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Minori non accompagnati, per loro arriva l’appartamento di semiautonomia

È una delle proposte più innovative per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati: AiBi lo realizzerà a Brescia, sul modello già sperimentato in Olanda.

di Sara De Carli

«Abbiamo 1.782 famiglie disposte ad accogliere immediatamente un minore straniero non accompagnato, ma nessuno le considera. Solo una decina, tutte in Sicilia, da Lampedusa a Messina, sono riuscite effettivamente a concludere l’iter»: era il 3 settembre 2015, in Italia erano circa 14mila i minori stranieri non accompagnati sbarcati nell’anno, di cui 5mila già mancavano all’appello, scappati dalle comunità che dovevano proteggerli. A parlare era Diego Moretti, referente del progetto “Bambini in Alto Mare” di AiBi, nato per garantire un’accoglienza giusta, a misura di bambino, ai minori stranieri che arrivano in Italia.

Un anno e mezzo dopo, i minori stranieri non accompagnati che hanno trovato accoglienza in una famiglia restano quelli, poco più di una decina: famiglie già formate da AiBi per l’adozione, che dinanzi all’emergenza hanno accettato di dare la loro disponibilità all’affidamento dei ragazzini sbarcati via mare. «Abbiamo tentato di costruire un modello, ma l'idea non ha trovato un'accoglienza positiva da parte del sistema», spiega oggi Moretti. La risposta che AiBi ha costruito per i minori che arrivano soli – 25.772 arrivati in Italia nel 2016 secondo i dati ufficiali del ministero dell’Interno, un record, più del doppio di quelli arrivati l’anno precedente – si incardina quindi sulla nuovissima "Casa di Pinocchio", una comunità aperta nel marzo 2016 in provincia di Cremona, otto posti di cui la metà oggi dedicata a minori stranieri non accompagnati. «La comunità in effetti è un passaggio che permette di conoscere il ragazzo e mettere a punto la progettualità più adatta a lui. La convivenza fra minori fuori famiglia italiani e minori non accompagnati si sta rivelando una grande opportunità per tutti: è vero, hanno bisogni differenti fra loro, ma nella convivenza quotidiana i ragazzi italiani si confrontano con esperienze di vita diverse, mentre gli stranieri apprendono molto velocemente la lingua, stando con i loro coetanei». È un punto su cui c’è dibattito fra gli operatori, comunità solo per MSNA o MSNA nelle comunità che già compongono la nostra rete di accoglienza dei minori fuori famiglia (peraltro anche nel caso dei MSNA la legislazione di riferimento è quella sui minori, nel senso che il loro essere minori prevale su tutto), ma l’esperienza di AiBi dice che la “casa” può essere la stessa, sono le progettualità a dover essere individuali.

Attorno a questa comunità si sta costruendo una rete di famiglie: «famiglie che frequentino la casa come volontari e che inizino ad affiancarsi ai ragazzi tramite un affido leggero, una sera alla settimana, il week end, le vacanze… Dove sarà possibile così potrà maturare la scelta dell’affidamento. Ovviamente con i MSNA si tratta di una affido diverso da quello classico, non ci sono rapporti con la famiglia da curare, si tratta di fare un pezzo di strada insieme a un ragazzo», spiega Moretti. «Stiamo formando le famiglie, il prossimo incontro sarà a Milano il 27 gennaio, serve smontare un po’ il pregiudizio che porta le famiglie ad aver paura di non essere all’altezza di accompagnare un ragazzino grande, di 17 anni, che ha vissuto esperienze di vita molto complicate».

L’idea di AiBi è di aprire una seconda comunità, analoga alla Casa di Pinocchio, a Brescia. Lì ci sarà però una novità importante e innovativa: un appartamento di semiautonomia. «È una risposta alternativa alla comunità, c’è sempre un progetto e un accompagnamento educativo, ma più leggero», racconta Moretti. L’idea deriva da un confronto a livello europeo: AiBi è stata l’unica realtà italiana a partecipare al corso di formazione “Alternative Family Care” che si è svolto ad Amsterdam a fine novembre, con 30 operatori di oltre 20 tra organizzazioni non governative e soggetti pubblici confrontarsi con il modello olandese di accoglienza famigliare dei giovanissimi migranti. «Lì hanno risposte diversificate, molti minori sono accolti in famiglia, soprattutto in famiglie omoculturali, perché ci sono comunità straniere molto forti. La risposta in strutture ha due possibilità: la “big reception” e questi appartementi di semiautonomia», racconta Moretti.

Foto Andreas Solaro, Getty Images