don Gnocchi” di Rovato: «Cochrane è l’istituzione mondiale più importante che si occupa di verificare quali siano i migliori trattamenti in tutte le branche della medicina. La medicina fisica e riabilitativa ha bisogno di rinforzare le proprie basi scientifiche e Brescia sarà la capitale mondiale di questo lavoro, coordinando gli sforzi di oltre 250 colleghi in 49 Paesi», spiega. La nascita di questo gruppo sulla riabilitazione parte da una proposta della Società Europea di Medicina Fisica e Riabilitativa (ESPRM), in accordo gli Organi Professionali Europei, la Società Internazionale (ISPRM) e quella Italiana (SIMFER). Cochrane Rehabilitation è costituito da un network mondiale di persone e strutture, coordinate dal Centro Evidence Based Medicine di Rovato dell’IRCCS Fondazione Don Gnocchi e dell’Università degli Studi di Brescia.
«La scelta dell’Università degli Studi di Brescia di caratterizzarsi come sede referente della Riabilitazione riflette l’impegno e la dedizione dell’ateneo nei confronti di temi sempre più rilevanti per la salute pubblica», commenta commenta il rettore, professor Maurizio Tira: «occorre sottolineare anche l’impegno preso in termini di investimento per il futuro, che coinvolge l’analisi critica delle realtà mediche, la rilevanza curativa e preventiva delle medicina fisica e riabilitativa ed il carattere di internazionalizzazione che contraddistingue molte delle nostre iniziative».

La Fondazione Don Gnocchi, che entra così nella rete Cochrane, è una delle realtà leader nella riabilitazione in Italia, con oltre 3.700 posti letto e 28 Centri: per il professor Paolo Mocarelli, direttore scientifico della Fondazione «l'incontro con Cochrane, con il decisivo contributo dell'Università di Brescia, ha consentito di portare in Italia la sede principale di questo nuovo organismo mondiale per la riabilitazione, che diventerà una preziosa risorsa per i medici e gli operatori della riabilitazione, a vantaggio dei pazienti e del miglioramento delle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale, oltre che per la crescita della ricerca scientifica in riabilitazione nel nostro Paese e non solo. Sarà inoltre una nuova opportunità di lavoro per altri ricercatori, ai quali auguriamo fin da ora buon lavoro».