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Il viaggio verso il futuro: la bussola dei Care leavers

Presentate le raccomandazioni dei ragazzi che vivono o hanno vissuto l'accoglienza "fuori famiglia". Durante una tavola rotonda diffusi i dati di una survey campionaria: per il 94% l'esperienza in comunità è stata un'opportunità di cambiamento. Tra i nodi la richiesta di un accompagnamento verso la maggiore età e il sostegno allo studio

di Antonietta Nembri

Ascolto, trasparenza e condivisione delle scelte. Sono alcune delle “raccomandazioni” presentate dal Care Leavers Network, la prima rete nazionale di ragazzi tra i 16 e i 24 anni che vivono o che hanno vissuto in comunità, case-famiglia o affido. L’occasione per presentare alla politica, alle istituzioni e ai cittadini le loro raccomandazione per migliorare il sistema di accoglienza e di uscita dai percorsi di sostegno, i Care Leavers l’hanno colta nell’incontro che si è tenuto oggi, lunedì 17 luglio, nella sede del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro.

Le “Raccomandazioni” sono il frutto di un lavoro partecipato durato un anno e che ha visto il coinvolgimento di 100 ragazzi di sei regioni (Veneto, Trentino Alto Adige, Piemonte, Emilia-Romagna, Sardegna e Campania) in un processo di partecipazione e ascolto reciproco volto alla creazione della prima rete nazionale di ragazzi “fuori famiglia”. L’iniziativa, dal titolo: “In viaggio verso il nostro futuro. L’accoglienza ‘fuori famiglia’ con gli occhi di chi l’ha vissuta” promossa dall’associazione Agevolando e dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, ha avuto come obiettivo proprio quello di coinvolgere direttamente i ragazzi nel dialogo con le istituzioni, dando loro pubblicamente la parola per presentare riflessioni e richieste e raccontare le difficoltà di chi cresce in affido o in comunità e, soprattutto, il momento dell’uscita dal sistema di tutela (nella foto in apertura e qui sotto, alcuni momenti dell'incontro).

Quella di oggi è stata una giornata dedicata all’ascolto, come ha sottolineato Filomena Albano, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, sia dei care levears sia delle loro raccomandazioni. «Noi siamo qui per far sapere ai ragazzi che non sono soli. Bisogna investire su di loro, sconfiggere le disuguaglianze esistenti con i coetanei che vivono nel nostro Paese e supportarli nel percorso verso l’autonomia perché diventino serenamente gli adulti di domani», ha detto Albano.
Per Federico Zullo, presidente di Agevolando la conferenza di oggi è solo l’inizio «di un percorso stabile di interlocuzione dei care leavers con le istituzioni al fine di costruire concrete opportunità per tutti quei giovani che si trovano in situazione di svantaggio».

Le Raccomandazioni dei ragazzi toccano tanti aspetti e spaziano a 360° dalle relazioni con le famiglie d’origine al rapporto con educatori e assistenti sociali, senza trascurare le politiche per l’immigrazione e quelle per il lavoro, l’istruzione e soprattutto il difficile passaggio alla maggiore età “Nessuno diventa adulto a 18 anni, Non è giusto chiederlo a noi!” dicono i ragazzi che invitano a costruire il “dopo un po’ prima”. Tra le richieste la necessità di ricevere un sostegno per completare gli studi, cercare casa e lavoro, e il desiderio di non essere lasciati soli al compimento della maggiore età, ma di continuare ad avere figure di riferimento.

Tra i tanti temi affrontati quello del pregiudizio e dello stigma – ai giornalisti per i esempio i ragazzi ricordano: «siamo persone e non notizie» – , che coinvolge da vicino anche i giovani giunti in Italia come “minori stranieri non accompagnati” e i ragazzi di “seconda generazione”. Molto valore è stato dato anche al tema della partecipazione: i ragazzi chiedono di essere protagonisti delle scelte che li riguardano e non semplici spettatori passivi. Non solo parole ma anche musica: i care leavers della Campania hanno presentato per la prima volta il loro rap “Flowers in the concrete” composto insieme al maestro Tonico 70.

La tavola rotonda di oggi è stata anche l’occasione per presentare i risultati di una survey campionaria che ha permesso di raccogliere 190 questionari, risultato di una convenzione tra Agevolando e il Dipartimento di filosofia, sociologia, pedagogia e psicologia applicata dell’Università di Padova (a destra una scheda riassuntiva). A presentare i dati Diletta Mauri (coordinatrice nazionale Care Leavers Network – Agevolando) e Valerio Belotti (Università di Padova). Per ben il 94% dei ragazzi l’esperienza in comunità è stata un’opportunità di cambiamento, un’ancora di salvezza per ben l’85% degli intervistati che ha dichiarato di aver costruito in questo contesto i legami più importanti. Non mancano criticità: in particolare per il 53% dei rispondenti il percorso “fuori famiglia” non ha aiutato a migliorare i rapporti con la famiglia di origine e molti ragazzi (il 48%) dichiarano che l’uscita dal percorso di accoglienza non sia stata pianificata in maniera sufficientemente graduale. 1 ragazzo su 5 ha dichiarato di aver smesso di studiare in quanto non aveva le possibilità. Il 53% non ha potuto beneficiare di un percorso di inserimento lavorativo/tirocinio.
Nonostante le difficoltà i ragazzi mostrano comunque alti livelli di ottimismo rispetto al futuro: il 67% si augura di potersi riuscire a realizzare nel lavoro in futuro e il 66% di essere autonomo e raggiungere i propri obiettivi.

Presentati anche i primi esiti del lavoro del network nei territori con gli interventi di Luisa Pandolfi – Università di Sassari; Stefania Manca – Regione Sardegna; Daniela Liberati – Comune di Verona; Nicola Perdegnana e Stefania Stanchina – Comune di Trento. Infine anche uno sguardo internazionale con l’esperienza inglese della Care leavers’association rappresentata da Carrie Wilson.

Il Care leavers Network è promosso dall’associazione Ageolando. Partner nazionali della rete che ha il sostegno del Garante dell’infanzia e dell’adolescenza e dell’Università di Pavia, sono Cismai, Cnca e Sos Villaggi dei Bambini.


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