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Roma, dopo lo sgombero bambini terrorizzati e sconvolti

Il commento del portavoce di Unicef Italia, Andrea Iacomini dopo l’intervento di questa mattina all’alba in piazza Indipendenza dove si erano accampati i rifugiati che vivevano nel palazzo occupato di via Curtatone: «Occorrono soluzioni che tengano conto dei diritti dei minori». Anche per gli Scalabriniani l'intervento di questa mattina è inaccettabile. «Un'altra accoglienza deve essere possibile», sottollineano

di Redazione

«Questa mattina all’alba in piazza Indipendenza è avvenuto lo sgombero dei rifugiati che vivevano nel palazzo occupato di via Curtatone, sotto gli occhi terrorizzati dei bambini che erano stati lasciati al primo piano insieme alle loro famiglie dopo lo sgombero di sabato scorso» dichiara Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia che aggiunge: «Questi bambini, dopo aver assistito a scene di guerriglia urbana, sono stati caricati sui pullman delle forze dell’ordine e portati in Questura, alcuni testimoni ci hanno raccontato che continuavano a gridare e battere le mani sui vetri durante tutto il tragitto, in preda al terrore. Sconvolti. È una situazione molto triste: parliamo di 800 persone con status di rifugiato, sopravvissute a guerre, persecuzioni o torture che in alcuni casi hanno anche ottenuto la cittadinanza italiana, buttate in strada in condizioni disumane senza una reale alternativa sostenibile (non il meno peggio) da parte del Comune di Roma, che abbiamo invano atteso in piazza».

Sui fatti di questa mattina intervengono anche i missionari scalabriniani che in una nota sottolineano: «È inaccettabile l'intervento della polizia che ha usato la forza per sgomberare le persone anche dalla piazza, come denuncia in queste ore abba Mussie Zerai, presidente dell'associazione Habeshia. A poco è servito sottolineare che queste persone non avessero dove andare e che meritassero di essere trattate come esseri umani».

Il portavoce di Unicef rimarca che: «Malgrado le soluzioni offerte dal Comune, 80 posti Sprar in due strutture diverse, e dal privato, alcune villette in provincia di Rieti, ci sembra che nessuno abbia riflettuto sul destino di queste persone. I bimbi vanno a scuola a Roma e molti degli adulti lavorano, segno di un percorso di integrazione ed emancipazione dal sistema di accoglienza che verrebbero interrotti di netto e non valorizzati, in particolare gli 80 posti Sprar di cui si parla verrebbero sottratti ai nuovi arrivati titolari di protezione o in attesa di riconoscimento. Per quanto riguarda la proposta del privato di mettere a disposizione per 4 mesi alcune villette presenti in provincia di Rieti la distanza territoriale non garantirebbe continuità a scuola e lavoro e sdradicherebbe queste persone dal tessuto sociale».

«La verità va detta tutta» conclude Iacomini: «questa situazione non è legata alla cosiddetta emergenza migratoria, è una situazione storica di Roma, sintomo dell’assenza di politiche adeguate e lungimiranti. Si continua con interventi emergenziali quando sarebbe stato possibile valutare soluzioni strutturali».

«Queste persone sono vittime ancora una volta: prima in patria dalla quale sono state costrette a fuggire per sperare in una parvenza di vita migliore e degna di questo nome; e ora nuovamente qui, in Italia, dove pur in situazione regolare quanto al permesso di soggiorno, non hanno alcun tipo di garanzia quanto ad un tetto sopra la testa da chiamare casa» scrivono i missionari scalabriniani che ribadiscono, unendosi alle tante associazioni e realtà a servizio di migranti e rifugiati, che «è urgente mettere in atto le risposte concrete previste per gli individui titolari di protezione internazionale e che, di fronte all’assenza dello stato, si vedono costrette a soluzioni precarie rischiando, come testimoniano i fatti di queste ore, la violazione dei loro diritti fondamentali. La presenza tra loro di numerosi minori, poi, acuisce tale situazione che – concludeono – , se non affrontata immediatamente, è destinata a lasciare segni indelebili sul futuro di questi piccoli».

Immagine da Twitter


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