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Cooperazione & Relazioni internazionali

La Aquarius rientra a Pozzallo con casi medici gravi in fuga dalla Libia

La nave dell'ong Sos Mediterranée soccorre una imbarcazione in difficoltà a nord di Sabrata: 20 libici in fuga dalla Libia, tra essi un bambino con gravi difficoltà respiratorie. “È impossibile vivere in Libia, troppo pericoloso”, è una delle testimonianze raccolte a bordo

di Redazione

Lunedì 25 settembre la nave Aquarius della organizzazione umanitaria italo-franco-tedesca Sos Mediterranée e gestita in partnership con Medici Senza Frontiere (MSF) ha tratto in salvo 20 naufraghi da una piccola imbarcazione in vetroresina a 25 miglia nautiche dalla costa libica, a nord di Sabrata. Tra i 20 naufraghi, tutti libici, anche 4 donne e tre minori. L’imbarcazione è stata individuata via radar e binocolo dal Sar (Search and Rescue) team di dell'ong nella tarda mattinata di lunedì.

La coordinatrice dei soccorsi di Sos Mediterranée ha immediatamente riferito al Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo di Roma (MRCC) che l’imbarcazione appariva in evidente difficoltà. Il MRCC ha dichiarato che la Guardia Costiera Libica stava coordinando il caso. Dopo aver telefonato ripetutamente senza ottenere risposta alla sala operativa della Guardia Costiera Libica, la coordinatrice dei soccorsi di Sos Mediterranée ha chiesto ed ottenuto dal MRCC di Roma l’autorizzazione di trasportare nella clinica a bordo della nave Aquarius un bambino con difficoltà respiratorie e alcune persone che presentavano segni di disidratazione.

I casi medici e i loro accompagnatori, e poi tutti i passeggeri a bordo della imbarcazione in difficoltà, sono stati infine trasferiti a bordo della nave Aquarius, conformemente al diritto marittimo che richiede a tutte le navi di portare assistenza alle persone in difficoltà in mare. Due piccole imbarcazioni veloci non identificate hanno osservato l’operazione a distanza, senza entrare in contatto con i soccorritori e senza offrire assistenza alle persone in difficoltà.

“Non dormo da tre giorni.Ho perso tutto,non si può vivere in Libia, è diventato troppo pericoloso”, ha detto ai soccorritori della nave Aquarius un giovane libico di 26 anni. “In Libia non c’è più lavoro e si rischia di continuo di essere aggrediti.A Tripoli tre persone, giovanissimi, mi si sono avvicinate e mi hanno puntato un’arma alla testa. Hanno preso la mia automobile, lo zaino, il denaro.Qualunque cosa dici, se parli, ti uccidono”ha proseguito il giovane.

Una giovane coppia di studenti ha raccontato a un'operatrice di Sos Mediterranée di essere stata costretta a fuggire dalla Libia a bordo dell’imbarcazione di fortuna a causa del generalizzato clima di violenza. "Il mondo deve sapere cosa sta succedendo in Libia, la situazione è drammatica. Le persone rischiano di essere uccise per niente e, se non succederà qualcosa, moriranno tutti", hanno a loro volta dichiarato due giovani libici di 20 e 23 anni ai soccorritori dell'ong. "Un mio amico si è fatto sparare addosso perché ha rifiutato di dare i suoi soldi a degli uomini armati. È stato ferito a una mano e allo stomaco, ma non è stato curato in Libia perché non esistono più buoni medici e quelli che sono rimasti hanno paura per la loro sicurezza" hanno continuato.

La nave Aquarius su indicazione del MRCC ha quindi fatto rotta a tutta velocità verso Pozzallo per l’evacuazione medica dei pazienti – tra i quali un bambino che necessità di ricovero urgente – e lo sbarco degli altri naufraghi in un “porto sicuro”. “La situazione nel Mediterraneo è sempre più complessa, ma una legge prevale, la legge del mare, che impone di dare assistenza alle persone in difficoltà in mare. È un obbligo del diritto marittimo internazionale, ma anche morale per Sos Mediterranée e dovrebbe esserlo anche per tutti gli Stati europei e mediterranei preoccupati da questa crisi umanitaria che si sviluppa alle loro porte. La nostra ong invita ancora una volta i leader europei ad ascoltare le testimonianze dei naufraghi salvati in mare che descrivono una situazione di caos e di pericolo quotidiani per le popolazioni civili in Libia” ha dichiarato Sophie Beau, vice presidente internazionale di Sos Mediterranée.

Foto di Anthony Jean/Sos Mediterranée


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